La direttiva prevedeva la creazione di basi SOE nel Sud d’Italia e una base dell’OSS a Bastia in Corsica

Cogliere il significato storico pieno della Resistenza è possibile solo se si allineano e ponderano tutti i fattori che l’hanno sostanziata.
Non vi devono essere componenti esclusive o preferenziali; cronaca e storiografia corrette ci devono restituire una compiuta antologia dei distinti apporti.
«Abbracciata con uno sguardo globale, e tuttavia attento ai dati concreti – ha scritto il comandante partigiano Sergio Cotta – la Resistenza italiana ci appare un mondo articolato e complesso. Attiva e passiva, aperta e clandestina, militare e politica, quanto ai modi dell’azione; democratica e marxista, repubblicana e monarchica, laica e religiosa, nazionale e classista quanto alle motivazioni ideali».
L’archivio di Giancarlo Ratti, mix inedito di documenti e relazioni inviati al comando italiano dell’OSS, si connota per un valore testimoniale di grande efficacia.
A sorpresa, ci offre un inatteso spaccato sul ruolo svolto in Piemonte dalla rete d’intelligence e di informazione militare creata nel biennio 1943-194S dall’OSS (Office of Strategic Services) americano, dal SOE (Special Operation Executive) inglese e dal SIM (Servizio Informazioni Militare) italiano.
I due servizi di informazione militare, prima in modo sporadico e poco coordinato, poi con modalità più strutturate e interagenti, assicurarono una spalla operativa e insostituibile alla Resistenza.
Lo storiografo del SOE, William J. M. Mackenzie, commentando il ruolo e la rilevanza nella dinamica bellica e postbellica, sostenne come «la Resistenza italiana fiorì rapidamente in quello che sembrava un terreno arido e sterile… ma finì col diventare il maggior movimento di Resistenza dell’intera Europa occidentale» <2.
A fine ottobre 1943 i comandi Alleati dello scacchiere del Mediterraneo AFHQ di Algeri emisero una direttiva, a firma del generale di Divisione Walter Bedell Smith, allora Capo di Stato Maggiore del generale Eisenhower, per motivare la diretta attività del SOE e dell’OSS.
Nella direttiva, si invitò esplicitamente «a incitare il popolo italiano a compiere atti di resistenza contro le forze tedesche […] con attacchi diretti contro le loro linee di comunicazione e di trasporto nelle aree attualmente da loro occupate […] Distruzione di aerei nemici a terra e distruzione di magazzini e depositi di approvvigionamento».
La direttiva prevedeva la creazione di basi SOE nel Sud d’Italia e una base dell’OSS a Bastia in Corsica. Non solo, la direttiva disponeva in modo esplicito di «infiltrare gli agenti necessari, oltre alle attrezzature per le loro operazioni e all’equipaggiamento per le comunicazioni» <3.
Il SOE e l’OSS furono destinati a cooperare, proprio in ragione delle formali intese raggiunte dai rispettivi comandi. In Italia, l’OSS poteva e doveva contare sulle strutture inglesi di addestramento, di supporto create dal SOE nel Sud.
A Brindisi, Monopoli, San Vito dei Normanni, a Maryland, alla La Selva erano state create basi operative, centri di addestramento di paracadutismo, depositi vari di approvvigionamento per alimentare poi i voli al Nord, centri di formazione per le radiocomunicazioni e con dotazione di cifrari.
L’intreccio a due si estese a raggiera, con altri diretti coinvolgimenti.
È utile richiamare una succinta cornice.
Subito dopo l’armistizio, frange dell’ex esercito italiano, ex alpini ed ex carabinieri, crearono prime forme di team clandestini d’intelligence, a supporto delle nascenti formazioni partigiane. Non era ancora chiara la strategia di attacco: alcuni esponenti dell’antifascismo propendevano per una lotta armata contro i nazisti e la RSI, altri invece confidavano nel ruolo risolutore delle forze anglo-americane. In tutte e due le ipotesi, nessuno poteva prescindere da una funzione chiave del servizio informazioni, dato l’intreccio territoriale e sociale complesso dell’area occupata dai tedeschi.
Fino alla primavera 1944, sorsero unità e mini strutture autonome di intelligence resistenziale: il Gruppo Montezemolo a Roma; l’organizzazione ORI (Organizzazione Resistenza Italiana); il gruppo OTTO, fondato a Genova dal medico neurologo Onorino Balduzzi; la vasta rete FRANCHI in Piemonte-Liguria, creata da Edgardo Sogno; sempre a Genova, la rete ZUCCA fondata dal tenente Piero Ziccardi; a Firenze, il gruppo CO-RA (Commissione Radio) creata dal maggiore di cavalleria Giulio Cesare Flamini; la rete SIP (Servizio Informazioni Patrioti) e poi SIMNI (Servizio Informazioni Militare per il Nord Italia) guidati da “Giorgio” Aminta Migliari, specie in Piemonte.
Gli agenti del SOE e dell’OSS iniziarono a penetrare l’area occupata dai tedeschi, grazie alle prime collaborazioni, in assoluta segretezza. Poco ancora si conosceva della matrice e del peso organizzativo delle nascenti formazioni partigiane, molti dubbi vi erano sulla loro capacità di attacco e sulla variegata contaminazione politica.
Dalla primavera e fino all’autunno 1944, la rete d’intelligence divenne più sinergica. Le formazioni partigiane si radicarono, i vari CLN acquisirono ruolo; il CVL [Corpo Volontari Libertà] rafforzò il proprio Servizio 1, guidato prima da Parri, poi da Guzzoni e poi ancora da Boeri e Lulli.
[NOTE]
1 Così definiva la Resistenza il professor Sergio Cotta, comandante di formazioni partigiane della Divisione Autonoma Monferrato, insigne docente di filosia del diritto all’Università Statale di Roma, nel volume “La Resistenza come e perché”, Bonacci, Roma 1994, p. 90.
2 William J. M. Mackenzie, “The Secret Hisory of SOE: Special Operations Executive, 1940-1945”, St Ermin’s Press, London, 2002
3 David Stafford, “La Resistenza segreta. Le missioni del SOE in Italia, 1943-45”, Mursia, Milano, 2013, pp. 40-41.
Sergio Favretto, Una trama sottile. Fiat, fabbrica, missioni alleate e Resistenza, Seb27, 2017

[ n.d.r.: tra i lavori di Sergio Favretto: Partigiani del mare. Antifascismo e Resistenza sul confine ligure-francese, SEB 27, Torino, 2022; Il papiro di Artemidoro: verità e trasparenza nel mercato dei beni culturali e delle opere d’arte, LineLab, Alessandria, 2020; Con la Resistenza. Intelligence e missioni alleate sulla costa ligure, Seb27, Torino, 2019; Un carabiniere, testimone di storia. Mussolini a Ponza e a la Maddalena narrato in un diario, Arti grafiche, 2017; Coraggio e passione. Riccardo Coppo, il sindaco, le sfide, Falsopiano, 2017; Fenoglio verso il 25 aprile, Falsopiano, 2015; La Resistenza nel Valenzano. L’eccidio della Banda Lenti, Comune di Valenza (AL), 2012; Resistenza e nuova coscienza civile. Fatti e protagonisti nel Monferrato casalese, Falsopiano, 2009; Il diritto a braccetto con l’arte, Falsopiano, 2007; Giuseppe Brusasca: radicale antifascismo e servizio alle istituzioni, Atti convegno di studi a Casale Monferrato, maggio 2006; I nuovi Centri per l’Impiego fra sviluppo locale e occupazione (con Daniele Ciravegna e Mario Matto), Franco Angeli, 2000; Casale Partigiana: fatti e personaggi della resistenza nel Casalese, Libertas Club, 1977 ]