Mentre per il Patto Atlantico si preferì la via degli accordi occulti

Nel quadro della pianificazione dell’intelligence postbellica quale avanti descritta, il Planning Group Office dell’OSS focalizzò, altresì, la sua attenzione sul potenziamento di uno speciale servizio d’intelligence segreta in Italia nel medesimo periodo. Il progetto, la cui attuazione fu demandata alla diretta direzione dell’OSS di Washington, mirò a sviluppare i servizi di spionaggio sia “positivo” sia di controspionaggio, in chiave antisovversiva, intendendo, per tale, la raccolta d’informazioni ‹‹riguardanti paesi e cittadini stranieri concernenti gli interessi degli Stati Uniti che governi, gruppi o individui aspirino a nascondere al nostro governo e che di norma devono essere ottenute mediante un’organizzazione operante sotto copertura.›› <93 Con riguardo peculiare alla situazione italiana, poi, i fermenti che la caratterizzavano, in termini sia militari sia politici ed economici, avuto riguardo anche alle implicazioni sulle relazioni internazionali e alla posizione strategica dell’Italia nel bacino del Mediterraneo, che ne facevano un alleato di enorme valore sia politico sia militare, resero viepiù necessario per gli Stati Uniti il ricorso a un servizio di spionaggio “positivo”, cioè di raccolta, con metodi clandestini, d’informazioni a contenuto politico, militare, psicologico, economico e altre, come richieste dalle agenzie governative americane. D’altro canto, con la cessazione delle ostilità si era resa evidente la situazione di grave instabilità in cui versava l’Italia, che la rendeva terreno fertile per quei paesi e cittadini stranieri che avessero inteso sfruttarla a proprio vantaggio e a svantaggio degli Stati Uniti, sicché si manifestò la necessità di sviluppare un servizio segreto di controspionaggio di competenza dello X-2 in Italia, da condursi secondo le istruzioni e le direttive dello X-2 di Washington, volto alla raccolta, elaborazione e trasmissione alle competenti autorità governative d’informazioni segrete per l’identificazione e la neutralizzazione di organizzazioni e attività di spionaggio, controspionaggio e sovversive operanti in e attraverso l’Italia, nonché, in generale, per la difesa della sicurezza operativa di tutti gli agenti operanti sul campo in Italia <94.
[NOTE]
93 ‹‹For the purpose of this program clandestine intelligence is defined as information regarding foreign nations and nationals affecting U.S. interests which foreign governments, groups, or individuals wish to withhold from our government, and which normally must be obtained by an organization operating covertly.›› Cfr. Over-All and special programs for Strategic Services intelligence activities in Italy based on Washington del 29 giugno 1945, p. 1 in NARA, R.G. 226, E. 210, B. 396
94 Over-All and special programs for Strategic Services intelligence activities in Italy based on Washington cit., pp. 2-5
Michaela Sapio, Servizi e segreti in Italia (1943-1945). Lo spionaggio americano dalla caduta di Mussolini alla liberazione, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, 2012

Parallelamente alla riorganizzazione della fitta rete di servizi e corpi di polizia facenti capo al ministero degli Interni, si sviluppa l’altro polo delle strutture di sicurezza e controllo costituito da esercito, servizi segreti e reti parallele che spesso li precedono. Ci sono due dirette premesse utili a spiegare la conformazione degli apparati di sicurezza e del sistema militare che stanno alle spalle del sistema di potere democratico-repubblicano:
– la generazione di ufficiali formatasi negli anni Trenta sotto il generale Mario Roatta (a capo del servizio segreto militare del regime dal 1934 al ’39), portatore di una cultura militare che intende sempre di più il ruolo dell’esercito come politico e che quindi non si esaurisce nella fedeltà al sovrano (sia esso il duce o il Parlamento); in particolare, <<il Sim (che, sin lì, si era limitato allo spionaggio e controspionaggio militare) con Roatta iniziò a occuparsi anche di politica […] ed ebbe il suo braccio operativo in un manipolo di ufficiali ugualmente spregiudicati: […] una squadra speciale per i lavori sporchi […]. Il Sim ebbe un ruolo fondamentale nell’alzamiento del generale Francisco Franco contro la Repubblica spagnola […]>> <627.
– Il policentrismo militare, già proprio del regime mussoliniano, si intensificò durante i venti mesi della Repubblica sociale e rimase come eredità alle strutture militari e all’intelligence dell’esercito all’indomani della Liberazione, anche per la necessità degli Alleati e del governo (delle sue forze egemoni nel periodo dell’unità antifascista) di ricostituire rapidamente una rete informativa in vista della Guerra fredda. La RSI aveva, infatti, al suo interno: <<da un lato l’esercito, dall’altro la Guardia nazionale repubblicana (la vecchia Milizia), poi il Partito fascista repubblicano, organizzato in Brigate nere e, ancora, la X Mas di Junio Valerio Borghese che, da reparto d’assalto della Marina, si era trasformata in un vero e proprio esercito autonomo. E ognuno aveva un suo particolare servizio informativo cui si aggiungevano quello della polizia e i reparti speciali, dalla Legione Ettore Muti alle bande di Pietro Koch, Mario Finizio e Mario Carità. Questo pullulare di servizi segreti ebbe il suo banco di prova nella lotta antipartigiana nel Nord e nell’azione oltre le linee nel Sud>> <628.
Con la progressiva avanzata degli Alleati, l’intelligence di Salò entrava in clandestinità preparando il terreno per la sopravvivenza di un movimento fascista sotterraneo nell’Italia liberata, quello che poi sarebbe stato il magma del clandestinismo nero fino all’amnistia e alla nascita del Movimento sociale italiano. Sebbene gli americani non abbiano mai seriamente considerato l’estrema destra un’alternativa alla Democrazia cristiana, come loro interlocutore in Italia (al netto dei ripetuti contrasti che li contrapposero per tutti gli anni Cinquanta), il braccio politico del neofascismo, rappresentato dal Partito fascista democratico – PFD, fu il punto di contatto con i reduci dei servizi di informazione del Ventennio e di Salò, oltre che di mediazione con il suo selettivo, ridotto, ma a lungo operante braccio armato inizialmente identificabile nelle Squadre d’azione Mussolini: elementi di utilità tattica nella logica anticomunista della Guerra fredda.
[NOTE]
627 A. Giannuli, Il Noto servizio. Le spie di Giulio Andreotti, Castelvecchi, 2013, p. 17
628 Ibidem, pp. 19-20
Elio Catania, Il conflitto sociale: “motore della Storia” o “tabù” storico-politico. Il caso di Milano nel secondo dopoguerra, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2016/2017

La fine della guerra e la resa delle truppe nazifasciste in Italia, segnarono la conseguente e progressiva perdita di interesse da parte delle strutture di intelligence e della diplomazia alleata nei confronti degli ormai ex seguaci di Mussolini. Se per tutto il 1945 gli angloamericani continuarono ad interessarsi alle vicende degli ex fascisti, e in particolar modo di coloro i quali si erano resi latitanti per evitare la giustizia italiana e alleata, progressivamente, a partire dal 1946, con l’inizio della smobilitazione delle truppe da gran parte del territorio italiano e soprattutto con l’inasprirsi dei rapporti tra angloamericani e sovietici, venne scemando l’interesse per i vinti e il timore per il potenziale pericolo per la stabilità dello Stato Italiano che essi avrebbero potuto rappresentare <449. Gli apparati della diplomazia e delle forze di intelligence angloamericane presenti sul nostro territorio, come d’altronde il nostro Ministero degli Interni e il SIM, concentrarono le proprie forze sull’analisi e sul controllo delle attività dei partiti socialcomunisti <450. Esemplificative di questo cambio di rotta sono le nuove direttive impartite dal reparto di Controspionaggio. Il CS fu l’unica sezione dell’ex SIM a cui fu consentito operare dopo la fine della guerra e fino al 1949, anno della costituzione del SIFAR, lavorando in strettissimo contatto con gli Alleati, almeno fino alla firma del trattato di pace nel 1947.
[NOTE]
449 Vedi D. Ellwood, L’alleato nemico. La politica dell’occupazione anglo-americana in Italia 1943-1946, Milano, Feltrinelli, 1977.
450 Il nostro servizio di intelligence, che convenzionalmente continueremo a chiamare SIM, dal 1945 al 1949 operò con il nome ufficiale di Ufficio I dello Stato Maggiore dell’Esercito ma che ufficiosamente, come dimostrato dal proprio archivio, continuava ad adoperare la vecchia sigla. Vedi M. G. Pasqualini, Carte segrete dell’intelligence italiana vol. 2, p. 248.
Nicola Tonietto, La genesi del neofascismo in Italia. Dal periodo clandestino alle manifestazioni per Trieste italiana. 1943-1953, Tesi di laurea, Università degli Studi di Trieste, anno accademico 2016-2017

È utile passare in rassegna più nel dettaglio le destre in Italia all’indomani del conflitto mondiale, tenendo ben presente anche il contesto internazionale. Fin dalla fondazione, nel dicembre ’46, vari furono i problemi che dovette affrontare il Movimento sociale italiano. Il partito riunì numerosi gruppi e associazioni che erano sorti spontaneamente dopo la guerra. Già durante il conflitto, stando all’attento lavoro di Parlato, si erano poste le basi, con la collaborazione dell’Oss (Office of strategic services) e di alcuni settori del Vaticano <8, per la nascita di un soggetto politico del genere. Dopo la guerra, e in particolare in occasione del referendum del ’46, anche Pci e Dc, con
interessi e finalità diverse, si impegnarono a trattare col neofascismo <9. Inoltre, i missini cavalcarono le proteste sorte in seguito alle condizioni di pace e si presentarono come gli unici veri interpreti della nazione italiana <10.
[NOTE]
8 G. Parlato, Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia, 1943-1948, Il Mulino, Bologna, 2006. Il ruolo della Chiesa cattolica non va però esagerato. Parlato ritiene infatti (p. 304) «sbrigativa – e, soprattutto, indimostrata – l’affermazione di Murgia secondo la quale “il Movimento Sociale Italiano nasce con la benedizione del Vaticano”», si veda P.G. Murgia, Il vento del Nord, Storia e cronaca del fascismo dopo la Resistenza (1945-1950), Sugarco, Milano, 1975, p. 295.
9 Si vedano P. Buchignani, Fascisti rossi. Da Salò al Pci, la storia sconosciuta di una migrazione politica 1943-1953, Mondadori, Milano, 2007; P. Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Il Mulino, Bologna, 1989, p. 24.
10 Utile in proposito la riflessione di Neglie: «La Nazione diventò così il terreno eletto per giocare la partita della propria sopravvivenza politica, in un paese ancora preda di fremiti rivoluzionari, di desideri di vendetta, bisognoso di chiarezza e unità di intenti», P. Neglie, Il Movimento Sociale Italiano tra terzaforzismo e atlantismo, «Storia contemporanea», a. XXV, n. 6, dicembre 1994, p. 1170. Si vedano anche M. Revelli, La destra nazionale, cit., pp. 70-71; P. Rosenbaum, Il nuovo fascismo. Da Salò ad Almirante. Storia del Msi, Feltrinelli, Milano, 1975, p. 39.
Federico Robbe, Gli Stati Uniti e la Destra italiana negli anni Cinquanta, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 2009/2010

Ma di strutture parallele para-legali troviamo traccia anche in quelli che Giuseppe De Lutiis ha chiamato <<protocolli segreti dell’Alleanza atlantica>>. Sarebbe infatti limitativo considerare la Nato unicamente come un soggetto bellico a scopi difensivi, senza considerarne la logica preventiva e soprattutto gli obiettivi politici: ‘la NATO non era soltanto un’alleanza militare di supporto degli Stati Uniti e di accerchiamento del mondo comunista, ma, insieme alle altre alleanze consimili, agiva come struttura tesa a conservare lo status quo politico nei Paesi aderenti. Questo aspetto era più evidente negli scopi della CENTO, la Central Treaty Organization, alla quale aderivano Stati Uniti, Inghilterra, Turchia, Iran e Pakistan, nella cui struttura organizzativa era esplicitamente e ufficialmente previsto un Comitato per le attività antisovversive, mentre per il Patto Atlantico si preferì – probabilmente a causa delle prevedibili reazioni che un accordo palese di questo tipo avrebbe sollevato tra le opposizioni di sinistra in Italia e Francia – la via degli accordi occulti’. <641
<<Conservare lo status quo politico>> era precisamente il motivo per cui gli Stati Uniti non si indirizzarono mai verso alternative di destra alle formule politiche moderate, fondate sulla centralità della DC e dei partiti centristi; dall’altro lato, la conservazione era obiettivo comune anche della nuova classe dirigente, che, nel delicato equilibrio tra anticomunismo e <<contenimento del containment>>, accordò la costruzione della complessa rete legale e parallela avente i suoi poli nel ministero degli Interni e nell’esercito. Prendendo come esempio il piano Demagnetize-Clydesdale di inizio anni Cinquanta, organizzati per Italia e Francia secondo i principi della guerra psicologica e della guerra coperta, afferma De Lutiis:
‘Il capitolo riguardante la possibile esistenza di accordi segreti Nato che in qualche modo abbiano costituito la base e la giustificazione per l’esistenza di strutture occulte è anche il più importante, perché è proprio in base ad accordi bilaterali nell’ambito dell’alleanza atlantica che i servizi segreti dei Paesi membri – e in particolare quelli delle nazioni <<di frontiera>> come l’Italia – hanno molteplici obblighi nei confronti dei servizi informativi statunitensi […]. Accordi di questo tipo hanno probabilmente la loro origine in protocolli aggiuntivi segreti, stipulati nel 1949 contestualmente alla firma del Patto Atlantico. È evidente che, proprio per il loro carattere di segretezza, questi accordi sono destinati a lasciare tracce molto labili negli archivi ufficiali. Una loro applicazione più o meno estensiva può dipendere dalla personale disponibilità del capo del servizio segreto o dei suoi collaboratori nei confronti delle ingerenze dei colleghi statunitensi. Da qui l’evidente interesse degli americani ad avere interlocutori molto fidati. Essi raggiungevano questo scopo arruolando direttamente ufficiali dei servizi dei Paese amici e alleati. Si realizzava così, anche sul piano burocratico e amministrativo, una illegale <<doppia dipendenza>>, che portava come conseguenza una inevitabile <<doppia lealtà>>. <642
Sulla categoria interpretativa della <<doppia lealtà>>, così come del <<doppio Stato>>, si è aperto nel corso del tempo un ricco dibattito storiografico. A questo proposito Del Pero è in disaccordo sull’utilizzo della prima nella ricostruzione del complesso rapporto tra cultura politica della classe dirigente italiana ed esigenze americane; come abbiamo già avuto modo di vedere, secondo Del Pero l’atteggiamento di De Gasperi e dello stesso Scelba, in quanto capi del governo, si tiene su una linea anche di deroga ai principi costituzionali, senza tuttavia mai negarli e oltrepassarli in modo definitivo. C’è una resistenza alle pressioni dei settori più oltranzisti dell’esercito e dell’alleato americano, con cui si ricerca un perenne compromesso, ma che non porta mai alla piena attuazione del piano Demagnetize-Clydesdale o all’approvazione della legislazione speciale, né tantomeno alla messa fuori legge delle sinistre. Si vuole evitare, a tutti i costi, la <<prospettiva tedesca>> <643.
[…] Più appropriata è invece la categoria di <<continuità>>, che va di pari passo con quella di <<doppio Stato>>, cui Del Pero fa riferimento in relazione all’atteggiamento tenuto da alcune figure politiche minori e soprattutto da alcuni organismi statali (come l’Ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno guidato da Gesualdo Barletta). […] l’anticomunismo presente in parte degli apparati statuali repubblicani [costituisce] un retaggio del ventennio fascista più che un prodotto della guerra fredda. […] La categoria a cui fare riferimento in questo caso sarebbe quindi non tanto quella della “doppia lealtà” (che costituirebbe una conseguenza e non una causa di tale anticomunismo), quanto piuttosto quella della “continuità”. Proprio sulla base di tale continuità, […], sembrano emergere da parte italiana degli elementi propri di un “doppio Stato”, capace di sfuggire al controllo della politica e di beneficiare del pluralismo dell’azione internazionale americana per stabilire dei legami privilegiati con alcuni settori dell’amministrazione statunitense. “Doppio Stato” […] che avrebbe tratto origine dalla debole capacità di controllo del governo sui suoi apparati amministrativi […]. <645
Quindi no <<doppia lealtà>>, sì <<doppio Stato>>.
[NOTE]
641 G. De Lutiis, I servizi segreti in Italia, op. cit., p. 41
642 Ibidem, p. 147
643 L’adozione di misure anticomuniste fondate sulle leggi speciali, come era stato fatto nella Germania Federale da Adenauer, che era giunto a mettere fuori legge il Partito comunista e a limitare fortemente l’organizzazione politico-sindacale delle sinistre.
645 M. Del Pero, op. cit., pp. 292-93
Elio Catania, Op. cit.