Oltre che le spie, ci sono anche i sabotatori

Lo Special Operations Executive (SOE) è un’organizzazione britannica facente parte dei servizi segreti attiva durante la Seconda guerra mondiale, formata ufficialmente nel luglio 1940 col fine di condurre operazioni di spionaggio, sabotaggio e ricognizione nell’Europa occupata, e più tardi anche nelle zone del Sud-Est asiatico, contro le potenze dell’Asse, oltre che aiutare i movimenti di resistenza locale nella lotta contro le forze occupanti. <242
[…] Durante la guerra, solamente poche persone saranno a conoscenza dell’esistenza di SOE, coloro che ne faranno parte o che saranno in contatto con i suoi membri, verranno protette con la massima segretezza possibile, le sue varie filiali e talvolta l’organizzazione nel suo complesso rimarranno nascoste dietro a finti nomi o dietro agenzie fittizie. L’organizzazione impiegherà nel corso del conflitto poco più di 13 mila persone, di cui circa 3200 donne, specie nei servizi ausiliari.
[…] Nel novembre del 1940, mentre la Luftwaffe batte il centro di Londra, il SOE fonda il suo primo Quartier Generale in due appartamenti fuori Baker Street. Da questa improbabile sede, il SOE inizia a reclutare uomini e donne per riempire le sue fila. La maggior parte dei membri del consiglio e gli alti funzionari, in generale, vengono reclutati fra gli alunni delle scuole pubbliche e fra i laureati, specie a Oxford e Cambridge. Il principale organo di controllo del SOE è il suo consiglio, composto da circa quindici capi di dipartimenti o sezioni. Circa la metà sono membri dalle Forze Armate, il resto è composto da diversi funzionari, avvocati, esperti di affari o industriali.
Allo stesso tempo, il nuovo capo della formazione e delle operazioni del SOE, il Colonnello Colin Gubbins, inizia a requisire proprietà in tutto il Paese per fungere da base per l’addestramento degli agenti. Nei palazzi che si estendono dalle Highlands alla New Forest viene insegnato agli allievi a uccidere a mani nude, come mascherarsi, come far deragliare un treno, e persino come uscire da un paio di manette con un pezzo di filo sottile e una matita.
Il capo del SIS, Sir Stewart Menzies, dichiarerà ripetutamente nel corso della guerra, che i membri del SOE sono “dilettanti, pericolosi e fasulli” e si assumerà il compito di portare una massiccia pressione perché la nascente organizzazione venga il prima possibile smantellata. Secondo molte alte sfere, sia politiche sia militari, i vantaggi che le operazioni SOE comportano: non sono sufficienti per compensare i danni che invece creano. Della stessa idea è il Comando di bombardieri che si risente nel dover prestare i suoi mezzi per missioni clandestine, rinunciando alla possibilità di impiegare tali velivoli per continuare la campagna di bombardamento contro i Paesi nemici, per condurre la Germania in ginocchio.
L’organizzazione si evolve continuamente e cambia notevolmente durante la guerra. Inizialmente, consiste di tre grandi dipartimenti: SO1 che si occupa di propaganda, SO2 che invece è la sezione responsabile delle operazioni, e SO3 che infine si occupa della ricerca, e che successivamente sarà fuso a SO2. Nell’agosto del 1941, dopo le dispute tra sulle relative responsabilità, SO1 verrà rimosso dal SOE e diverrà un’organizzazione indipendente. SO2 ora gestisce le sezioni che operano in territorio nemico e talvolta neutrale, e la selezione e la formazione degli agenti; a fini di sicurezza, ciascuna sezione ha la propria sede e gli istituti di formazione in modo indipendente. Quattro dipartimenti e alcuni gruppi più piccoli sono controllati dal direttore della ricerca scientifica, il professor Dudley Maurice Newitt, e si occupano dello sviluppo e della produzione di attrezzature speciali. <246
Gli obiettivi del SOE cambiano durante la guerra
[…] Una varietà di persone di tutte le classi e delle occupazioni pre-guerra serviranno nel SOE. Gli scenari degli agenti ad esempio, variano dalla figlia di un capo setta indiano, ai membri della classe operaia: un ex cuoco, un elettricista, diversi giornalisti e la figlia di un rivenditore di automobili; in alcuni casi vengono reclutati dal mondo criminale soggetti con “doti e abilità” particolari, come il furto e lo scasso.
[…] Nella maggior parte dei casi la qualità primaria richiesta da un agente è una profonda conoscenza del Paese in cui deve operare, e soprattutto della sua lingua; la doppia nazionalità è spesso un attributo prezioso, specie nel caso della Francia. Alcuni degli agenti del SOE sono dei paracadutisti ebrei palestinesi, molti dei quali erano già emigrati dai Paesi occupati dai nazisti o da altri regimi oppressivi e anti-semiti in Europa. Trentadue di loro serviranno come agenti in campi di concentramento per reperire informazioni proprio sull’attuazione del piano di sterminio del loro popolo.
La maggior parte delle reti di resistenza che il SOE forma, comunica principalmente via radio direttamente dalla Gran Bretagna o da sedi controllate dallo stesso SOE. Tutti i circuiti di resistenza contengono almeno un operatore radio. In un primo momento, il traffico radiofonico passa attraverso la stazione radio controllata dal SIS a Bletchley Park. <249 Dal 1 giugno 1942 il SOE utilizzerà le proprie stazioni di trasmissione e ricezione a Grendon Underwood e a Poundon.
Le prime radio di SOE sono fornite dal SIS: sono grandi, ingombranti e richiedono grandi abilità di utilizzo; successivamente verranno adottate macchine sempre più piccole e performanti. <251 Le procedure operative sono però insicure in un primo momento. Gli operatori sono costretti a trasmettere i messaggi su frequenze fisse e in tempi e intervalli fissi. Questo permette alla direzione anti-spionaggio tedesca di trovare tramite il metodo di triangolazione le loro posizioni. Dopo che diversi operatori verranno catturati o uccisi, le procedure saranno rese più flessibili e sicure, aumentando in modo sensibile l’efficacia delle operazioni e la possibilità di permanenza di un agente nel medesimo luogo, senza che quest’ultimo venga scoperto. <252
I messaggi vengono, come logico, sempre trasmessi codificati. Durante la guerra e a seconda del contesto, vengono utilizzati più metodi differenti di crittografia, a seconda anche dell’importanza dell’informazione da trasmettere.
[…] La BBC svolge la sua parte nelle comunicazioni con agenti o gruppi sul campo. Durante la guerra trasmette in quasi tutti i Paesi occupati dall’Asse e viene ascoltata avidamente dalla popolazione, anche a rischio di arresto. La BBC include vari “messaggi personali” nelle sue trasmissioni, da semplici frasi prive di senso, a poesie elaborate, che stanno a significare, naturalmente tramite una lettura codificata, che delle operazioni sarebbero intercorse come: lanci di agenti speciali in determinate aree, obiettivi da sabotare, informazioni sugli schieramenti nemici, etc. I messaggi hanno significato solamente per una o poche reti di resistenza e la chiave di lettura, o meglio il significato del messaggio, è spesso trasmesso dagli agenti segreti operativi nel luogo dove operano i movimenti della guerriglia. Questi messaggi saranno usati in modo massiccio, per esempio, per mobilitare i gruppi di Resistenza nelle ore antecedenti all’operazione Overlord.
Altri metodi di comunicazione sono sicuramente quelli più tradizionali, spesso si torna a utilizzare i servizi postali, anche se questi sono lenti, non sempre affidabili e le lettere sono quasi certamente aperte e lette dai servizi di sicurezza tedeschi. Durante la formazione, gli agenti vengono istruiti a utilizzare una varietà di sostanze facilmente disponibili per rendere l’inchiostro invisibile e a nascondere messaggi codificati in lettere apparentemente comuni. <255
Poiché le operazioni del SOE sono “speciali”, anche il suo equipaggiamento deve essere idoneo e nemmeno a dirlo segreto. Due sono le sedi, o meglio dire gli uffici, principali dove questi marchingegni vengono progettati e costruiti: uno è l’MI Rc e l’altro che si sviluppa a partire dalla sezione D, rinominato Sezione IX, sono formati da persone di tutte le età con un’elevata intelligenza e predisposizione all’ingegno, capaci in pochi giorni di progettare “oggetti” necessari per lo svolgimento di una missione particolare. <256 L’equipe di ricerca, composta da ingegneri, chimici, fisici, matematici e militari, studia ogni tipo di congegno possibile, da strumenti di evasione mimetizzati da oggetti comuni, come il dentifricio acido per corrodere le sbarre delle prigioni, a modifiche funzionali ad armi ed esplosivi per renderli di più facile utilizzo per le unità della Resistenza.
L’arma più utilizzata per questo tipo di ricerche, che poi sarà anche l’arma maggiormente spedita alle forze ribelli, è lo Sten inglese. Essendo di calibro 9mm, esattamente lo stesso del MP 38 tedesca e di numerose pistole, come la stessa Luger, ha un munizionamento facilmente reperibile, dato che per la Resistenza è più facile rubare le munizioni nemiche che reperirle tramite i servizi segreti. È un’arma estremamente versatile, di facile utilizzo, molto leggera e con una cadenza di fuoco e una capacità modesta (550 colpi al minuto e 32 colpi nel caricatore), inoltre non richiede una manutenzione complessa, ma necessità solamente di una pulizia semplice da campo; è infine un’arma economica che dunque può essere acquistata in grandi quantità. <257
Dato che risulta difficile, se non addirittura impossibile mandare alla Resistenza armamento pesante e corazzato, il SOE inizia a inviare fin dai primi mesi di attività una serie di equipaggiamenti atti al sabotaggio; studia nuovi tipi di esplosivi al plastico, altamente efficaci contro i cingoli dei carrarmati, rispolvera armamenti medievali e ne modifica le caratteristiche per renderli più idonei al compito, ad esempio progetta un meccanismo a basso contenuto esplosivo, che posto sulla carreggiata della strada, permette lo scoppio degli pneumatici dei veicoli che passano nelle immediate vicinanze.
Ma il SOE non produce solo armi offensive, crea anche macchine speciali per gli agenti infiltrati, la Sezione IX elabora una mini-moto pieghevole molto leggera paracadutabile insieme agli agenti, per permettere a quest’ultimi un movimento veloce all’interno del territorio nemico. <258
Come è possibile che riescano a reperire informazioni così cruciali senza che i tedeschi prendano contromisure adeguate? Da tempo i soldati non portano più sulle spalline il numero dell’unità cui appartengono, e gli autocarri e i veivoli sono sprovvisti di ogni segno che li possa far identificare. Quando un soldato passa a miglior vita, bisogna, però, pur sempre piantare una croce sulla tomba, con su scritto il nome del defunto e il nome del reggimento, poiché è indispensabile che si ritrovi la salma una volta finita la guerra, per poi essere trasferita in Germania. Talvolta la biancheria sporca della truppa viene affidata a lavandaie civili, a volte un po’ “chiaccherone”; ebbene se le giubbe non portano indicazioni sul reggimento, la biancheria ha sempre il numero identificativo. In questo modo si possono conoscere tutti gli spostamenti delle unità tedesche.
Allo stesso tempo, prima di ogni esercitazione di tiro navale, il Comando tedesco fa sapere in quale zona è proibita la navigazione, tramite queste infomazioni è possibile fare una stima sul dove le batterie costiere siano posizionate. A differenze delle esercitazioni, il posizionamento delle mine è “assolutamente segreto”; queste vengono difatti posizionate in gran segreto e lontano dagli sguardi indiscreti, tranne da quelli dei contadini proprietari dei campi, che ben presto si affrettano ad andare all’ufficio delle tasse per evitare di dover pagare le imposte sui terreni che i tedeschi hanno minato.
Non c’è nulla da fare: per quanto l’esercito tedesco provi a insabbiare le sue azioni e cerchi di nascondere ogni sua singola mossa, risulta essere come un elefante che cerca di nascondersi dietro a un albero. <259
Oltre che le spie, ci sono anche i sabotatori. Uno dei loro compiti principali è quello di attuare continue azioni di disturbo a danno delle fortificazioni e delle difese tedesche. I metodi, senza analizzare quelli classici come la recisione dei fili del telefono, sono a volte veri e propri capolavori dell’ingegno. Dieci grammi di zucchero gettati in una betoniera assieme all’impasto di cemento, bastano per impedire al calcestruzzo di far presa e ne abbassano notevolmente la resistenza. Infatti, quando il componente principale, il Calcio, invece che con l’Acido carbonico si combina con lo zucchero, si forma il saccarinato di Calcio, un composto molto più solubile. Perciò se un operaio, appartenente al movimento di Resistenza francese, riesce a procurarsi un posto alla betoniera, può, con piccole quantità di zucchero messe di nascosto nella miscela, compromettere la qualità stessa del prodotto, riducendone sensibilmente la sua capacità resistiva. Una piccola esplosione sarebbe bastata per far saltare in aria le pareti di un bunker o di un fortino costruito con impasti di calcestruzzo del genere, come se fossero fatti di sabbia indurita. <260
[NOTE]
242 Foot, SOE, special operations executive, p. 1.
246 Foot, SOE, special operations executive, p. 75.
251 Foot, Resistance, Cit. p. 162.
252 Ivi, p. 158.
255 Foot, Resistance, p. 153.
256 Foot, SOE, special operations executive, p. 74.
257 Ivi, p. 79.
258 Ivi, p. 88.
259 Perrault, Il segreto del Giorno D, p. 93.
260 Carell, Arrivano, p. 23.
Alessandro Berti, Dalla poesia di Verlaine alla rete di Garbo: l’importanza delle operazioni di deception per la riuscita dello sbarco in Normandia, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2016-2017