Il primo nucleo di resistenza armata nel vicentino si venne a creare in una zona piuttosto remota

Mentre la situazione per i nazi-fascisti si faceva più complessa, il 17 luglio 1944 la SOE britannica paracadutò in Veneto l’agente Maria Ciofalo, detta “Fiammetta-Stella”, con il compito di contattare i comandi partigiani del Triveneto in vista dell’offensiva delle forze alleate prevista, al tempo, per settembre. Il piano proposto da “Fiammetta” prevedeva di impedire alle forze tedesche di ritirarsi dietro al cosiddetto “Vallo Veneto”. Questa operazione venne denominata “Piano Vicenza” o “Beebe” e pianificò la creazione di “zone libere” alle spalle delle forze tedesche dove poter paracadutare delle unità che fungessero da “teste di ponte” per l’offensiva anglo-americana sulla “Linea Gotica”, nonché per un possibile sbarco alleato sulla costa adriatica veneto-friulana. Le aree indicate come potenziali “zone libere” furono: la zona dei Lessini tra le provincie di Verona e Vicenza; il massiccio del Pasubio; l’Altopiano dei Sette Comuni e in Pian del Cansiglio tra le province di Belluno, Treviso e Pordenone. Gli sforzi da parte di alleati e partigiani non produssero molti risultati a causa del cambio di priorità da parte del Comando Militare alleato, che spostò l’obiettivo principale sul fronte occidentale <139. Questo disallineamento diede alle forze nazi-fasciste il tempo di organizzarsi.
Dal settembre del 1944 la situazione cambiò radicalmente mentre Kesselring conduceva l’offensiva contro le forze partigiane in Veneto; la necessità di fortificare il confine tedesco costringeva le forze occupanti ad assicurarsi che la zona fosse ripulita da attività ribelli. La “Linea Blu” era una serie di fortificazioni che i tedeschi predisposero lungo i confini tra Italia, Austria e Svizzera; il sistema difensivo si suddivideva in tre settori: a ovest il Voralpenstellung <140, a sud l’Operazione “Piave” e a est il Karst Stellung <141. La zona montana del vicentino ricadeva nel primo settore che abbracciava la Val Chiampo, La Val Leogra, i massicci del Carega e del Pasubio, gli altopiani di Tonezza e Asiago, la Val d’Astico, la Val Brenta e il massiccio del Grappa. La costruzione e la supervisione delle opere fu affidata ai Gauleiter <142 dell’Alpenvorland, Franz Hofer, e dell’Adriatische Küstenland, Friedrich Reiner. Vennero attuate quattro grandi operazioni di rastrellamento che, a ondate successive, colpirono duramente la Resistenza nella zona montana della provincia di Vicenza: l’Operazione “Pauke” <143 tra la Valle del Chiampo e sui Lessini orientali; l’Operazione “Hannover” sull’Altopiano di Asiago; l’Operazione “Piave” sul Grappa e l’Operazione “Belvedere” sul massiccio del Pasubio <144. Come vedremo in seguito, tra la primavera e l’estate del 1944 le valli e le zone montane dell’area nord-ovest del vicentino saranno teatro di una serie quasi continuativa di rastrellamenti, battaglie e stragi. Con la fine delle ostilità subentrò il Governo Militare Alleato e con esso il lungo procedimento di giustizia che coinvolse gli ex-fascisti della provincia; il controllo degli anglo-americani sul paese dopo la fine effettiva della guerra rimase molto forte fino alla completa restituzione delle regioni al nuovo governo italiano. La stessa Corte d’Assise Straordinaria dipendeva dai fondi alleati, come testimoniato da questo rapporto della Ragioneria Generale dello Stato:
«Ai sensi delle istruzioni impartite […] gli ordini di accreditamento emessi dall’AMG <145 portati in esito definitivo e rimasti presso le Sezioni di Tesoreria, o che siano stati, com’era prescritto, rimessi ai funzionari delegati, debbono ora essere allegati ai rendiconti inviati o da inviare agli Uffici Regionali per comprovare le somme non prelevate sugli accreditamenti AMG e quindi l’importo effettivamente utilizzato.» <146
Allo stesso modo anche le spese sostenute dai comuni per la realizzazione dei procedimenti giudiziari dipendevano dalle autorità alleate come dimostra la seguente lettera al Sindaco di Vicenza:
«[…] si comunica che questo Ministero, fino a quando codesta Provincia non sarà restituita all’Amministrazione del Governo italiano, non potrà provvedere a rimborsare a codesto Comune le spese straordinarie occorse per il trasferimento di codeste magistrature, e che il rimborso delle spese sostenute per l’acquisto di nuovi mobili è subordinato, sempre dopo il passaggio di codesta Provincia all’Amministrazione del Governo italiano, alla concessione di fondi da parte del Dicastero del Tesoro. Sembra pertanto che per provvedere alle esigenze di cassa di codesto Comune potrebbe essere opportuno richiedere i fondi di che trattasi a codesta Intendenza di Finanza, che preleverà le somme necessarie dai mezzi messi a sua disposizione dal GMA.» <147
L’Altopiano di Asiago e gli inizi della Resistenza vicentina.
Il primo nucleo di resistenza armata nel vicentino si venne a creare in una zona piuttosto remota, alle pendici meridionali dell’Altopiano di Asiago, più precisamente in località Fontanelle di Conco. Il gruppo, male armato e con pochi materiali di casermaggio, cominciò la propria attività in maniera precoce con tre azioni armate prima della fine del 1943 <148. Queste scorribande, unite alla collaborazione di alcuni operai delle fabbriche presenti in pianura, fruttarono alcuni equipaggiamenti <149. Sull’Altopiano di Asiago la maggior parte del supporto per le forze ribelli provenne dai ceti meno abbienti: contadini e operai che li rifornivano di viveri, mentre alcuni ospitavano i convegni delle formazioni nelle proprie case <150. Dall’inizio del 1944 si registrò un aumento delle azioni partigiane nella zona.
Dal Notiziario della GNR del 4 marzo 1944 apprendiamo quanto segue: «Nella notte del 24 febbraio u.s., in frazione Canove del Comune di Roana, ignoti esposero sul monumento ai caduti la bandiera nazionale che portava stampigliate sul bianco le seguenti frasi: “Giovani vendicateci! Chi si presenta tradisce la patria e sarà inesorabilmente punito”. In alto, a destra della scritta, era dipinta falce e martello e in basso un teschio. Tali segni vennero stampigliati anche sui muri di diversi punti dell’abitato» <151.
Questa azione, seppur non violenta, rappresenta bene la precarietà della situazione nell’area, riferendosi chiaramente alla chiamata al lavoro e all’arruolamento dei giovani. Il gruppo di Fontanelle era guidato da Alfredo Munari, un antifascista originario di Nove; presto vi si aggregò anche un gruppo di quattro comunisti guidati da Orfeo Vangelista detto “Aramin”. Egli fu una delle figure chiave della Resistenza nel vicentino e funse da collegamento tra le formazioni e il comando delle brigate Garibaldi; successivamente contribuì anche alla creazione del distaccamento “Fratelli Bandiera” a Recoaro ed infine alla Brigata “Pino”, sempre sull’altopiano <152. “Aramin” venne avvicinato da un funzionario comunista di nome Amerigo Clocchiatti, inviato in Veneto per coordinare la resistenza armata <153. La prima azione armata del gruppo risale al 12 novembre del 1943, l’assalto alla caserma della Guardia di Finanza di Carpané che risultò in una sconfitta per i partigiani; da considerarsi un successo fu invece la seconda azione contro il commerciante di scarpe Alfonso Caneva il 21 novembre, che risultò nell’uccisione dell’obiettivo e nella prima vittima fascista nel vicentino durante la guerra civile <154. Il gruppo di Fontanelle fu internamente diviso fin dall’inizio: da una parte i comunisti che prendevano ordini dalle Brigate Garibaldi e quindi da Clocchiatti; dall’altra i partigiani cattolico-badogliani che ricevevano ordini dal Comando Militare provinciale, emanazione del CLN che faceva capo a Carlo Segato, detto “Marco” <155. A novembre il gruppo si trasferì a Malga Silvagno e spostò le proprie basi di rifornimento all’Osteria “Pùffele”, dove si congiungevano le strade provenienti da Bassano <156. Nonostante diversi tentativi da parte di Clocchiatti e Aramin di mediare in questa situazione, le tensioni non si abbassarono mai e il tutto finì in tragedia quando, il 28 dicembre, a causa di un malinteso tra i due gruppi di partigiani, vennero uccisi quattro commilitoni comunisti dopo che un gruppo di cattolico-badogliani aprì il fuoco contro di loro a Malga Silvagno. Questo eccidio ebbe cause esclusivamente politiche e lo scontro polarizzò ancora di più la situazione interna al gruppo, causando ovviamente delle fratture che avrebbero successivamente favorito le forze tedesche <157.
[NOTE]
139 Dossi Busoi, I grandi rastrellamenti nazi-fascisti dell’estate-autunno nel vicentino, pp. 24-25.
140 Linea di difesa delle Prealpi.
141 Linea di difesa del Carso.
142 Governatore di regione.
143 Comunemente nota come Operazione “Timpano”.
144 Collotti – Sandri – Sessi, Dizionario della Resistenza, Vol. I, p. 551.
145 Allied Military Government.
146 Ragioneria Generale dello Stato all’Ufficio Regionale di Riscontro (25 maggio 1949), ASVI, CAS, b. 8 fasc. Contabilità.
147 Dal Ministero della di Grazia e Giustizia al Sindaco di Vicenza (16 ottobre 1945), ASVI, CAS, b. 8 fasc. Contabilità.
148 Zorzanello – Fin, Con le armi in pugno, p. 29.
149 Vangelista, Guerriglia a nord, p. 39.
150 Vescovi, Resistenza nell’alto vicentino, p. 49.
151 Citato in Franzina, La provincia più agitata, p. 36.
152 Faggion – Ghirardini, Figure della Resistenza vicentina, p. 75.
153 Zorzanello – Fin. Con le armi in pugno, p. 39
154 Franzina, Vicenza di Salò, p. 83.
155 Zorzanello – Fin, Con le armi in pugno, p. 41.
156 Vangelista, Guerriglia a nord, p. 49.
157 Simini, Eccidi e stragi di militari, civili e partigiani nell’alto vicentino (1943-1945), p. 11; Vangelista, Guerriglia a nord, pp. 65-70.
Matteo Ridolfi, La guerra civile nel vicentino nord-occidentale. Stragi ed eccidi dalla Val Chiampo alla Val d’Astico (1943-1945), Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2022-2023