Sia Nixon che Kissinger non erano entusiasti del ritorno alla formula di centrosinistra

All’inizio del 1973, la DC iniziò a spostare di nuovo il suo assetto verso sinistra, causando così la fine della breve esperienza centrista, anche grazie ad un cambiamento dell’atteggiamento del PSI che dimostrò di voler tornare a tutti costi a far parte del governo.
Un cambiamento importante si ebbe anche nella sostituzione dell’ambasciatore USA a Roma; il nuovo inquilino di Villa Taverna sarebbe stato John A. Volpe, ex ministro dei Trasporti negli USA, mentre Graham Martin sarebbe stato trasferito a Saigon, in Vietnam. L’Italia rappresentò un incarico talmente tanto importante per l’ex ambasciatore a Roma, che egli anche una volta trasferitosi continuò ad interessarsi alla situazione italiana. <72
Andreotti effettuò il suo primo viaggio negli Stati Uniti nei primi mesi del 1973 durante il quale incontrò Kissinger.
Uno dei temi affrontati fu quello del coinvolgimento italiano nel processo di integrazione europea, che avrebbe reso gli Stati europei sempre più indipendenti dagli USA, cercando però rassicurazioni circa la realtà dell’Italia riguardo al ruolo di leadership degli Stati Uniti.
In tale occasione il National Security Advisor, dopo aver riconfermato il supporto degli Stati Uniti al governo Andreotti e alla sua personalità, parlò ancora una volta della situazione politica italiana con riguardo soprattutto all’evoluzione della condizione dei movimenti sociali e sul loro controllo <73 e della necessità di mantenere un certo ordine e rigore. Nel corso dell’anno, infatti, si sarebbero verificati circa 450 attentati dinamitardi di matrice terroristica, sintomo e dimostrazione della necessità di agire.
Il chief of station della CIA, Rocky Stone, tentò di tenere sotto controllo la situazione, cercando di instaurare comunicazioni giornaliere con il SID.
Miceli però non sembrava interessato a collaborare e che in generale i servizi segreti non avessero alcun interesse ad intervenire. <74
Nella primavera del 1973 si aprì una nuova crisi di governo: l’esecutivo venne definito dal Dipartimento di Stato come un “governo debole” che sarebbe durato fino al successivo Congresso della DC.
Si riprese quindi il dibattito sulla scelta di formare un governo di centro o di centrosinistra. Volpe, in una sua analisi, mostrava le sue visioni pessimistiche in quanto riteneva più che probabile il ritorno ad una collaborazione con i socialisti. <75
Nel giugno dello stesso anno, Andreotti rassegnò le dimissioni. Tale azione era frutto dell’Accordo di Palazzo Giustiniani che prevedeva il ritorno alla formula di centrosinistra e l’affidamento della formazione del nuovo governo “organico” a Mariano Rumor, che godeva del supporto di una coalizione formata da PSI, PSDI, PRI e ovviamente DC. <76
Tale accordo aveva come scopo principale quello di cercare di rafforzare il partito, mettendo da parte le divisioni interne e creando una nuova aggregazione che avrebbe impedito il suo declino, <77 favorendo anche la partecipazione delle nuove generazioni.
Sia Nixon che Kissinger non erano entusiasti del ritorno alla formula di centrosinistra e soprattutto ritenevano che il ritorno dei socialisti al governo non avrebbe portato ad una maggiore stabilità.
Il Segretario del PCI propose di realizzare il cosiddetto “compromesso storico”, una collaborazione tra PCI e DC che avrebbe portato al superamento della divisione causata dalla Guerra Fredda e attuare la distensione.
Berlinguer per dimostrare l’avvicinamento che il Partito comunista aveva compiuto nei confronti del blocco occidentale si aprì anche alla possibilità di effettuare una svolta europeista e qualche tempo dopo lo dimostrò concretamente; il PCI decise di appoggiare il progetto che prevedeva una maggiore integrazione a livello europeo.
Ciò permetteva al partito di guadagnare notorietà e soprattutto di riformare il pensiero comune che si aveva su di esso.
Il PCI, infatti, sarebbe passato dall’essere «membro del movimento comunista internazionale» a «elemento della sinistra europea occidentale». <78
segretario di Botteghe Oscure cercò di evitare la realizzazione di uno scontro diretto con l’URSS, tentando quindi la via del dialogo e del confronto pacifico.
Nonostante questi tentativi, si sarebbe comunque posto però in una posizione difficile in quanto avrebbe dovuto scegliere da che lato del muro stare.
L’idea di compromesso storico si sviluppava quindi in un duplice scenario: il legame con il comunismo internazionale e la creazione di un nuovo comunismo occidentale. <79
Berlinguer sosteneva che la realizzazione del compromesso storico sarebbe stata risolutiva per la condizione vissuta dall’Italia, avrebbe infatti incontrato le esigenze di diverse fazioni politiche che rappresentavano a loro volta parti della società differenti e che ciò avrebbe permesso di raggiungere gli obiettivi preposti: stabilità ed equilibrio. <80
Era necessario costituire un fronte unico insieme a tutte le altre forze popolari e quindi formare alleanze più ampie e che comprendessero più correnti possibili.
La DC invece era un “partito garanzia” che serviva a calmare gli animi sia degli USA, sia delle altre potenze europee quindi una sua partecipazione al governo insieme ai comunisti avrebbe agito da deterrente per la paura di questi ultimi. <81
Sulla NATO la posizione di Berlinguer subì una lenta ma progressiva evoluzione, passando da un rifiuto completo ad un’accettazione, anche se non totale, della sua esistenza.
Secondo Donald Blackmer, autore di un libro sulle differenze esistenti tra Partito comunista italiano e il comunismo in generale, il 1973 sarebbe stato l’anno in cui i comunisti avrebbero cercato di instaurare innumerevoli alleanze che avrebbero coinvolto tutti i settori: quello economico, quello politico e sociale. <82
Se il PCI fosse riuscito o meno in questo intento non era certo, secondo Blackmer infatti il Partito comunista era «prigioniero delle circostanze» <83 che caratterizzavano la società italiana.
Nixon e Kissinger nel 1973 vollero lanciare un messaggio chiaro di collaborazione e di unione con l’Europa, dando inizio al cosiddetto Anno dell’Europa che doveva servire a rafforzare ancora di più i loro legami.
Il progetto non andò però a buon fine, sia a causa di una certa freddezza da parte dei leader europei sia a causa di un discorso tenuto da Kissinger che definiva l’Europa come una potenza che poteva esercitare un’influenza esclusivamente regionale.
Ad influenzare la scarsa riuscita di tale programma furono anche alcuni eventi di rilevanza internazionale, tra cui la guerra dello Yom Kippur e la crisi petrolifera.
I paesi occidentali erano notoriamente dipendenti da quelli mediorientali produttori di greggio.
In occasione della guerra in Medio Oriente i paesi produttori di petrolio che avevano formato l’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) optarono per un aumento dei prezzi dell’oro nero, che triplicò.
La quantità di petrolio destinata all’esportazione sarebbe stata condizionata dall’atteggiamento assunto dal possibile paese importatore nei confronti del conflitto. <84
L’Italia venne colpita duramente dalla crisi, accentuata sia dalla debolezza della sua valuta, sia soprattutto dalle carenze strutturali di cui soffriva ormai da tempo.
È interessante notare come iniziò a svilupparsi un nuovo modo di confronto: non si parlava più di Est-Ovest ma di Nord-Sud del mondo, nacquero nuove categorizzazioni dello scenario internazionale. <85
Questi avvenimenti influenzarono in maniera non indifferente i rapporti che intercorrevano tra Stati Uniti e paesi del blocco occidentale che sarebbero stati sempre più distanti e in aperto disaccordo.
Per quanto riguarda l’orientamento italiano in tale vicenda, era presente una forte componente filoaraba all’interno della società che vedeva coinvolti non solo i comunisti ma anche membri della DC.
Volpe informò Nixon e Kissinger che gli italiani difficilmente si sarebbero prestati a concedere le proprie basi militari per costruire un ponte aereo con Israele. Di conseguenza vennero impiegate solamente le basi militari in Portogallo e in Germania Ovest; in quest’ultimo caso però senza richiedere l’autorizzazione e il consenso del governo.
Il fatto che una buona parte dei governi europei si collocasse in una posizione ostile a quella intrapresa dagli USA non fece altro che deteriorare ulteriormente le loro relazioni con Washington.
Secondo l’ambasciata di Via Veneto «in uno spettro di posizioni che vedeva gli olandesi a un estremo e i francesi e gli inglesi dall’altro» <86 l’Italia era collocata esattamente al centro, si voleva evitare infatti qualsiasi tipo di scontro diretto con gli Stati Uniti.
Nello scenario italiano coesistevano varie tipologie di conflittualità, crisi e novità, infatti, si stava sperimentando al suo interno un intenso e nuovo dinamismo, dovuto soprattutto all’impiego per la prima volta della votazione referendaria riguardo la questione divorzio.
Dal punto di vista economico viveva una situazione peculiare, causata da una certa instabilità economica che si intensificò soprattutto quando si decise di lasciare il Serpente Monetario per permettere l’impiego di svalutazioni competitive.
Tali dinamiche non possono essere lette senza tenere in considerazione il dissenso sociale crescente che produceva effetti sulla gestione delle varie questioni di cui il governo doveva occuparsi. <87
Martin inoltre effettuava una nuova analisi sulla qualità dei rapporti tra Italia e Stati Uniti: venne menzionata nuovamente la necessità di dover evitare in tutti i modi la deriva a sinistra, e per la prima volta fu individuata come possibile causa di questo spostamento un’eccessiva pressione da parte della leadership usa sui governi democristiani. <88
[NOTE]
72 COMINELLI L., op.cit., p.128;
73 Ivi, pp.123-124;
74 GATTI C., op.cit., p.131;
75 GENTILONI SILVERI U., op.cit., p.89;
76 COMINELLI L., op.cit., p.129;
77 GENTILONI SILVERI U., op.cit., p.101;
78 COMINELLI L., op.cit., p.133;
79 Ivi, p.135;
80 GENTILONI SILVERI U., op.cit., p.114
81 MARGIOCCO M., op.cit., p.146;
82 Ivi, p.152;
83 Ibidem;
84 COMINELLI L., op.cit., pp. 136-137;
85 GENTILONI SILVERI U., op.cit., p.80;
86 COMINELLI L., op.cit., p.141;
87 GENTILONI SILVERI U., op.cit., p.83;
88 Ivi, p.112;
86 COMINELLI L., op.cit., p.141;
87 GENTILONI SILVERI U., op.cit., p.83;
88 Ivi, p.112;
Nicole Todisco, Gli USA e la questione del compromesso storico durante l’amministrazione Ford, Tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2021-2022