Di Natta il Fonzi scrisse in altri due racconti e in due articoli

Vi sono, a prescindere dalle Marche, diversi altri luoghi ricorrenti nella biografia del F. [Bruno Fonzi], usati come fondali per la commedia di costume ch’egli mette in scena nelle sue pagine. Roma del primo dopoguerra, innanzi tutto, che ha in lui un osservatore acuto e perspicace. Prevale, tra i protagonisti dei racconti romani di “Un duello sotto il fascismo”, la minuta gente impiegatizia, quel ceto a metà tra popolare e borghese, penosamente omologato dall’ossequio al luogo comune e dalla mediocrità dei sentimenti e delle rivalse sociali. Ma c’è anche la presenza, tratteggiata con ironia, dell’élite intellettuale, con i suoi tic, le sue presunzioni, le sue smodate ambizioni e i suoi abissali scoramenti. Notevole, sotto questo aspetto, è La contessa di Lautrémont, dove appare “l’amico Varo”, pseudonimo di Giacomo Natta, amico caro sia al F. sia a Sbarbaro.
Di Natta il Fonzi scrisse in altri due racconti e in due articoli e si sa che attendeva nell’ultima stagione della sua vita a un libro su questo bizzarro protagonista della vita culturale, singolarmente privo di ogni vanità letteraria.
Redazione, Bruno Fonzi, Treccani

Questi personaggi erano anche tra i frequentatori della Sala da tè Babington a Piazza di Spagna, che fu fondata nel 1893 da Isabel Cargill e Anna Maria Babington.
[…] Biagia Marniti è stata una delle protagoniste della rinascita della vita culturale a Roma dove si ristampava “La Fiera letteraria” ed era nato, nel salotto Bellonci, il gruppo degli “amici della domenica” che ha creato nel 1947 il Premio Strega, il più prestigioso premio letterario italiano. Ecco come la Marniti descrive l’ambiente di Babington: “In piazza di Spagna, da Babington, continuavano ad incontrarsi Bruno Barilli e Vincenzo Caldarelli, Giacomo Natta e Luigi Diemoz, Bruno Fonzi e Velso Mucci che dirigeva una rivista problematica come “Il costume politico e letterario” (1945-1950). Al gruppo si aggiungevano saltuariamente Alfredo Zennaro, Biasi, Nicola Ciarletta, Marcello Pagliero e altri giornalisti che amavano discutere vivacemente di letteratura, di teatro e di politica. Erano intellettuali di varie tendenze: anarchici e comunisti, socialisti, liberali e individualisti e, fra battute, paradossi, fra notabili e antinotabili, l’intelligenza scintillava fra una tazza di tè e, chi poteva permetterselo, un pasticcino. Si viveva di carne in scatola, di latte, di pane raffermo, di castagnaccio, di noccioline, di olive, di castagne arrostite e sigarette fatte a mano. Erano mesi di dignitosa povertà, e dopo tante sofferenze e amarezze, erano densi di iniziative fluttuanti fra gli estremi lampi di una bohème che stava per scomparire. L’unica certezza era l’essere vivi, l’essere in buona salute. Si cercava un lavoro e si avevano cento idee”.
Giovanni Russo, La Roma dei Caffè letterari, Centro Studi Pier Paolo Pasolini

Il breve soggiorno fiorentino della primavera del 1914, nell’imminenza della pubblicazione di “Pianissimo” presso la Libreria della Voce, è l’occasione [per Camillo Sbarbaro] per conoscere di persona l’ammiratissimo Ardengo Soffici, ma anche Giovanni Papini, Dino Campana, Ottone Rosai, Raffaello Franchi, Giacomo Natta e Italo Tavolato.
Redazione, Camillo Sbarbaro, www.Cristina Campo.it. Sito fondato da Arturo Donati

Quindi, il 28 giugno [Tommaso Landolfi] si ripresenta in città, in via Martelli numero 4, presso lo studio del fedele avvocato e amico Arnaldo Severi, in sella alla sua motocicletta, secondo la testimonianza di Mario Luzi: “Dopo un’assenza di mesi si presentò giorni or sono davanti a uno dei più brillanti esponenti del Foro fiorentino, suo vecchio amico e patrocinatore legale, Tommaso Landolfi, reduce da Pico Farnese, occhiali neri a tracolla e bianco di polvere. Disse d’essere arrivato allora da Pico direttamente su una Northon 500. Scese l’avvocato e la Northon era effettivamente ferma presso il marciapiede di via Martelli. La notizia si propagò, qualche dubbio in un primo tempo rimase ma in seguito si dissipò. Testimoniò sull’abilità di Landolfi motociclista Giacomo Natta, che da lui fu accompagnato volando ad una villa dei dintorni dove i letterati che si rifiutano di abbandonare Firenze godono di condizioni estremamente favorevoli che permettono loro una villeggiatura senza confronti. Per le ventilate e ombrose stanze di questa villa romanzieri eminenti passeggiano in short assorti nei loro pensieri, oppure lavorano o s’intrattengono in piacevoli conversari” <202.
[NOTE]
202 Ibidem. Il brano di Luzi qui riportato da Idolina Landolfi è tratto da “Partenze e arrivi”, in «Mattino dell’Italia Centrale», 13 luglio 1947.
Laura Bardelli, Per una bio-geografia di Tommaso Landolfi. Luoghi del vissuto e della scrittura, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Firenze, 2020

Oltre alle personalità citate, possiamo annoverare come frequentatori abituali del salotto dei Claudi anche gli scrittori Pasquale Marino Piazzolla, Piero Ravasenga, Giacomo Natta <20 […]
[NOTE]
20 Giacomo Ferdinando Natta (Vallecrosia, 17 gennaio 1892 – Roma, 15 maggio 1960) è stato uno scrittore italiano. In una sua lettera del 9 dicembre 1955 Natta saluta l’amico Claudi ricordando alcuni momenti passati nella sua abitazione romana: «Penso, di tanto in tanto, alle visite che venivamo a farti a casa tua, alla tua bontà, tanto eccellente per essere così semplice. […] Come sta tua madre? È una donna prodigiosa e che pittrice! Abbracciala da parte mia, e saluti[?] affettuosi a tuo fratello, e tua sorella e suo marito» (F.C., Lettera di Giacomo Natta a Claudio Claudi, 3 dicembre 1955, C. COR. II.124). In archivio sono presenti anche un’altra lettera di Natta (in cui troviamo allegati un saggio su Bruno Barilli e una poesia intitolata “Plaintes d’un simple a’ dieu”) e un articolo sulla sua morte editato sul “Tempo” il 18 maggio 1960 (Cfr. F.C., Lettera di Giacomo Natta a Claudio Claudi, 3 dicembre 1960, C. COR. II.125; F.C., Necrologio di Giacomo Natta, “Il Tempo”, 18 maggio 1960, C. COR. II.126).
Gabriele Codoni, Claudio Claudi: un episodio sconosciuto di umanesimo nel secolo breve. Biografia intellettuale, introduzione critica ed edizione filologica di “Realtà e valore”, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, Anno Accademico 2017-2018

  1. Sbarbaro, Camillo.
    [Corrispondenza]. [Lettera 19]58 febbr. 18,
    Spotorno [a] Giorgio Caproni, Roma / [Camillo]
    Sbarbaro. – [1] c., busta. – Data del t.p.
    Chiede di inviargli il “pezzetto” scritto da Caproni per la “Fiera Letteraria” (16.2.1958) insieme all’articolo di Betocchi su Natta, sempre pubblicato sulla “Fiera Letteraria”.
    GC. 1. 698.7
    (a cura di) Antonella Giordano, Fondo Giorgio Caproni: inventario cronologico della corrispondenza, Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti” – Gabinetto G.P. Vieusseux, Firenze, aprile 2002

A questo decimo numero faranno seguito In ricordo di Giacomo Natta, con un disegno del figlio di Arrigo, Orso Bugiani, 19° libretto, stampato dalla Tipografia Lombardo di Genova in carta pelle aglio nel 1962 […]
Pasquale Di Palmo, Il racconto di Mal’aria, succedeoggi

2095 [379]. Bordighera, 22/3/59: a Leone Piccioni: riceverà dall’amico comune Giacomo Natta un suo ‘pezzo’, già destinato al «Popolo», che fosse andrebbe bene per una rubrica radiofonica. Il tipo di collaborazione, d’argomento storico o scientifico prospettatogli dal Piccioni, gli sarebbe ostico, ma N. ci penserà meglio.
Gino Nogara, Il «copialettere», Archivio dell’Accademia Olimpica