Una vera e propria organizzazione nera si riuniva periodicamente a Madrid o Lisbona

Tuttavia agli inizi degli anni ’60, l’Italia è l’unico paese ad avere un polo neofascista (il MSI) di una certa consistenza. In Francia la possibilità che possano formarsi organizzazioni neofasciste sufficientemente rappresentative è molto ardua e la caccia al collaborazionista inaugurata nell’immediato dopoguerra non risparmia nessuno. Lo stesso meccanismo elettorale francese voluto da de Gaulle, fortemente maggioritario, fissava delle quote di sbarramento che penalizzerà sempre le forze minori (lo stesso Fronte Nazionale pur con oltre il 10% sarà per anni rappresentato da pochissimi parlamentari); ma principalmente, la marginalità dell’estrema destra in Francia come in Italia nasceva da cause politiche ben precise. La risposta più coerente alla crisi istituzionale ed economica verrà da altre rappresentanze politiche che proprio in ragione di ciò affermeranno l’assoluta egemonia su un nuovo modello di Stato: in Italia la Democrazia Cristiana, in Francia il partito gollista.
Come giustamente è stato scritto il partito gollista rappresentava per il ceto medio d’oltralpe, per l’alta finanza e per gli anticomunisti in generale un baluardo molto più forte e credibile rispetto ai piccoli, chiassosi e obsoleti raggruppamenti di estrema destra nostalgici della Francia di Vichy <34. Ma il principale fallimento per la galassia di gruppi e riviste di estrema destra che caratterizzavano la Francia di quel tempo (Jeune nation, la Falange française, il Mouvement populaire français, l’Alliance républicaine pour la liberté et le progres) risiederà nel non essere riuscita a cavalcare il forte malcontento nato dalla perdita delle colonie. Dopo le disfatte militari in Indocina (1954-55), quelle politiche con la crisi di Suez (1956) e dopo la perdita dell’Algeria (1961) la forte frustrazione per la perdita di una vecchia gloria imperiale non venne in alcun modo intercettata elettoralmente dai raggruppamenti dell’estrema destra. Le elezioni del 1962 e il referendum per la nuova repubblica voluto da de Gaulle segnarono, infatti, il trionfo del partito gollista.
Assistiamo così, in Italia e in Francia, a due fenomeni che accompagnano la crisi della rappresentanza e più ancora della funzione politica dell’Estrema destra. Da una parte l’estrema radicalizzazione di frange che non si rassegnavano alla sconfitta e proseguivano attraverso la clandestinità e una serie di attentati terroristici la loro azione di destabilizzazione del quadro politico nazionale, dall’altra (specie in Francia) una ripresa della riflessione ideologica e culturale, per definire l’identità di una nuova destra, capace di affrontare le sfide del futuro e non essere solo prigioniera delle nostalgie passate.
2.2 L’OAS (Organisation de l’armée secrète).
L’OAS fu un’agguerrita organizzazione oltranzista e terrorista di estrema destra fondata nel 1961 dal generale Raoul Salan. Appena pochi anni prima insieme al generale Jaques Massu, Salan aveva costituito ad Algeri un Comitato di Salute Pubblica, che aveva minacciato un vero e proprio colpo di stato, nel 1958, contro il governo francese, incapace, secondo loro, di difendere gli interessi dei cittadini francesi in Algeria.
Sconfitta sul piano politico proprio dal ritorno alla guida del paese del generale de Gaulle, l’OAS accentuerà le azioni terroristiche e sanguinosi attentati che culmineranno con l’omicidio del sindaco di Evian, Camille Blanc, il cui unico torto era stato che nel suo comune erano stati firmati gli accordi di pace tra il governo francese e gli indipendentisti algerini (il Fronte di liberazione nazionale).
Le azioni terroristiche dell’OAS s’intensificheranno in quegli anni non solo sul territorio algerino ma anche su quello francese, contro sedi ed esponenti del partito comunista ma anche contro lo stesso De Gaulle. Secondo fonti ufficiali della polizia francese tra il 1961 e il 1962, l’OAS avrebbe ucciso oltre 2700 persone, di queste, 2400 algerine. La vicenda si concluse, in Francia, con 44 condanne a morte di cui solo 4 eseguite. Molti dei principali esponenti si rifugiarono in Spagna e Portogallo (protetti dai regimi fascisti dell’epoca) e probabilmente continuarono a svolgere ruoli oscuri in stretto rapporto con alcuni settori dei servizi segreti italiani o americani <35. Non c’è oramai alcun dubbio che i vari esponenti oramai clandestini della direzione dell’OAS siano stati reclutati per azioni costanti di destabilizzazione contro la sempre più determinata politica di autonomia del generale de Gaulle dalla strategia degli Stati Uniti in Europa. Già nel 1959, infatti, la flotta francese ormeggiata nel Mediterraneo si ritirò dal Comando NATO e nello stesso anno il generale annunciò il netto no allo stoccaggio in Francia di armi nucleari americane.
Mentre era del 7 marzo del 1966 la famosa lettera del generale de Gaulle al presidente degli Stati Uniti, Lyndon Johnson, che sanciva la svolta tra i due paesi in termini assolutamente espliciti: “La Francia si propone di recuperare sul suo ruolo l’intero esercizio della sua sovranità attualmente ostacolata dalla presenza permanente di elementi militari alleati o dell’utilizzazione che viene fatta del suo spazio aereo” <36.
E’ oramai ampiamente documentato da numerose fonti storiche <37 che la scelta di riaffermare una sempre più marcata autonomia francese dalle strategie americane impegnate a garantire al contrario il mantenimento dell’Europa Occidentale (e del Mediterraneo in particolare) nella sfera d’influenza atlantica, accentuò una serie di iniziative più o meno trasparenti, da parte dei servizi americani, che da una parte avrebbero dovuto contrastare le scelte politiche del generale de Gaulle, dall’altra accentuare il permanere di regimi autoritari filo americani nell’area del mediterraneo.
Una vera e propria organizzazione nera che si riuniva periodicamente a Madrid o Lisbona e che consentiva una costante frequentazione tra i vari esponenti della destra radicale europea; in particolare tra gli ex dirigenti dell’OAS e gli italiani di Ordine Nuovo o Avanguardia Nazionale.
In Italia, infatti, con la nascita del centro-sinistra, le ambizioni politiche della destra (del MSI in primo luogo), di condizionare le vicende parlamentari cercando di fornire una sponda alle correnti della Democrazia Cristiana, insofferenti del rapporto con i socialisti, diventarono sempre più velleitarie. Sia vecchi esponenti del regime, insofferenti del moderatismo del gruppo dirigente del MSI, sia giovani che contrastavano nelle scuole e nelle università un crescente movimento di contestazione, trovarono in questa organizzazione nera i collegamenti e le idee che caratterizzeranno, tragicamente, da li a poco gli anni definiti della strategia della tensione.
Com’è stato autorevolmente scritto l’estrema destra europea ha fornito manovalanza attiva a una specie di continuazione della Guerra Fredda, una guerra a bassa intensità, dove ora settori deviati dei servizi segreti, ora esponenti delle ambasciate americane, cercavano di gestire episodi eversivi allo scopo di impedire che le politiche di autonomia di de Gaulle in Francia o le velleità riformiste del Centro Sinistra in Italia offrissero opportunità alla penetrazione dell’URSS in questa parte d’Europa.
Non solo ma proprio il processo di decolonizzazione che in maniera inarrestabile stava caratterizzando le sorti dei paesi del Nord-Africa forniva nuove ragioni di scontro e rendeva il controllo del Mediterraneo tema strategico della politica internazionale.
Nell’economia della nostra ricerca, è sufficiente solo sottolineare come in questa fase (che possiamo collegare tra la metà degli anni ‘60 e i primi anni ‘70) la destra estrema accentuerà la sua marginalità politica.
2.3 Il revisionismo culturale della destra francese
Fu proprio a partire dalla sconfitta elettorale alle elezioni francesi del 1962 che alcuni intellettuali parigini che avevano avuto costanti frequentazioni con le organizzazioni clandestine della destra radicale cominciarono una riflessione sulle strategie politiche della “Nuova destra”. In maniera ancora confusa, si comprendeva la necessità di cercare un nuovo pensiero per affrontare le nuove sfide della modernizzazione globale, dal momento che appariva inequivocabile che le vecchie convinzioni conservatrici, l’esasperato nazionalismo, l’impotente nostalgia per le passate glorie, non solo non producevano alcuna autonoma azione politica, ma condannavano gli esponenti della destra ad una realtà clandestina ad uso e consumo dello scontro USA-URSS. Nacquero in quel periodo nuove associazioni prevalentemente a carattere culturale che elaboreranno spunti teorici, fondamentali per comprendere il rapporto tra la Lega e il Fronte Nazionale di Le Pen. In particolare diventò fondamentale in questo quadro la riflessione di Alain de Benoist <38.
Dopo un breve periodo di latitanza in Italia per la sua vicinanza all’OAS dove ebbe modo di incontrare Pino Rauti e altri dirigenti dell’organizzazione di estrema destra Ordine Nuovo, de Benoist tornò in Francia e iniziò una doppia sessione di studi universitari (in Lettere e in Diritto) presso la Sorbona. Fu in questo periodo che sottopose a profonda analisi critica il nazionalismo tradizionale tipico della destra francese: “Il nazionalismo giacobino che pone al suo centro lo Stato-nazione va superato perché incapace di tener conto dei veri confini, quelli di sangue, gli unici capaci di legare saldamente l’uomo alla sua terra natia….. Quella giacobina perciò è solo una patria fittizia artificiale e geograficamente arbitraria <39.” Al vecchio nazionalismo, quindi, contrappose un vero nazionalismo basato sul radicamento e sulle “patrie carnali”.
Si comprende come partendo da queste premesse culturali il pensiero di Alain de Benoist e in generale di tutti gli altri esponenti della nuova destra francese tenderà sempre più a radicalizzarsi, quanto più i processi d’integrazione europea accentueranno i limiti della vecchia sovranità nazionale e quanto più le ondate migratorie seguenti alla decolonizzazione modificheranno l’originaria stratificazione sociale francese.
Così nel 1972 de Benoist scriveva in “Riflessioni sul radicamento” che diventerà una specie di vangelo per i primi dirigenti della Lega italiana: “La patria è il territorio di un popolo e la terra dei padri… La regione è concretamente ciò che la nazione non sempre è…. il quadro naturale dove si riconoscono coloro che si somigliano veramente. L’etnismo è la rinascita delle patrie carnali. E la patria carnale è la regione che costituisce la struttura e la dimensione più propizia al radicamento…. La ricchezza dell’Europa è la personalizzazione delle regioni all’interno della cultura e della civiltà da cui sono nate <40”.
La principale intuizione della Nuova Destra francese fu comprendere come la vicenda politica generale si spostava sul piano europeo e che solo su questo terreno la destra avrebbe potuto riguadagnare autonomia politica e incidere sugli orientamenti futuri.
[NOTE]
34 A. Bachelloni, Metamorfosi di un modello repubblicano. Francia 1944-1993, Unicopli, 1995
35 P. Henissart, OAS. L’ultimo anno dell’Algeria francese, Garzanti, 1970
36 Ibidem
37 G. De Lutiis, I servizi segreti in Italia, Sperling & Kupfer, 1984
38 M. L. Andriola, La nuova destra in Europa. Il populismo e il pensiero di Alain de Benoist, Paginauno, 2014
38 M. L. Andriola, La nuova destra in Europa. Il populismo e il pensiero di Alain de Benoist, Paginauno, 2014
39 Ibidem
40 Ibidem
Valentina Marini Agostini, La destra radicale nel dopoguerra: un confronto tra Francia e Italia, Tesi di Laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno accademico 2015-2016