Un’intendenza partigiana per il rifornimento e vettovagliamento di formazioni sia italiane che slovene dal Friuli al Carso

Ranziano (Renče), Slovenia – Fonte: Wikipedia

Accanto alle formazioni partigiane, proprio per rifornirle del necessario, sorsero in pianura i reparti dell’Intendenza.
Nell’ottobre 1943, nella Bassa friulana e nell’isontino, dove esisteva da tempo una tradizione di organizzazione e di lotta sociale, cominciò la sua opera assidua l’Intendenza “Montes”, la più grande organizzazione logistica garibaldina. Prese il nome di battaglia di Silvio Marcuzzi che s’ispirò per questo a Diego Montes, bandito popolare messicano, benefattore dei poveri. Marcuzzi, infatti, fu il fondatore e il comandante dell’Intendenza fino all’autunno del ’44 quando, catturato dai fascisti, subì una fine atroce (fu seviziato fino alla pazzia), morendo di sofferenze il 5 novembre nelle carceri di Palmanova <55.
Il Comando, da principio, fu dislocato nelle vicinanze di Redipuglia.
L’Intendenza Montes rifornì i partigiani sloveni del IX Korpus (solo più tardi avrebbe rifornito anche i garibaldini della divisione “Friuli”) contribuendo così, in maniera fondamentale, a mantenere buoni i rapporti tra la Resistenza italiana e quella slovena: il IX Korpus jugoslavo, infatti, operava in una zona poverissima e viveva delle risorse che riceveva dalla pianura friulana, acquistate proprio tramite l’intendenza italiana.
L’Intendenza raccolse viveri, vestiario, medicinali, scarpe, denaro, bestiame, cereali, armi e munizioni, che inviò in montagna tramite i magazzini di Doberdò del Lago e Ranziano (magazzino 333). Funzionò anche come centro di reclutamento, servizio informazione, stampa e propaganda. Preziosa fu l’opera d’assistenza che svolse nei confronti di militari alleati dispersi (avviandoli verso i campi d’aviazione sloveni e croati per il rimpatrio), di rifugio e protezione delle Missioni angloamericane, di cura degli ammalati e dei feriti, talora ricoverati clandestinamente e salvati negli ospedali con la collaborazione di personale medico compiacente <56.
Per la difesa e il trasporto del materiale e per la salvaguardia dei componenti da spie e doppiogiochisti, Montes organizzò squadre di G.A.P. Le operazioni più frequenti compiute da queste squadre furono: atti di sabotaggio alle vie di comunicazione, attacchi contro pattuglie isolate, recupero di armi e munizioni dai depositi nemici. Tutte queste azioni procurarono ai tedeschi parecchi morti e feriti, obbligandoli a presidiare costantemente ponti, viadotti e linee ferroviarie, a scortare tutti i treni e a viaggiare per le strade solo in convogli armati.
Le operazioni di minore responsabilità (come i piccoli sabotaggi, lo spargimento di chiodi, la raccolta di viveri, la propaganda) furono affidate, invece, alle S.A.P.
Queste importantissime operazioni, svolte in pianura, videro inevitabilmente i partigiani agire in condizioni di scarsa sicurezza, rendendoli facili prede dei delatori e dei collaborazionisti.
Le spie, sempre ben pagate dal nemico, rappresentarono costantemente (soprattutto nei periodi più duri della lotta, come l’autunno-inverno 1944) un problema gravissimo per la sopravvivenza di questi reparti.
L’Intendenza diventò in poco tempo un’organizzazione imponente, che non aveva eguali in Italia; assunse proporzioni tali (oltre 500 addetti) da essere considerata una vera e propria brigata combattente.
Marcuzzi attivò molti C.L.N. di villaggio, coinvolgendo anche i gruppi di resistenza “passiva”.
Impose che, per cooperare alla causa partigiana, fossero versati da tutti dei contributi: molti lo fecero volontariamente, per patriottismo o per convinzione politica, altri per paura, altri ancora per riscattare il proprio passato fascista. I prelievi, in seguito, vennero organizzati secondo i suggerimenti dei C.L.N. locali, compilando una lista di contribuenti dell’isontino e della Bassa friulana comprendente commercianti, industriali, proprietari di aziende agricole e professionisti.
“Montes” tenne una minuziosa contabilità della sua attività, di cui rendeva conto al partito comunista e ai C.L.N. Normalmente l’Intendenza rilasciava, in cambio della merce prelevata, una regolare ricevuta in nome del Comitato di Liberazione (i cosiddetti “buoni di prelevamento”, rimborsati dallo Stato dopo la Liberazione); oppure, se aveva denaro, pagava la merce a prezzo di calmiere. Queste azioni comportavano un rischio elevatissimo a causa dei contatti con così tante persone, più d’una delle quali corse dai tedeschi a denunciare le requisizioni subite.
Gli abusi che ci sono stati, anche numerosi, sono difficilmente imputabili all’organizzazione di “Montes”, che come abbiamo visto era minuziosa e rigorosa nel compiere i prelievi; sono attribuibili, più verosimilmente, all’operato di singoli partigiani o di qualche facinoroso che, col mitra in pugno, ha derubato la gente e, per convenienza, ha fatto ricadere la colpa sull’Intendenza <57.
[NOTE]
55 Per approfondimenti sull’Intendenza Montes si vedano: G. C. BERTUZZI (Intendenze partigiane e commissioni economiche militari della resistenza friulana, estratto da: Problemi di storia della Resistenza in Friuli – Atti del 1° Convegno di Studi, Del Bianco Editore) e B. DA COL (Intendenza Montes e i Gruppi d’Azione Patriottica nel Monfalconese e nella Bassa Friulana, I.F.S.M.L., Udine, 1994).
56 Per approfondire l’argomento si veda: L. ARGENTON, I medici durante la Resistenza nella regione Friuli (1943-1945) in “Storia contemporanea in Friuli”, anno XX, I.F.S.M.L., Udine, 1990.
57 E’ stato più facile per alcuni, dopo la guerra, ricordare la requisizione poco ortodossa di una bicicletta da parte dei partigiani piuttosto che le volte in cui al prelievo è seguito il rilascio del buono.
Alessio Di Dio, Il Manzanese nella guerra di Liberazione. Partigiani, tedeschi, popolazione, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 2002-2003

La formazione dei primi GAP a Trieste è resa possibile dall’attività di Kolaric e Frausin. <13 Dal loro ritorno dal confino, grazie all’armistizio, essi riallacciano i contatti con l’organizzazione in città e a Muggia e con i partigiani alla macchia. <14 Per rendere operativa l’organizzazione, è necessario avere il controllo del territorio. La conoscenza approfondita del centro urbano in cui si opera, soprattutto per quanto concerne le insidie che vi si nascondono (caserme, presidi, sedi di polizia tedeschi e fascisti), è di primaria importanza. I GAP hanno la funzione di veri e propri “commandos” che devono rintuzzare il nemico e il loro lavoro deve relazionarsi strettamente con la lotta in montagna. Per facilitare i contatti tra la città (in gergo il “terreno”) e la montagna vengono creati dei posti di tappa (karavle <15), usualmente mobili, intermedi tra le due località. Inoltre, la federazione triestina del PCI organizza un gruppo GAP che verrà comandato da Silvio Marcuzzi-Montes che opererà con funzioni di intendenza per il rifornimento e vettovagliamento di formazioni sia italiane che slovene dal Friuli al Carso. <16
[…] Una netta divisione dei compiti fra le varie organizzazioni in realtà non c’è, sebbene rimangano delle differenziazioni fondamentali nelle attività svolte: i partigiani stavano alla macchia e lì combattevano contro i tedeschi e i fascisti; le organizzazioni di massa facevano propaganda contro la guerra e l’occupazione nazifascista, procuravano tutto ciò che poteva essere utile a quelle unità combattenti e fornivano anche leve partigiane per la montagna; i GAP in città dovevano eliminare i fascisti conosciuti come torturatori o sabotare la macchina da guerra germanica in modo da creare scompiglio tra le file nemiche senza dimenticare la propaganda con i lanci di volantini. <22 In una circolare del locale comando GAP del 28/10/43 si danno precise disposizioni per la creazione e il funzionamento di questi gruppi. Nelle intenzioni del PCI questa deve essere la sua organizzazione di punta. È stabilito l’ordine di attacco in qualsiasi contingenza lo richieda. Vi si chiede anche di mettere alla prova il coraggio dei militanti. Le disposizioni sono chiare: si obbliga alla massima segretezza in tutta l’organizzazione; di non ingaggiare scontri improvvisati; mai colpire indiscriminatamente come fanno i nazifascisti; si richiede il massimo autocontrollo e che le azioni vengano svolte all’imbrunire, a volte approfittando degli allarmi aerei. <23
[NOTE]
13) Luigi Frausin (Muggia 28/6/1898 – Trieste, settembre 1944). Aderì alla Gioventù Socialista prima e al Partito Comunista poi, come uno dei fondatori. Diede un contributo determinante alla creazione del PC a Trieste e in tutta la Venezia Giulia. Con i proletari affrontò lo squadrismo fascista. Nel 1927 partecipò all’insurrezione operaia di Vienna. Dal 1929, come membro dell’apparato comunista, ristabilì i collegamenti con l’organizzazione clandestina a Trieste e in Slovenia. Fu nel comitato centrale del PC dal 1930. Arrestato nel marzo 1932, il 20/9/1933 fu condannato a 12 anni di reclusione. Amnistiato nel 1937 fu confinato alle Tremiti e a Ventotene. Cfr. P. Secchia, Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, op. cit., alla voce Frausin. Natale Colarich-Božidar Kolarič (Muggia 24/12/1908 – Trieste 18/9/1944). La sua attività politica si svolse in particolare verso lo sviluppo del movimento antifascista tra le popolazioni di lingua croata e slovena. Condannato a 12 anni di reclusione, fu detenuto prima a Civitavecchia e poi confinato a Ventotene. È autore di una relazione, poco conosciuta, sulla questione nazionale slovena, indirizzata nei primi anni ’30 alla Direzione del PCI. Cfr. P. Secchia, Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, op. cit., alla voce Colarich. Cfr. anche Gino Fontanot, Muggia: 1889-1945: appunti per una ricerca storica, Tip. Riva, Trieste, 1973, p. 46.
14) Ucci Laris è il comandante dei primi 7 GAP Di Muggia. Verrà poi ucciso dalla polizia di Collotti davanti casa. Cfr. Il ruolo della classe operaia di Trieste, Muggia e Monfalcone nella lotta contro il fascismo e l’occupatore nazista (1941 – 1943) in VG 106 B29, in Fondo Iaksetich, busta 3. Ufficialmente i GAP si costituiscono nel dicembre del ’43. Cfr. VG 106 B22, in Fondo Iaksetich, busta 3.
15) In queste postazioni partigiane in movimento c’era scambio di combattenti con i GAP. Ciò non veniva considerato positivamente in assoluto dal comando di Brigata che voleva stabilizzare i ruoli. Le karavle ebbero la funzione di depositi intermedi per tutto ciò che doveva essere inviato in montagna. Cfr. anche Nasce la Brigata, in Fondo Iaksetich, busta 4.
16) Cfr. Mario Pacor, op. cit., p. 201.
22) Sull’argomento può essere utile il confronto con la testimonianza di Mario Tonzar nel libro ‘La valigia e l’idea. Memorie di Mario Tonzar’, Consorzio Culturale del Monfalconese, Ronchi dei Legionari, 2006, pp. 73-74. Cfr. anche G. Fontanot, op. cit., pp. 43-46. e Marco Cesselli, ‘Per una storia dei GAP, poesia e realtà del Gappismo’, in “Punto Rosso”, n. 10, 1978, pp. 14-15.
23) Cfr. Silvia Fiorentini: Tesi di Laurea sui GAP a Trieste, in “Qualestoria”, anno 33, n. 2, dicembre 2005. Cfr. anche 3a riunione del comitato di coordinazione, in VG 115 f. 4, in Fondo Iaksetich.
Sergio Mauri, Partigiani a Trieste. I Gruppi di Azione Patriottica e Sergio Cermeli, Hammerle, Trieste, 2014