Lire Calvino en français?

Una volta, racconta Antonio D’Orrico, Italo Calvino disse al suo editore parigino: «Sono uno scrittore francese» <1.
Calvino è uno scrittore dalle mille sfaccettature: dagli esordi neorealisti (“Il Sentiero dei nidi di ragno”, 1947), ai racconti fantastici (“I Nostri Antenati”) e fantascientifici (“Le Cosmicomiche”), alle ricerche etno-antropologiche (“Le Fiabe italiane”), all’applicazione sperimentale della matematica in letteratura (“L’Incendio della casa abominevole). Ancora oggi la critica è disorientata davanti a tanta ricchezza, pluralità d’interessi e di posizioni dell’autore. Probabilmente, l’aggettivo che più gli si addice è “enciclopedico”, aggettivo che egli usa per definire Parigi: «Potrei dire allora che Parigi, ecco cos’è Parigi, è una gigantesca opera di consultazione, è una città che si consulta come un’enciclopedia: ad apertura di pagina ti dà tutta una serie di informazioni, d’una ricchezza come in nessun’altra città» <2.
Parafrasandolo, potremmo allora dire che Calvino, ecco cos’è Calvino, è una gigantesca opera di consultazione, è uno scrittore che si consulta come un’enciclopedia: ad apertura di pagina ti dà tutta una serie di informazioni, d’una ricchezza come in nessun altro scrittore.
Affermando di sentirsi uno scrittore “francese”, probabilmente Calvino intendeva porre l’accento su questo legame fra lui e una città e una letteratura “enciclopediche”, come egli dimostra di essere.
[…] “Lire Calvino en français”, saggio di Mario Fusco concernente la fortuna delle opere calviniane in Francia, la cronologia delle loro traduzioni e le scelte degli editori francesi.
Mario Fusco – eminente critico letterario e studioso di Italo Calvino, nonché curatore dell’edizione di alcune sue opere – sottolinea che Calvino è lo scrittore italiano più tradotto in Francia nella seconda metà del Novecento:
“Plus que son contemporain Sciascia, plus que Moravia ou Morante, à la génération précédente, et plus qu’Umberto Eco, dont le succès médiatique a faussé toutes les statistiques, Calvino a touché des publics très différents, la critique l’a suivi avec une faveur constante, une grande partie de ses livres ont été constamment réédités, notamment en édition économique […]. Toutes choses que l’on ne saurait expliquer uniquement par le simple fait que l’écrivain a résidé à Paris pendant une quinzaine d’années”. <3.
Il semplice fatto che lo scrittore abbia abitato a Parigi per una quindicina d’anni non è sufficiente a spiegare tanto successo: Calvino visse a Parigi dal 1967 agli anni Ottanta, partecipando attivamente alla vita letteraria e culturale della città. Nel novembre 1972 entra a far parte dell’Oulipo, movimento di avanguardia letteraria fondato da Raymond Queneau, Georges Perec e François Le Lionnais, dove è eletto all’unanimità “membro straniero”. Il rapporto fra Calvino e l’Oulipo si basa su uno scambio: se l’Oulipo ha permesso all’autore di sviluppare la sua opera in direzioni in cui non avrebbe osato addentrarsi, anche l’autore ha avuto un’influenza sul gruppo e in particolare su Queneau, perché era un membro attivo che partecipava a quasi tutte le riunioni mensili e dava prova di molta inventiva. Se Calvino si è impegnato molto per la comprensione (in Italia e anche in Francia) dell’opera di Queneau attraverso i suoi numerosi e acuti commenti e la traduzione in italiano di “Les fleurs bleues” (1967), viceversa l’articolo di Queneau «Comment on devient encyclopédiste» potrebbe essere una chiave di lettura molto utile per interpretare il cammino intellettuale di Calvino.
Quest’attività ha indubbiamente contribuito all’affermazione di Calvino nell’ambiente letterario parigino e presso la critica, mentre ha avuto solo un effetto indiretto sui lettori francesi.
La ricezione delle sue opere in Francia è condizionata da alcune scelte editoriali. Nel 1955 Albin Michel pubblica la prima traduzione: “Le Vicomte pourfendu”, a cura di Juliette Bertrand; l’originale, “Il Visconte dimezzato”, era uscito in Italia nel 1952. La traduzione di Bertrand è, a oggi, ancora l’unica disponibile.
Dal 1960 sono le edizioni Le Seuil ad avere l’esclusiva delle opere calviniane e pubblicano “Le Baron perché” (“Il Barone rampante”), tradotto ancora da Bertrand. Seguono: “Le Chevalier inexistant” (1962, Maurice Javion), “Aventures” (1964, Maurice Javion, selezione da “Racconti”, 1958), “La journée d’un scrutateur” (1966, Gérard Genot), “Cosmicomics” (1966), “Temps Zéro” (1970), “Les Villes invisibles” (1974) e “Le Château des Destins croisés” (1976) a cura di Jean Thibaudeau.
L’editore Juilliard pubblica i primi libri di Calvino, tradotti da Roland Stragliati: “Le sentier des Nids d’araignées” (1978), “Marcovaldo ou les saisons en ville” (1979), “Le Corbeau vient le dernier” (1980). Si tratta di testi che le Seuil si era rifiutato di pubblicare, ma ai quali Calvino teneva molto. Per le stesse ragioni, tra il 1980 e il 1984 i quattro volumi di “Contes populaires italiens” sono pubblicati da Denoël, tradotti da Nino Frank e Corinne Lucas.
In seguito, tutti gli altri testi di Calvino tradotti in francese sono di nuovo pubblicati da Le Seuil: “Si par une nuit d’hiver un voyageur” (1981, Danièle Sallenave e François Wahl), “La Machine littérature” (tit. orig, “Una pietra sopra”, 1981, Michel Orcel e François Wahl). Da “Palomar” (1985), tutte le traduzioni sono affidate a Jean-Paul Manganaro: “Collection de sable” (1986), “Sous le soleil jaguar” (1990), “La route de San Giovanni” (1991), “Pourquoi lire les classiques?” (1993), “La Grande Bonace des Antilles” (1995; tit. orig. “Prima che tu dica “pronto””). Solo due opere fanno eccezione: l’album illustrato “La Forêt, Racine, Labyrinthe” (1981), tradotto dagli oulipiani Paul Fournel e Jacques Roubaud, per Garance-Slatkine, e “Leçons américaines: aide-mémoire pour le prochain millénaire” (1989, Yves Hersant) pubblicate da Gallimard.
La cronologia delle traduzioni non rispecchia quella delle opere originali: la scelta di pubblicare prima i racconti fantastici (la trilogia de “I Nostri Antenati”) e i libri degli esordi neorealisti solo trenta anni dopo la loro uscita in Italia condiziona fortemente la ricezione di Calvino nella realtà francese.
È da notare che per circa vent’anni, Le Seuil ha escluso volutamente le opere neorealiste dalla pubblicazione, cui poi ha provveduto l’editore Juillard, e ha presentato al pubblico francese prima lo scrittore fantastico e poi quello neorealista, quando il percorso letterario di Calvino va nel senso contrario.
Alla base di queste scelte editoriali vi è presumibilmente la considerazione della diversa storia nazionale: il primo romanzo di Calvino, “Il sentiero dei nidi di ragno”, racconta la Resistenza partigiana, cara al pubblico italiano ma non a quello francese, al quale viene presentata solo dopo aver suscitato l’interesse per il Calvino fantastico, meno legato alla storia italiana.
Le scelte editoriali riguardanti i titoli delle opere, specie delle raccolte, dove sono stati fatti anche interventi di esclusione di alcuni racconti o saggi a favore di altri, meritano una discussione approfondita. In particolare, sono da notare i casi di “La Machine littérature”, traduzione della raccolta di saggi “Una pietra sopra”, e di “La Grande Bonace des Antilles”, traduzione della raccolta di racconti “Prima che tu dica “pronto””. Afferma Mario Fusco:
“Mais avec La Machine littérature on se trouve confronté à une manipulation qui porte à la fois sur un titre (il s’agissait à l’origine de Una Pietra sopra) et sur le contenu d’un recueil de textes théoriques, méthodologiques et critiques établi par Calvino lui-même, avec l’intention déclarée, dans une préface parfaitement claire, de tracer le bilan d’une part importante de son travail, sur laquelle il voulait – c’était là sa conclusion – tirer un trait, ou si l’on préfère, tourner la page, puisque tel est le sens de cette expression « mettere una pietra sopra», qui était le mot finale de cette préface, devenu ensuite le titre du volume”. <4.
Oltre alla scelta discutibile della resa del titolo, anche il contenuto dell’opera subisce importanti cambiamenti: sono esclusi alcuni saggi a beneficio di altri, che non facevano parte dell’edizione italiana. Queste scelte influenzano sicuramente i lettori o ricercatori che non possono far riferimento all’originale.
[NOTE]
1 A. D’ORRICO, Calvino: il rebus senza soluzione. Lirico, araldico, in fondo più francese che italiano, in «Il Corriere della Sera», 18/09/2010.
2 I. CALVINO, Eremita a Parigi. Pagine autobiografiche, Mondadori, Milano 1994, p. 196.
3 M. FUSCO, «Lire Calvino en français?», in AA. VV. Chroniques italiennes. Italo Calvino: les mots, les idées et les rêves, Université de la Sourbonne Nouvelle, Parigi 2005, pp. 157-163.
4 M. FUSCO «Lire Calvino en français?» in AA. VV. Chroniques italiennes. Italo Calvino: les mots, les idées et les rêves, Université de la Sourbonne Nouvelle, Parigi 2005, p. 161.
Ginevra Grossi, Le traduzioni in francese delle opere di Italo Calvino. Uno studio traduttologico di “La grande bonace des Antilles”, Tesi di dottorato, Università degli Studi della Calabria, 2014