Quando Puskás palleggiava sul Capo

Mi si potrebbe obiettare perché volendo scrivere di Puskás io parta da una cartolina, per giunta d’antan, della palestra ex G.I.L. di Ventimiglia (IM). Il fatto é che ancora negli anni ’60 le lezioni di educazione fisica delle scuole superiori della città di confine si tenevano di pomeriggio in quell’edificio, per cui in attesa di entrare capitava di socializzare con ragazzi di altri istituti. Fu così che una volta sentii raccontare da un allievo di Ragioneria che qualche giorno prima Puskás, ancora, si presume, in vacanza a Bordighera (IM), si era presentato ad un allenamento della “Giovane Bordighera” (che aveva solo una squadra di allievi ed una di juniores), incantando tutti con la sua maestria tecnica. Aggiungeva quello studente che il grande asso magiaro del calcio si era esibito indossando più tute o più maglie di lana: era notorio che tendesse ad ingrassare, ma ci teneva a perdere peso prima di rientrare a Madrid. Confesso che in quell’occasione provai invidia, come del resto la provo ancora, perché ammaliato dalla magia di un calcio d’epoca.

Ho voluto citare quel lontano episodio perché mi sembra dimenticato o sconosciuto,  allorché spesso, anche in memorie locali scritte di recente, si parla dei soggiorni di Puskás nella città delle palme, dove ebbe tanti amici, iniziati – in questo Wikipedia si sbaglia! – quando, dopo il suo mancato ritorno nell’Ungheria sconvolta dai fatti del 1956, attendeva di vedere sbrigare le pratiche per avere nuova veste legale e poter continuare la professione in Spagna al Real, dove poi fece ancora diverse memorabili stagioni.

Una fotografia della formazione allievi della Giovane Bordighera di quegli anni, dove militavano alcuni miei amici, ma successiva a quella dove giocava la mia fonte

E pensare che il campo – oggi adibito a parcheggio, con un angolo dedicato alla petanca – dove diede quella simpatica dimostrazione Puskás, situato sul Capo, come si dice, di Bordighera, era di semplice terra battuta, non certo una soffice pelouse! Per giunta le reti messe lì intorno, che forse in settimana non venivano tutte dispiegate, non bastavano ad evitare che i palloni rotolassero o sulla strada per Seborga o sui sentieri per il Municipio o in altre direzioni.

In ogni caso erano sul serio altri tempi!