La causa dei popoli non vietnamiti dell’Indocina dunque doveva essere rimandata, ma non dimenticata

Nguyễn Ai Quốc [n.d.r.: di lì a breve avrebbe assunto il nome di Hồ Chí Minh], ponderando la situazione, si rese conto che fosse necessario istituire una sede esterna al PCI e creare un nuovo fronte unito. In vista di un’eventuale insurrezione generale, come base al di fuori dall’Indocina il leader inizialmente optò per Guìlín, vista la sua vicinanza al confine. Infine, venne scelta Jìngxī per sfruttare la presenza in zona di gruppi di resistenza antigiapponesi e antifrancesi. NAQ dunque propose la formazione di un’ampia organizzazione che unisse tutte le forze patriottiche per spodestare il potere coloniale francese, la quale prese il nome di Việt Nam Độc lập Đồng minh Hội (lega per l’indipendenza del Việt Nam). Il gruppo ben presto fu conosciuto con l’abbreviazione di Việt Minh (VM) <16. Il leader a questo punto richiamò Võ Nguyên Giáp e Phạm Văn Đồng per istituire un programma di formazione e addestramento rivoluzionario per i giovani del nuovo movimento <17. Dopo il completamento del programma, i membri prestarono giuramento al futuro emblema della nazionalità, una bandiera rossa con una stella d’oro, per poi tornare in Indocina. Per NAQ tuttavia, anche se la situazione nazionale era favorevole, l’ora dell’insurrezione non era ancora arrivata: infatti, le condizioni della scena internazionale infatti stavano evolvendo rapidamente, con conseguenze che non potevano ancora essere previste. Sebbene il patto nazista-sovietico fosse ancora in vigore, l’avanzata tedesca nei Balcani aveva portato tensione nelle relazioni tra i due paesi. In Cina, il Giappone continuava i suoi progressi militari nelle province centrali contro Chiang Kai-Shek, mentre allo stesso tempo introduceva forze militari in Indocina con la riluttante acquiescenza delle autorità coloniali francesi <18.
Dopo aver sistemato la base a Jìngxī, Nguyễn Ai Quốc si diresse con alcuni dei suoi seguaci attraverso la fitta giungla verso il confine indocinese. A fine gennaio 1941 attraversarono il confine con il Việt Nam: il leader rientrò nel suo paese dopo trent’anni d’assenza <19. Da lì giunsero al villaggio di Pác Bó, dove con l’aiuto di un simpatizzante locale, il gruppo stabilì i propri alloggi nella grotta chiamata dai locali Cốc Bó (la Fonte). Anche se le condizioni di vita erano dure, NAQ non si perse d’animo e si concentrò nel redigere il giornale del movimento, il Việt Nam độc lập (Việt Nam Indipendente). I seguaci di NAQ nel frattempo organizzarono delle associazioni di mutua assistenza per raggruppare a sé contadini, giovani, donne e soldati: questo permise di istituire una fitta rete di sicurezza in tutta la regione per proteggersi dalle spie. Quando la zona fu considerata abbastanza sicura, NAQ convocò il Comitato Centrale del PCI a Pác Bó <20.
L’ottavo plenum del Partito Comunista Indocinese si riunì a Pác Bó il 10 maggio 1941, con Nguyễn Ai Quốc in rappresentanza del Comintern. Fu la prima riunione del Comitato Centrale che egli presiedette dalla sua creazione a Hong Kong nel febbraio 1930. Gli obiettivi del plenum furono essenzialmente tre. In primis, l’ufficializzazione del fronte unico Việt Minh. Il programma del VM simboleggiava la nuova tappa della rivoluzione vietnamita: il compito immediato del popolo era lottare per la liberazione nazionale dal regime coloniale francese e dalle forze di occupazione giapponesi. Il compito ultimo del VM era invece di prepararsi a prendere il potere al momento opportuno. Importante fu l’attenzione posta al tema nazionalistico. Il VM scelse il termine ‘Việt Nam’ all’interno del suo nome e non ‘Indocina’: la causa dei popoli non vietnamiti dell’Indocina dunque doveva essere rimandata, ma non dimenticata. Infatti, i comitati regionali del movimento in Cocincina e in Annam furono incaricati di stabilire nuove basi in Cambogia e Laos. Il secondo obiettivo del plenum quindi fu quello di costruire un movimento nazionale che non solo potesse ottenere il sostegno della massa della popolazione vietnamita, ma anche guadagnarsi la simpatia dei popoli progressisti di tutto il mondo. Solo dopo la vittoria nazionale ci sarebbe stato il tempo necessario per procedere verso l’istituzione di un paese socialista. Il terzo obiettivo fu quello di scegliere un nuovo comitato centrale: NAQ rifiutò la richiesta dei suoi colleghi di assumere la carica di segretario generale, e la scelta dunque cadde su Trường Chinh. Nonostante la lunga assenza del leader, il ruolo di guida di NAQ fu apparentemente accettato senza esitazioni dai membri del Partito, dunque non è chiaro perché il leader rifiutò l’incarico di segretario generale, un ruolo che gli avrebbe conferito maggior potere. Forse si considerava ancora un agente del Comintern, o forse aveva già iniziato a concentrare lo sguardo su un futuro in cui, come presidente, poteva sperare di superare i vincoli della lotta di classe rappresentati dal Partito Comunista per rappresentare tutti i cittadini vietnamiti nella costruzione di un prospero Việt Nam <21.
Nei mesi successivi la nascita del Việt Minh, la situazione mondiale si complicò. Il 22 giungo la Germania dichiarò guerra all’Unione Sovietica, agevolando tuttavia lo sforzo del leader nel collegare le attività del PCI alla lotta globale contro il fascismo. In Indocina, la Cao Đài trovò protezione sotto l’ala giapponese. Quest’ultimi nell’anno successivo inglobarono nella loro sfera d’influenza anche la Hòa Hảo <22. A luglio il Giappone ottenne il permesso di stazionare truppe nell’Indocina orientale, anche se il controllo giapponese sul Việt Nam non fu diretto. L’ammiraglio Decoux attuò una politica sia d’intesa che di diffidenza col Giappone, adottando misure repressive per impedire l’ascesa di forze indipendentiste indigene <23, filonipponiche, e anche tra i francesi ritenuti pericolosi dal regime di Vichy. Inoltre, l’imposizione di un’economia di guerra in Indocina portò a un sensibile peggioramento delle condizioni di vita, aumentando la miseria della popolazione e il costo della vita <24. Il 7 dicembre, le forze giapponesi lanciarono l’attacco aereo a Pearl Harbor in seguito all’embargo imposto dagli americani, con la conseguente dichiarazione di guerra da parte degli Stati Uniti d’America. Di fronte a questi avvenimenti, Nguyễn Ai Quốc sul Việt Nam độc lập dichiarò che la lotta nel Pacifico si era ormai trasformata in una conflagrazione mondiale, rendendo sempre più urgente la mobilitazione dei popoli indocinesi per affrontare le sfide a venire <25.
[NOTE]
16 Duiker, Ho Chi Minh, 183.
17 La prima serie di corsi, tenuti per un periodo di due settimane nel gennaio 1941, consisteva in lezioni su tre argomenti principali: la situazione nel mondo e in Indocina, come disporre organizzazioni di massa, metodi di propaganda e lotta rivoluzionaria. Duiker, Ho Chi Minh, 184.
18 Duiker, Ho Chi Minh, 182-86.
19 Lacouture, Ho Chi Minh, 85.
20 Duiker, Ho Chi Minh, 186-87.
21 Duiker, Ho Chi Minh, 187-91.
22 Taylor, A History of the Vietnamese, 527.
23 In questo periodo nacquero i quattro partiti ‘Đại Việt’ (Grande Việt): Đại Việt Quốc gia Xã hội Đảng (Partito Nazional-socialista del Grande Việt), Đại Việt Quốc dân Đảng (Partito Nazionalista del Grande Việt), Đại Việt Duy dân Cách mệnh Đảng (letteralmente, il Partito Riformista Popolare del Grande Việt) e Đại Việt Dân chính Đảng (Partito del Popolo del Grande Việt), che nel 1944 si riuniranno per formare la coalizione Đại Việt Quốc gia Liên minh (Alleanza Nazionale del Grande Việt). In Annam, Ngô Đình Diệm organizzò invece il gruppo Việt Nam Đại Việt Phục Hưng Hội (Associazione di Restaurazione del Grande Việt), che però fu smantellata dai francesi nel 1944; Diệm tuttavia ottenne protezione dai giapponesi. Taylor, A History of the Vietnamese, 528-29.
24 Montessoro, Vietnam, un secolo di storia, 178-83.
25 Duiker, Ho Chi Minh, 192-95.
Giada Secco, Zio Hồ, Zio Sam. Le relazioni tra Hồ Chí Minh e gli Stati Uniti prima della Guerra del Việt Nam, Tesi di Laurea, Università Ca’ Foscari Venezia, Anno Accademico 2019-2020