Alla ricerca di quello che si muoveva nel suo animo nordico

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Credevo di essere un tipo curioso, ma non lo sono stato abbastanza.

Leggevo una bella recensione di Michela Marzano su Robinson Libri di la Repubblica del 25 gennaio scorso, dedicata a Mamma è matta, papà è ubriaco di Fredrik Sjöberg, un lavoro dedicato alla figura di Anton Dich (1889-1935), sconosciuto pittore, svedese, secondo la giornalista. E mi colpiva il fatto che l’artista avesse dimorato qui a Bordighera (IM).

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Ho fatto qualche frettolosa ricerca e ho appurato che Dich a Bordighera è addirittura sepolto, nel Campo degli Inglesi del cimitero in Arziglia.

Non solo. Qui da noi Dich era arrivato nel 1928. Era in fuga da tante cose. Anche da un matrimonio. Aveva anche avuto lunghe conversazioni con Giuseppe Balbo, nostro intenso artista, che lo ricordava Sempre alla ricerca di quello che si muoveva nel suo animo nordico.

Sono stato subito debitore di bordighera.net e dell’amico Pietro Raneri per queste notizie, da me selezionate in un resoconto più largo. Lì (e per per altri ancora, perché si è diffusa la curiosità per un libro che parla di un personaggio la cui tomba si trova a Bordighera) si definisce Dich danese, come in effetti era.

Non ebbe fortuna in vita Dich. Come preannuncia Michela Marzano rispetto al recente libro a lui dedicato, cui mi sembra giusto rimandare, Dich frequentò a Parigi grandi artisti quali Picasso e Modigliani. Cercava anch’egli la fama. Sinora non l’ha ricevuta neppure postuma, come fu invece per Modigliani.

In ogni caso a mio personale parere Anton Dich merita di essere ricordato e valorizzato.