Una certa idea di Nizza

Nizza: un edificio scolastico

Certamente la cosa che colpisce di più uno straniero è l’ambiente estremamente cosmopolita che compone il tessuto di questa città. A questa caratteristica propria della città di Nizza va aggiunto un aspetto della storia della mia famiglia: mia madre è abruzzese, e gran parte del suo ramo familiare è migrato negli angoli più diversi della terra. Ancora oggi ho molti parenti in Venezuela, negli Stati Uniti e in Francia.
A spingermi verso lo studio dell’immigrazione a Nizza non sono stati però solo questi due fattori, la presenza di tanti immigrati e la storia della mia famiglia. Arrivato in questa città, soprattutto nel primo periodo ho vissuto esperienze strane e a tratti spiacevoli. Sentivo ancora molte persone dire che gli italiani sono poveri, sono dei macaronis, dei ladri, persone poco affidabili che non rispettano le regole, quasi che ancora vedessero il confine valicato da schiere di immigrati vestiti di stracci. Un mio compagno di facoltà una volta mi chiese se in Italia esistono i centri commerciali. Accanto agli stereotipi dell’italiano latin lover, ottimo cuoco e che veste bene, persistono ancora immagini legate alla povertà e alla miseria. Per me che vengo dalla pianura Padana, una delle regioni più industrializzate al mondo, queste etichette sono risultate inizialmente incomprensibili. È per questo che oltre allo studio dell’immigrazione ho voluto prestare un occhio di riguardo anche all’immagine degli immigrati a Nizza e a come questa va modificandosi nel tempo.
Oltre ad essermi sentito direttamente coinvolto dal tema dell’emigrazione sono anche appassionato di sport. Lo sport di una volta poi rievoca, in me che non l’ho mai visto, imprese eroiche, tappe ciclistiche di 400 km, campioni come Coppi, Bartali, Binda e Nuvolari. Ricostruire le loro carriere è come gongolarmi in un mondo più bello, lontano e che non tornerà più. Le avventure di ciclisti emigrati a Nizza, come Camellini o Lauredi, per esempio, rappresentano inoltre ai miei occhi la storia di ex panettieri o idraulici che, col loro impegno, riescono a ritagliarsi un nome e un prestigio nella nuova società in cui vivono. Le loro storie non sono più solamente quelle di due immigrati che lasciano il proprio paese per sfuggire dalla miseria, storie uguali a quelle di tanti milioni di italiani che seguono lo stesso destino. Sono le storie di due persone che, trasformando il proprio hobby in lavoro, riescono a dimostrare di essere uomini seri, non più soltanto dei ritaliens o dei macaronis, non più individui il cui nome è legato a tanti stereotipi, ma due persone con le loro vicende e la loro personalità, slegata da quella di tutti gli altri.
[…] Il capitolo cinque prende spunto da una riflessione di Pierre Milza. Secondo lo storico francese l’immagine degli italiani in Francia è mutata tra la fine della seconda guerra mondiale e il boom economico. In particolare i successi di Coppi e Bartali e degli altri atleti italiani avrebbero contribuito a modificare la percezione degli italiani all’estero <1. La stessa cosa si può dire per la regione nizzarda e per la stampa locale? L’immagine degli italiani visti tramite lo sport è davvero cambiata, e come? Si cercheranno le relative risposte in quest’ultimo capitolo, dedicato all’immagine dei grandi campioni dello sport in Costa Azzurra. Per raccogliere le informazioni su questi ultimi due capitoli mi sono affidato, oltre che alle fonti bibliografiche, soprattutto ai giornali locali.
Nelle conclusioni finali vengono riportate tutte le riflessioni relative ad ogni capitolo.
In generale tutti i titoli di giornali sono stati riportati in lingua originale, salvo quelli citati nel capitolo 1.8. In questo caso la maggior parte dei titoli che ho riportato li ho trovati già tradotti in italiano su un intervento di Jean Louis Panicacci relativo alla questione di Tenda e la Briga <2.
Per affrontare il tema dell’immigrazione e dello sport a Nizza nel dopoguerra è infatti indispensabile una conoscenza anche approssimativa del suo contesto, sia di quello generale, relativo alla Francia e all’Italia, sia di quello particolare, relativo a Nizza e alla sua regione.
I nove paragrafi di questo capitolo analizzano diversi aspetti. Per quanto riguarda il contesto generale i temi trattati sono i seguenti: breve cenno alla storia della Francia dal 1945 al 1960, analisi dei rapporti tra i due stati dopo il conflitto, la situazione migratoria nel secondo dopoguerra e l’immagine che i francesi percepiscono, in questo periodo, dell’Italia e degli italiani.
Per quanto riguarda invece il contesto più specifico e meno conosciuto di Nizza sono stati toccati i seguenti punti: storia della città nella seconda metà del ‘900, situazione dell’immigrazione italiana nella regione, studio dei giornali e del loro comportamento verso l’Italia e gli italiani e storia di Tenda e La Briga e della questione del confine, aspetto che tanto peso ha avuto nelle relazioni sportive tra i due stati <3.
Infine l’ultimo paragrafo è stato dedicato ad un’analisi generale del fenomeno sportivo nel dopoguerra.
[NOTE]
1 P. Milza, L’image de l’Italie et des Italiens du XIXe siècle à nos jours, in Images et imaginaire dans les relations internationales depuis 1938, «Les cahiers de l’Institut d’histoire du temps présent» (n.28), sotto la direzione di R. Frank, giugno 1994, pp. 71-82.
2 J. Louis Panicacci, L’opinione pubblica del nizzardo e la questione della frontiera franco-italiana (1945-1947), in A.a.V.v., Confini Contesi – La Repubblica italiana e il Trattato di Pace di Parigi (10 febbraio 1947), Ediz. Gruppo Babele, Torino, 1998, pp. 44-74.
3 Vedi capitolo 4.
Alessandro Dall’Aglio, Emigrazione italiana e sport a Nizza nel secondo dopoguerra (1945-1960), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Parma, Anno Accademico 2002/2003