Per quanto riguarda le relazioni con il Vecchio Continente, subito dopo l’inizio del suo mandato, Nixon programmò un tour in tutta l’Europa

Nel novembre del 1968, Richard Nixon venne eletto 37esimo presidente degli Stati Uniti.
Il presidente neoeletto si trovò a dover affrontare situazioni complesse nel campo della politica estera: dalla guerra in Vietnam ai rapporti con l’Unione Sovietica fino alla situazione politica in America Latina in Medio Oriente e in Italia.
Henry Kissinger, suo braccio destro, ricoprì la carica di National Security Advisor dal 1969 al 1975 e Segretario di Stato dal 1973 al 1977; egli svolse un ruolo di primaria importanza nel campo della politica estera americana.
Entrambe queste personalità fecero uso di strumenti molto peculiari, come i backchannels (3, canali di comunicazione che non coinvolgevano il resto del governo e che venivano impiegati dal Presidente per scavalcare la macchina burocratica statunitense, in modo tale da avere il controllo di determinate questioni nelle proprie mani, ottenerne il controllo totale ed escludere le personalità che Nixon riteneva ostili.
La fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta costituirono una fase molto importante per gli Stati Uniti.
Innanzitutto, Nixon, una volta divenuto Presidente ebbe ben chiaro che erano presenti molte questioni da risolvere, sia in ambito di politica interna sia in politica estera.
La sua priorità fu quella di ristabilire un consenso che fosse ben consolidato, sia dal punto di vista internazionale, sia dal punto di vista prettamente interno al paese con riguardo al ruolo fondamentale degli Stati Uniti nello scenario internazionale <4.
Uno dei problemi principali era senz’altro la Guerra in Vietnam, che oltre ad essere fonte di enormi spese, aveva iniziato a causare anche disordini interni soprattutto da parte di attivisti che erano contrari alla prosecuzione delle ostilità.
Di conseguenza, si optò per una graduale “vietnamizzazione” del conflitto, consistente nella riduzione degli interventi militari e nel ritiro delle truppe statunitensi dal territorio vietnamita, affidando l’incarico di prosecuzione del conflitto alle forze armate del Vietnam del Sud <5.
Per quanto riguarda lo scontro con l’URSS, invece, si assisterà ad una graduale evoluzione dei rapporti tra i due paesi dalla fine degli anni Sessanta.
Nel corso degli anni Sessanta, si era raggiunto il primo risultato importante per quanto riguarda la riduzione della corsa agli armamenti, con la firma del Test Ban Treaty nel 1963 e nell’estate del 1968 con la firma del Trattato di non proliferazione nucleare.
È ben noto come sia l’Unione Sovietica che gli Stati Uniti disponessero di armamenti nucleari e che, in caso di conflitto aperto, entrambi avrebbero potuto farne uso.
Un eventuale uso dell’arma atomica da parte di uno dei due blocchi, avrebbe portato sicuramente ad una risposta altrettanto forte da parte dell’altro e ciò avrebbe portato alla cosiddetta MAD, ovvero alla Mutual Assured Distruction.
Infatti, era ben più che scontato che ciascun paese avrebbe risposto all’attacco con armi pari, provocando così la distruzione di entrambi i territori e dell’intera umanità <6.
È altrettanto importante definire cosa entrambe le potenze intendessero per distensione: sia l’URSS che gli USA, non avevano come obiettivo quello di porre fine alla contrapposizione del blocco sovietico e di quello occidentale.
Per la prima, la détente era dimostrazione del raggiungimento della parità strategica con gli Stati Uniti, mentre per i secondi, questa era necessaria per arginare l’azione dell’Unione Sovietica. <7
Un importante passo in avanti venne compiuto nel 1972 con la firma del trattato SALT I, ovvero Strategic Arms Limitation Treaty che prevedeva una limitazione e il congelamento del numero di missili posseduto da entrambe le potenze.
Il binomio Kissinger Nixon aprì inoltre un importante canale diplomatico con Pechino. L’apertura di tali relazioni aveva un duplice obiettivo, quello di andare a colpire l’Unione Sovietica e quindi di esercitare pressione nei suoi confronti <8, ma anche quello di instaurare nuovi rapporti economici con Pechino <9.
In Medio Oriente, la superpotenza fu coinvolta nel tentativo di impedire l’avanzata dell’Unione Sovietica nei paesi arabi, per quanto riguarda l’America Latina, soprattutto nei primi anni di presidenza si vedrà la sua azione concreta, specialmente in Cile tra il 1970 e il 1975. Spesso l’amministrazione americana interverrà con delle covert operations per supportare fazioni locali anticomuniste che dovevano contrastare quella opposta e con l’attivazione di backchannels da parte di Nixon e Kissinger.
Per quanto riguarda le relazioni con il Vecchio Continente, subito dopo l’inizio del suo mandato, il Presidente neoeletto programmò un tour in tutta l’Europa.
L’Europa da sempre era stata oggetto della politica estera statunitense e soprattutto durante la Guerra Fredda il mantenimento di buoni rapporti con i paesi del blocco occidentale era una priorità per le leadership americana, in quanto significava assicurarsi un baluardo contro l’avanzata dell’Unione Sovietica nel territorio europeo.
In realtà, molti Stati europei avevano sperimentato un progressivo allontanamento da parte degli USA e ciò era dovuto dal fatto che i leader dei paesi del blocco occidentale erano dubbiosi su un eventuale intervento americano nel caso in cui l’URSS avesse attaccato uno dei paesi della NATO.
Il viaggio di Nixon fu quindi volto a rinsaldare i legami con tali paesi, rassicurarli ma al contempo ottenere maggiore indipendenza da questi ultimi.
Infatti il Presidente da un lato garantiva la protezione da parte degli Stati Uniti dei paesi del blocco occidentale, al contempo assicurava l’instaurazione di canali di consultazione periodici tra alleati.
Tale viaggio, venne considerato un vero e proprio successo da entrambe le parti. Per gli Stati europei, la visita si era conclusa positivamente grazie alle rassicurazioni riguardo ad un coinvolgimento maggiore e all’attribuzione di una nuova centralità da attribuire alla NATO.
Per Nixon invece fu un successo in quanto ebbe la dimostrazione che tali stati confermarono di considerare gli Stati Uniti come loro punto di riferimento e ad essi attribuivano fiducia <10.
In realtà, l’amministrazione americana in parte trascurò i rapporti con i paesi del blocco occidentale, non garantendo quanto promesso durante il viaggio in Europa del 1970.
Sia Nixon che Kissinger diedero priorità ai rapporti con l’Unione Sovietica, spesso tralasciando le crisi interne ai paesi alleati, che dovevano occuparsi in maniera autonoma dei propri problemi. <11
Gli USA contavano sui Paesi europei ed è per questo motivo che spesso tali relazioni venivano messe da parte per dare priorità al dialogo con l’altra parte del blocco.
È, però, importante tener presente l’evoluzione che stava avvenendo in questi anni in Europa.
Gli anni Settanta, infatti sono gli anni in cui la ripresa del processo di integrazione europea prese forma, con la prospettiva di includere anche il settore politico.
Il Rapporto di Lussemburgo del 1970 infatti prevedeva le consultazioni tra gli Stati membri in materia di politica estera.
La leadership americana aveva supportato la CEE, e più volte aveva dimostrato pieno sostegno al processo di integrazione.
In realtà Nixon continuò a privilegiare il mantenimento dei contatti con i singoli paesi, non considerando quasi mai la Comunità Europea come interlocutore primario. <12
Anche Kissinger si mostrò spesso critico nei confronti del fenomeno di integrazione europea, sostenendo che con tale istituzione il mantenimento dei rapporti sarebbe stato inevitabilmente molto più complesso e difficile da gestire.
I rapporti tra Paesi Europei e Stati Uniti subirono un raffreddamento in seguito alla decisione unilaterale riguardante la sospensione del sistema monetario di Bretton Woods <13, e l’imposizione di un dazio del 10% sulle importazioni annunciata nell’agosto del 1971 dal Presidente Nixon.
Nel corso degli anni Settanta la relazione tra alleati e USA mutò profondamente, sia a causa della visione che Nixon e Kissinger avevano degli europei, sia a causa di fattori che influenzarono la percezione che i paesi del vecchio continente avevano degli Stati Uniti. <14
L’Europa in questi anni diede vita ad un nuovo processo, nel cui ambito cercava di diventare sempre più indipendente e autonoma dalla potenza americana, restando però sempre parte del blocco occidentale.
[NOTE]
3 GUARNA L., 2015, Richard Nixon e i Partiti politici italiani, Milano, Mondadori Università, p.31;
4 Ivi, p.26;
5 Ivi, p.27;
6 COMINELLI L., 2014, L’Italia sotto tutela, Milano, Mondadori Education, p.19;
7 Ivi, p.20;
8 Gli anni Sessanta furono scenario del conflitto sino-sovietico, che vide la contrapposizione e il conseguente raffreddamento dei rapporti tra la Cina di Mao Tse-tung e Mosca;
9 GUARNA L., op.cit., p. 31.
10 COMINELLI L., op.cit., pp. 24-25;
11 Ivi, p. 29;
12 Ibidem;
13 Il sistema monetario di Bretton Woods nacque nel 1944 e prevedeva un regime di tasso di cambio fissi e la convertibilità del dollaro in oro, sistema che venne sospeso nel 1971 per ridurre il deficit presente nella bilancia dei pagamenti americana; Nei paesi della CEE nel 1972 si stipulò un accordo che prevedeva la nascita del Serpente Monetario Europeo, in cui i tassi di cambio potevano oscillare in una banda predefinita.
14 COMINELLI L., op.cit., p. 34;
Nicole Todisco, Gli USA e la questione del compromesso storico durante l’amministrazione Ford, Tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2021-2022