Dal 6 agosto del ’44 la base di riferimento del Distaccamento Cadore divenne il Monte Rite

Domegge di Cadore (BL). Fonte: flickr

Il 10 giugno 1944 il Comando generale delle Brigate Garibaldi ordinò ad ogni reparto di procedere con un attacco generale, poiché, dopo lo sbarco in Normandia <117, si diede inizio alla liberazione dell’Europa intera. Nello stesso tempo il Cln di Belluno si era schierato apertamente a favore del nuovo governo di Bonomi, che era subentrato a quello di Badoglio <118. Il direttivo del Cln ordinò ai reparti partigiani di ostacolare ogni mossa del nemico, impedendo la requisizione degli autotreni e assaltando gli autocarri e le vetture che circolavano in tutta la provincia e per dirigersi verso i centri di raccolta tedeschi. L’obiettivo del Cln era quello di garantirsi il controllo della provincia per evitare ogni possibile ostacolo all’avanzata alleata. Fu così che a Domegge di Cadore, il 30 giugno 1944, un gruppo della Brigata Calvi attaccò la caserma dei carabinieri, al servizio dei tedeschi, prelevando armi ed alcuni preziosi documenti come lo schedario in cui erano stati segnati i nomi di tutti i sorvegliati politici del paese nonché quelli dei giovani che dopo l’8 settembre avevano disertato il servizio militare. Il maresciallo della caserma venne catturato e dopo aver tentato la fuga, venne ucciso a colpi di fucile <119. Il 10 luglio vennero definitivamente eliminate le stazioni dei carabinieri di Domegge e di Auronzo di Cadore ed il compito di polizia giudiziaria ed amministrativa venne affidato ai podestà dei relativi paesi <120. A questo punto fu necessario unire le forze per sferrare l’attacco definitivo al nemico comune, perciò il Distaccamento Cadore cercò di intrecciare un rapporto di collaborazione con altre formazioni partigiane limitrofe, quali quelle della Carnia (dove agiva soprattutto la Brigata Osoppo) ed allo stesso tempo s’impegnò a reclutare nuovi elementi tra le proprie fila. Ai giovani cadorini si unirono molti provenienti dalla pianura e in alcuni casi perfino da altre regioni <121 cosicché nel luglio del’44 il nucleo partigiano poteva già contare su 150 unità <122. Vennero formati tre Distaccamenti distinti, che andarono a costituire una nuova Brigata il 4 luglio 1944. Dopo questa riforma la Calvi assunse la nomea di Brigata Cadore e a sua volta venne suddivisa in tre Distaccamenti indipendenti: quello Oberdan operativo in Comelico, quello Bepi Stris dislocato nella Val Boite e quello Cadore attivo nel Centro Cadore. Inizialmente si creò anche un gruppo supplementare che presiedeva la zona dell’Oltrepiave <123, ma che venne successivamente assorbito dal Distaccamento Oberdan. La crescita progressiva del movimento non era di facile gestione ed i combattenti veterani avevano il compito di addestrare gli ultimi arrivati. Ciò creava non poche difficoltà di carattere organizzativo.
Le azioni partigiane proseguirono per tutta l’estate del ’44. Il 26 luglio, a Sappada, i partigiani del Distaccamento Oberdan presero d’assalto la gendarmeria di Bach <124. Il 27 luglio venne assaltata la caserma del Sod ovvero del «Servizio di Ordine Doganale <125» a Cortina, con l’obiettivo di danneggiarne la stazioncina e di eliminarne la relativa sbarra di confine <126. Il 28 venne sabotato il ponte sopra al Rio Vallesina e si bloccò la linea ferroviaria tra Calalzo e Cortina e lo stesso giorno 19 garibaldini del Bepi Stris, guidati dal «Garbin» riuscirono a danneggiare in diversi punti le linee telefoniche <127.
Nell’estate del 1944, con la trasformazione della Brigata Nannetti in Divisione d’Assalto, composta dalle sei Brigate Vittorio-Veneto, Tollot, Mazzini, Gramsci, Pisacane e Calvi, vennero riorganizzati i vertici di comando e si stabilirono i seguenti ruoli: «Garbin» fu nominato comandante di Brigata, Vittorio Sala, detto «Jack», divenne comandante del Distaccamento Cadore, Francesco Barcelloni Corte, detto «Spartaco», assunse la carica di Commissario politico, mentre Attilio Stiz, detto «Bill», fu posto come vicecomandante <128.
Dal 6 agosto del ’44 la base di riferimento del Distaccamento Cadore divenne il Monte Rite, sopra il paese di Cibiana di Cadore, nella Val Boite. Da qui partivano tutte le operazioni da effettuare sul territorio, come quella del 10 agosto, quando alcuni partigiani fecero un agguato a una pattuglia tedesca nel territorio di Lozzo di Cadore, nella località denominata «Curva dei Sindaci». L’attentato provocò la morte di un milite tedesco ed il ferimento grave di un suo compagno, che perì poco dopo. La ritorsione tedesca non tardò ad arrivare: vennero dati alle fiamme alcuni fienili e due camion di soldati si diressero verso il centro di Lozzo. Diedero poi inizio ad un rastrellamento della zona, ma su consiglio del parroco don Pietro Costantini, i giovani partigiani del paese restarono nelle rispettive abitazioni ed i tedeschi catturarono soltanto alcuni uomini impegnati nello sfalcio dei prati nelle campagne circostanti, i quali furono rilasciati il mattino seguente <129.
In questi giorni piuttosto concitati la Calvi entrò in contatto con il capitano Steve Hall, pedina di fondamentale importanza per la missione Mercury, che si era paracadutato in Carnia il primo agosto, con il compito di programmare aviolanci e di preparare atti di sabotaggio della ritirata tedesca che si sperava imminente. Il 22 agosto, in Val Visdende, egli incontrò per la prima volta «Garbin» e lo mise a conoscenza del sicuro sfondamento della «Linea Gotica» da parte dell’esercito alleato. Il capitano Hall suggerì inoltre di colpire alcuni punti strategici come il ponte sul Molinà, il Ponte Nuovo nei pressi di Lozzo di Cadore e la strada della Cavallera per rallentare le manovre tedesche e a tal scopo fornì una gran quantità di esplosivi e la sua preziosa consulenza tecnica <130.
A partire dal 20 agosto i tedeschi chiusero le valli del Cadore in una gigantesca morsa e le azioni dei partigiani furono piuttosto limitate. Il 28 del mese venne scelto Cesare Bertoia, originario di Longarone <131, in qualità di nuovo vicecomandante per la Brigata Cadore e nei giorni successivi essa si unì alla «Oberdan» e si spostò sull’altopiano di «Pian Dei Buoi» sopra Lozzo di Cadore <132. Alla fine di agosto gli alleati inviarono tra i partigiani due tenenti dell’esercito inglese, Simon Mac Cabe e «Teddy», affinché stabilissero assieme ad Alessandro Gallo il da farsi in vista del termine della guerra. Così si decretò di affidare ad ogni Brigata una missione specifica da attuarsi in una precisa zona di competenza. La Vittorio-Veneto aveva l’ordine di sbarrare le linee ferroviarie e le strade tra Conegliano, Vittorio Veneto, Belluno, S.Croce, Ponte nelle Alpi e Longarone, la Brigata Piave doveva sorvegliare il passo di S. Ubaldo, la Mazzini doveva controllare la Valle del Piave nelle zone di Quero e di Vas, la Gramsci aveva l’incarico di presidiare la Valsugana, la Pisacane creò un blocco nel territorio del Cordevole fra Longarone ed Agordo, la Calvi
vegliava la Valle del Piave e la Valle del Boite, mentre la Tollot assunse la funzione di riserva della Divisione, in attesa di entrare in azione nella Valle del Piave e nel Fadalto <133.
[NOTE]
117 Che avvenne il 6 giugno 1944 con la messa in atto dell’operazione «Overlord». Si veda Brancati, Popoli e civiltà, p. 293.
118 Ivanoe Bonomi (1873-1951) capo del Cln, fu tra i più illustri rappresentanti dell’antifascismo moderato, il 18 giugno divenne capo del governo, in sostituzione di Pietro Badoglio e restò in carica fino al 21 giugno 1945, sostenuto anche dagli alleati. Ibidem, p. 293.
119 Cfr. Musizza e De Donà, Guerra e Resistenza in Cadore, pp. 108-109.
120 Ibidem, p. 110.
121 Soprattutto dall’Emilia Romagna, grazie all’accordo tra la «Federazione Comunista» di Bologna ed il Cln di Belluno. Ibidem, p. 136.
122 Ibidem, p. 134.
123 Tale Distaccamento era comandato da Gianbattista Martini di Pelos di Cadore e da Mario De Michiel di Lorenzago, quando fu assorbito dal Distaccamento Oberdan l’unico capo divenne Celso Guglielmo detto «Nemo». Si veda Musizza e De Donà, Guerra e Resistenza in Cadore, p. 36.
124 Questo episodio provocò l’ira dei tedeschi, che il mattino successivo occuparono i paesi di Borca e di S.Vito di Cadore per dar luogo ad una rappresaglia, tuttavia l’intervento del podestà di Cortina De Zanna scongiurò siffatto rischio e i presunti colpevoli (5 partigiani) vennero imprigionati e deportati al campo di Bolzano. Cfr. Ibidem, p. 143.
125 Questa caserma veniva comunemente chiamata «Dogana Vecchia». Cfr. Fornasier, Il nonno racconta, pp. 56-59.
126 Si veda Musizza e De Donà, Guerra e Resistenza in Cadore, pp. 139-140.
127 Ibidem, p. 144.
128 Cfr. Vendramini, Aspetti militari della resistenza bellunese e veneta, pp. 78-81.
129 Si veda Musizza e De Donà, Guerra e Resistenza in Cadore,pp. 148-149.
130 Ibidem, pp. 150-151 e pp. 160-161.
131 Il nome di battaglia di Cesare Bertoia era «Katiuska»: egli apportò alla Brigata Cadore la sua grande esperienza di combattente, poiché era un veterano del Distaccamento «Bepi Stris». Si veda Ferruccio Vendramini (a cura di) Occupazione tedesca e guerra partigiana nel longaronese, 1943-1945, Belluno, Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea, 2005, p. 34.
132 Il nuovo quartier generale della Brigata divenne la vecchia «Caserma di Sora Crepa».
Si veda Musizza e De Donà, Guerra e Resistenza in Cadore, pp. 175-176.
133 Ibidem, pp. 177-178.
Vittorio Lora, Terenzio Baldovin e Lozzo di Cadore. Public history e stratificazioni della memoria in una comunità di montagna, Tesi di laurea, Università Ca’ Foscari Venezia, Anno accademico 2011/2012