A partire dal 1995 il tema delle spoliazioni dei beni di famiglie ebree e soprattutto la questione dei beni non ancora restituiti è divenuto di grande attualità

La questione delle spoliazioni di opere d’arte attuate dai nazisti nell’Europa occupata ha visto, a partire dalla fine del secolo scorso, un rinnovato interesse degli studiosi e dell’opinione pubblica <343.
Per poter affrontare un tema così vasto, nel presente capitolo, quindi, non presenteremo la totalità dei lavori e delle pubblicazioni che sono derivate dalle numerose ricerche condotte negli ultimi decenni.
[…] Se da un lato l’ideologia nazista condannava alla censura e alla distruzione l’arte cosidetta “degenerata”, Hitler coltivava il progetto di realizzare a Linz il Führermuseum. Ovviamente in questo museo ci sarebbe stato posto solo per opere di artisti cosiddetti “classici”, quelle espressioni artistiche, cioè, che definivano la pura razza tedesca. Le opere che dovevano essere destinate al museo di Linz vennero raccolte attraverso vendite forzate e confische. A tale scopo nel 1939 venne creata la Sonderauftrag Linz con lo scopo preciso di individuare le opere che avrebbero fatto parte del Führermuseum. La collezione, per legittimare lo sforzo economico richiesto alla Nazione tedesca, sarebbe stata poi donata ai tedeschi dal loro capo politico. Hitler incaricò Hans Posse, allora direttore della Pinacoteca di Dresda, di raccogliere le migliaia di opere necessarie alla creazione del museo <458.
A coronamento di questo grandioso obiettivo di dare alla nazione tedesca una grande collezione artistica che rappresentasse la cultura germanica eletta dal nazionalsocialismo, nel 1940, Otto Kümmel, conservatore generale dei musei nazionali della Germania nazista, viene incaricato da Göbbels di redigere una lista dettagliata di tutte le opere d’arte di origine germanica in possesso di Paesi stranieri <459. Tale lista doveva includere tutti gli oggetti trasferiti per acquisto illegale o conquista militare dal XVI secolo in poi. Le opere d’arte incluse nel cosiddetto Rapporto Kümmel dovevano essere oggetto di rivendicazione da parte della Germania sui Paesi occupati in seguito alle vittorie militari. Göbbels e il Reichsmarchall, Hermann Göring, si occuparono di rintracciare e catalogare tali opere che nel corso dei secoli erano state prelevate dal territorio tedesco.
[…] A partire dal 1995 il tema delle spoliazioni dei beni di famiglie ebree e soprattutto la questione dei beni non ancora restituiti è divenuto di grande attualità. I fatti sono stati spesso riportati come scandali e con toni di accusa. Gli articoli della stampa mondiale si sono concentrati in particolare sulle opere d’arte. Questo rinnovato interesse sull’argomento ha trovato i propri presupposti nell’iniziativa americana e soprattutto nella riapertura di dossier relativi ai beni sottratti agli ebrei negli ex paesi comunisti dell’Europa centro-orientale. Possiamo, quindi, affermare che siano stati la caduta del comunismo e la fine della divisione dell’Europa che hanno permesso che la questione tornasse centrale nell’interesse degli studiosi e dell’opinione pubblica. La conseguenza di tale rinnovato interesse fu la creazione di numerose commissioni di ricerca storica. Tra tali commissioni si cita la mission d’étude de la spoliation des Juifs de France, conosciuta come Mission Mattéoli. Il limite del lavoro condotto da tale commissione fu quello di essere stato svolto da funzionari e ricercatori francesi e di essere isolato dalle influenze straniere. Ciò non accadde in altri paesi europei dove, invece, gli storici ricercatori provenivano dall’estero, in particolare dagli Stati Uniti.
Una cinquantina di commissioni furono create in Europa con lo scopo di studiare i meccanismi della spoliazione e di eventuali restituzioni. La Mission Mattéoli, nonostante i limiti descritti sopra, ha realizzato un lavoro considerabile sia dal punto di vista dell’approccio che dei risultati della ricerca storica. Decine di rapporti sono stati pubblicati <463.
In Svizzera la commissione Bergier, dal nome del suo presidente, ha rappresentato con la Mission Mattéoli e le missioni austriache, la più grande produzione di letteratura sull’argomento <464. Numerose altre commissioni vennero costituite in Belgio, nei Paesi Bassi, in Austria, nei paesi scandinavi. Nei paesi dell’Europa centrale e orientale se ne contarono molte meno. In ogni caso tutte le commissioni hanno prodotto un gran numero di rapporti che misero in luce l’importanza diplomatica dei lavori condotti. Molti dei risultati ottenuti da tali lavori e ricerche sono stati pubblicati e in gran parte si trovano disponibili on line, ma l’analisi comparativa di tutta questa documentazione non è ancora stata realizzata.
D’altra parte dal lavoro delle varie commissioni, sulla spinta di rendere pubbliche le ricerche, sono state organizzate diverse conferenze internazionali. Tra queste si segnalano, in particolare, quella di Londra di dicembre 1997, la grande conferenza di Washington tenutasi nell’aprile 1999 e quella di Stoccolma del gennaio 2000. Tali conferenze hanno poi dato vita a vere e proprie pubblicazioni. Esse rappresentano una documentazione particolarmente interessante perché riuniscono la letteratura scientifica prodotta dagli storici che lavorarono all’interno delle commissioni, ma anche i contributi di politici e diplomatici <465.
Ciò che emerge da una tale importante letteratura è la quantità di informazioni che gli storici hanno apportato alla questione della spoliazione dei beni di famiglie ebree. Gli studi hanno trattato e fatto emergere diversi aspetti delle spoliazioni. Manca, però, ancora una visione d’insieme dell’argomento trattato su scala europea. Così come manca una riflessione storiografica sulle numerose ricerche condotte negli ultimi due decenni del secolo scorso. Un tentativo in questo senso è rappresentato dal lavoro di Berthold Unfried <466: l’autore si interroga e riflette sul lavoro condotto dagli storici di pari passo con gli avvocati attivi nella difesa delle vittime delle spoliazioni <467.
In generale, si può osservare come dalle ricerche e dalle pubblicazioni sopra citate siano emersi studi che sono andati a indagare non solo i processi che portarono alle spoliazioni e le tappe di tali processi, ma anche coloro che sono stati gli agenti della spoliazione, quindi le istituzioni, i ministeri, le diverse amministrazioni. Un aspetto che non era stato preso in considerazione dalla storiografia della Shoah prima dell’ultimo ventennio del Novecento. In questo modo il problema del collaborazionismo delle differenti amministrazioni e dei diversi governi non nazisti è stato sollevato: un tema di ricerca che ha conosciuto degli sviluppi interessanti negli ultimi anni e che avremo modo di affrontare nel capitolo seguente.
[NOTE]
343 Tra l’ampia letteratura disponibile, si segnalano: Lynn H. N., The Rape of Europa…, cit.; Feliciano H., Le musée disparu…, cit.; Petropoulos J., Art as Politics in the Third Reich, Chapel Hill, University of North Carolina Press, 1996. Inoltre Le Rapport général au Premier ministre de la Mission d’étude sur la spoliation des Juifs de France, reso noto nel 2000, ha sollevato un rinnovato e approfondito interesse verso l’argomento trattato. Infine, i film Monuments Men (Clooney G., USA, 2014), ispirato al libro di Edsel R. M., The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves, and the Greatest Treasure Hunt in History, New York, Center Street, 2009 e Woman in Gold (Curtis S., GB – USA, 2015), ma anche il cosidetto caso Gurlitt del 2013, studiato approfonditamente da Meike Hoffman e Nicola Kuhn in Il mercante d’arte di Hitler, Roma, Newton Compton, 2016, hanno contribuito a fare ulteriormente luce sulla difficile questione delle
restituzioni di opere d’arte. Si vedano, quindi, anche: Armbruster Th., Rückerstattung der Nazi-Beute. Die Suche, Bergung und Restitution von Kulturgütern durch die westlichen Alliierten nach dem Zweiten Weltkrieg, Berlin, De Gruyter, 2008; Edsel R. M., Saving Italy: The Race to Rescue a Nation’s Treasures from the Nazis, New York, W. W. Norton & Company, 2014; Dreyfus J.M ., Les Archives Diplomatiques, Le Catalogue Goering, Paris, Flammarion, 2015; Gaudenzi B., Swenson A., Looted Art and Restitution in the Twentieth Century – Towards a Global Perspective, numero speciale di «Journal of Contemporary History», 3, 2017.
458 A tal proposito si veda Feliciano H., Le musée disparu…, cit.
459 Ivi, pp. 24-25.
463 Dreyfus J-M., L’Aryanisation économique…., cit., pp. 26-27.
464 Si segnala in particolare Kreis G., a cura di, Switzerland and the Second World War, Londres, Frank Cass, 2000.
Caterina Zaru, Il ruolo di Giorgio Castelfranco nella salvaguardia e tutela del patrimonio artistico italiano. La questione delle esportazioni illecite e delle spoliazioni di opere d’arte attuate dai nazisti in Italia negli anni precedenti e durante la Seconda guerra mondiale, Tesi di Dottorato, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, 2022