A Gelli non piacque mai Carter

Licio Gelli fu molto apprezzato negli USA: la sua indole anticomunista ebbe un riscontro positivo alla Casa Bianca. A tradurre i suoi discorsi e le sue sfuriate contro il PCI fu un amico di Michele Sindona, Philip Guarino, ex prete, noto massone con simpatie per l’estrema destra. Si incontravano a New York, all’Hotel Pierre, nell’appartamento di Sindona e i loro discorsi si basavano sulla lotta al comunismo in Italia. Guarino, sempre di più legato a Gelli e Sindona, fu uno dei primi a firmare la testimonianza a favore del banchiere siciliano per evitargli l’estradizione in Italia. Inoltre, Philip Guarino avrebbe organizzato, alla vigilia delle elezioni presidenziali del 1976, il comitato “Americans for Mediterranean freedom”, un’organizzazione finalizzata alla lotta al comunismo <79. Membri di questo comitato furono personalità come Walter Rostow, ex consigliere del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca e Claire Boothe Luce, ex ambasciatrice americana a Roma, nota per le sue posizioni anticomuniste. Altra personalità di spicco facente parte del comitato fu John Connally, avvocato texano, ex ministro del Tesoro nel Governo Nixon e membro dei servizi d’informazioni <80. Egli fu mandato in Italia tre volte, tra il 1976 e il 1978, da Guarino a studiare i modi per evitare qualsiasi accordo tra DC e PCI. Oltre alla politica, Connally si interessò anche di affari: si mise a capo di un gruppo di texani per acquistare, nel 1977, la società Condotte, diretta da Loris Corbi, tesserato P2. Inoltre, con lo stesso gruppo acquisì l’Immobiliare, società diretta da Sindona e acquistò una serie di hotel in Francia di proprietà del democristiano Francesco Cosentino. Gelli, per consolidare il suo rapporto con la Casa Bianca, si fece invitare alla cerimonia di insediamento del neoeletto Presidente Jimmy Carter. Invito che gli servì per accrescere la sua fama di uomo potente in Italia. A Gelli non piacque mai Carter, lo trovava troppo debole e arrendevole verso l’Unione Sovietica e troppo intransigente verso i Paesi del Sud America. Quando il mandato di Carter si avvicinò al termine ed emerse la candidatura di Ronald Reagan, Gelli contattò Guarino, divenuto nel frattempo membro del Comitato nazionale Repubblicano, conferendo piena disposizione al candidato repubblicano. Vinte le elezioni presidenziali, Reagan ricevette un dono da Gelli: una Bibbia in latino illustrata da Salvador Dalì e in allegato una raccolta di articoli di giornali italiani che elogiarono il neopresidente; Gelli si vantò dicendo che furono scritti sotto la sua indicazione <81. Il 13 ottobre 1973 Gelli fu presente al gala d’insediamento di un altro Capo di Stato, il Generale argentino Juan Domingo Peron, e di sua moglie, Isabelita, nominata vicepresidente. L’invito di Gelli era speciale: fu anche merito suo se Peron riuscì a tornare al potere in Argentina, dopo che venne esiliato a seguito del colpo di Stato di Agustin Lonardi. A quella festa partecipò anche Giulio Andreotti. Gelli conobbe Peron per merito di un adepto alla sua Loggia, Giancarlo Elia Valori, un funzionario della RAI apparentemente poco rilevante ma, proprio come il Maestro Venerabile, coinvolto in una serie di attività-ombra. Inoltre, da alcuni anni, egli divenne l’assistente personale del dittatore argentino con l’incarico di organizzare il suo rientro in patria <82. Infatti, Gelli si occupò personalmente della vendita di tutto l’oro che Peron portò in Spagna al momento della fuga, che doveva essere trasformato in liquidità per finanziare il rientro a Buenos Aires. Inoltre, insieme a Valori, Gelli sfruttò i suoi contatti in Vaticano per eliminare la scomunica che Peron ricevette, poco prima della sua caduta nel 1955, da Papa Pio XII, a seguito dell’espulsione di due vescovi dall’Argentina. Per permettere a Peron di tornare in patria rimaneva un ultimo ostacolo: l’ex presidente Arturo Frondizi, il più grande nemico di Peron. Il compito fu conferito a Valori, il quale volò in Argentina e riuscì a portare Frondizi nella villa del Generale Peron a Madrid. Peron, il 17 novembre 1972, fece ritorno in Argentina dopo 17 anni di esilio. Fu il trionfo della P2 in Argentina. Tornato in Argentina nel 1973, con una lettera di accredito ufficiale, scritta dal Gran Maestro del Grande Oriente Salvini, Gelli si presentò di fronte ad Alcibiades Lappas, produttore di argento, nonché segretario della massoneria argentina. Il “burattinaio” ebbe un progetto anche per quel paese: organizzare una loggia massonica con la presenza dei capi delle forze armate, dei principali industriali e dei politici più rilevanti, in modo da avere il controllo indiretto dell’Argentina. Diede anche un nome alla Loggia: la Pro-Patria, abbreviazione di Propaganda patriottica. Il primo adepto alla Pro-Patria fu il segretario di Peron: José Lopez Rega, ex caporale della polizia, massone puro, con il culto dei riti esoterici, che alle spalle di Peron stava diventando sempre più importante da Ministro del Bienestar Social. Arruolò, in seguito, Alberto Vignes, Ministro degli Esteri argentino; Cesar De La Vega, Gran Maestro della loggia di Buenos Aires e ambasciatore prima in Danimarca e poi all’Unesco; Guglielmo De La Plaza, ambasciatore in Uruguay; Raul Alberto Lastiri, presidente del Senato; Federico Bartfeld, diplomatico e addetto commerciale all’ambasciata di Roma. Tutti furono iscritti anche alla P2 <83. Cresciuta a dismisura la sua influenza, Gelli entrò in conflitto con Valori, espulso dalla P2 e interdetto da Lopez Rega all’ingresso in Argentina. Una volta eliminato il suo concorrente, Gelli acquisì un enorme potere in Argentina appena morì l’ormai anziano Peron. Al potere salì formalmente la sua vedova Isabelita ma, in realtà, a governare fu Lopez Rega che da quel giorno divenne il “Rasputin della Pampa”, perché come il monaco russo, soggiogò Isabelita <84. Il 13 settembre 1974, Gelli, dopo aver ottenuto la cittadinanza argentina, grazie alla legge 282, in base alla quale ogni cittadino italiano può diventare argentino e viceversa, divenne consigliere economico all’ambasciata argentina di Roma. Da quel momento fu il tramite di tutti gli affari tra Italia e Argentina.
Gelli, nel 1975, su iniziativa di Lopez Rega, il quale aveva sempre sognato la realizzazione di una massoneria “sinarquica”, fondò l’Ompam: «organizzazione mondiale del pensiero e dell’assistenza massonica, che si immaginò come una specie di Onu massonico, e alla quale avrebbero dovuto aderire soprattutto Paesi del Terzo Mondo» <85. I fondi vennero raccolti in Brasile dalla Grande Loggia massonica di Guanabara. Quel progetto ebbe la vita breve: il Duca di Kent, Gran Maestro della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, e la Gran Loggia di New York non vollero riconoscere l’Ompam.
In seguito, arrivò anche la fine di Loper Rega: odiato dall’opinione pubblica argentina per la sua malagestione della nazione, venne condannato a morte dai Montoneros. Isabelita non poté proteggere il suo consigliere-amante, così lo fece fuggire. Gelli gli diede un rifugio, prima in Italia, poi in Spagna, dove gli fece cambiar volto a seguito di un intervento di chirurgia plastica; infine, lo fece andare in Svizzera <86.
Una volta resosi conto che anche Isabelita avrebbe avuto i giorni contati, Gelli cercò nuove alleanze in Sud America: prese di mira l’ammiraglio Emilio Eduardo Massera. A presentarglielo fu il capitano Carlos Alberto Conti, affiliato alla Pro-Patria. Il 24 marzo 1976 Massera, insieme al capo dell’Esercito, Jorge Videla, e al comandante dell’Aviazione, Ramon Agosti, prese il comando dell’Argentina. Iniziò il periodo più buio, l’epoca dei desaparecidos. A Gelli fu rinnovato l’incarico all’ambasciata di Roma e nel 1977 l’Italia divenne al primo posto tra i paesi investitori in Argentina e al secondo posto nell’import/export: a titolo esemplificativo basta ricordare che la casa editrice italiana Rizzoli, nel 1977, comprò la metà delle azioni della “Editoria Abril” <87.
Il “burattinaio” non si fermò in Argentina e negli USA, stabilì nuovi contatti in Uruguay. Il leader della P2 scoprì nell’Uruguay un nuovo paradiso fiscale, capitali liberi da tassazione e da controlli. A Montevideo, Gelli, trovò la sua spalla, Umberto Ortolani, divenuto una grande potenza finanziaria con il potente Banco Financiero Sudamericano (Bafisud).
Grazie al Bafisud, Gelli toccò il record di 150 milioni di dollari, con capitali speculativi provenienti dall’Italia <88.
L’operato di Gelli in Sud America lo portò alla gloria, incrementò a dismisura il suo potere e la sua ricchezza ma, causò anche, in parte, la sua decaduta.
[NOTE]
79 Andrea Barberi, Scalfari, Turani, Pagani, Buongiorno, De Luca, Pansa, Rognoni, L’Italia della P2, Mondadori Editore, Milano, 1981.
80 Ibidem.
81 Andrea Barberi, Scalfari, Turani, Pagani, Buongiorno, De Luca, Pansa, Rognoni, L’Italia della P2, Mondadori Editore, Milano, 1981.
82 Ibidem.
83 Andrea Barberi, Scalfari, Turani, Pagani, Buongiorno, De Luca, Pansa, Rognoni, L’Italia della P2, Mondadori Editore, Milano, 1981.
84 Ibidem.
85 Andrea Barberi, Scalfari, Turani, Pagani, Buongiorno, De Luca, Pansa, Rognoni, L’Italia della P2, Mondadori Editore, Milano, 1981, P. 116.
86 Mario Guarino, Fedora Raugei, Licio Gelli. Vita, misteri, scandali del capo della Loggia P2, Edizioni Dedalo, Bari, 2016.
87 Andrea Barberi, Scalfari, Turani, Pagani, Buongiorno, De Luca, Pansa, Rognoni, L’Italia della P2, Mondadori Editore, Milano, 1981.
88 Ibidem.
Mattia Carnevali, Il deep-state italiano, Tesi di laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno Accademico 2022-2023

Per esaminare approfonditamente la reale influenza di Licio Gelli e della Loggia P2 all’interno dei servizi la Commissione passò al setaccio tutta la documentazione extra-servizi, incrociandola attraverso un’indagine comparativa con quella fornita dal SISMI e dal SISDE. Tale documentazione proveniva da organi informativi diversi, dalla Guardia di Finanza e dall’Ispettorato Generale per l’Azione contro il Terrorismo, l’IGAT, guidato da Emilio Santillo dai cui uffici erano state avviate delle indagini relative ad un presunto traffico di armi in cui era coinvolto Gelli e le sue aziende. <408
Da queste indagini erano emersi molti elementi, come gli appunti del tenente colonnello Giuseppe Serrentino, distaccato al SID, del 13 marzo 1974; una “informativa” del maggiore Antonino De Salvo, capo dell’Ufficio I di Firenze, datata 19 marzo 1974; un “appunto” del Capitano Luciano Rossi, addetto alla sede romana dello stesso ufficio, senza data. Il promemoria di Serrentino rilevava l’amicizia di Gelli “con note personalità politiche che frequentemente ospita nella sua lussuosa Villa Wanda di Arezzo, con il capo del SID ed altri ufficiali della stessa organizzazione”. <409 Amicizie che venivano messe in evidenza anche nell’appunto di Rossi: “Sembra che in occasione del matrimonio del figlio siano pervenuti regali personali dell’On. Fanfani e del Sommo Pontefice. […]. Alcuni lo qualificano amico personale di Peròn”. <410
Gelli veniva considerato come uno degli “intoccabili della sede di Arezzo, in quanto tali e tanti sarebbero i suoi rapporti in loco che sarebbe in grado di annullare e depistare ogni indagine nei suoi confronti. […]; sicura l’esistenza di rapporti con Andreotti ed altri elementi della sua corrente […]; sembra esistano rapporti di amicizia con Saragat, con il quale si darebbe del tu; rapporti con Fanfani e Bucciarelli Ducci […]; rapporti con sottosegretari ed onorevoli vari (sembra senza distinzione di gruppo o di corrente) […]; amicizia con Peròn, che si dice sia stato anche suo ospite; amicizia con Campora […]; amicizia con esponenti politici di paesi arabi […] è stata ventilata la possibilità che egli svolga funzioni quasi di “public relation man” per i rapporti non palesi e non ufficiali intrattenuti dall’Italia con stati arabi, nulla di concreto, ovviamente, abbiamo potuto acquisire in proposito”. <411
[NOTE]
408 Lettera di accompagnamento agli atti inviati dal Comando Generale della Guardia di Finanza alla Commissione P2, 21 dicembre 1982, in CP2, Allegati, 2-quater/3, Tomo III, p. 111 ss.
409 Tutti i documenti vennero ritrovati poi tra le carte di Gelli nel suo ufficio di Castiglion Fibocchi. Si trovano in CP2, Allegati, 2-quater/III, p. 116.
410 Ibid. pp. 126-127.
411 Brunetto Bucciarelli Ducci, democristiano, fu Presidente della Camera durante la IV Legislatura ed in seguito giudice costituzionale; Héctor Cámpora, peronista, eletto presidente dell’Argentina nel marzo 1973, preparò il ritorno di Perón del giugno successivo.
Lorenzo Tombaresi, Una crepa nel muro. Storia politica della Commissione d’inchiesta P2 (1981-1984), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, Anno Accademico 2014-2015