Lavorare “sotto la Todt”, significa essere inquadrati in quello che è l’imponente braccio operativo civile-militarizzato che il sistema bellico nazista affianca, in Italia come in tutta Europa, al braccio armato della Wehrmacht.
L’Organizzazione Todt arriva nel Centro-Nord dopo l’occupazione tedesca seguita all’armistizio del Regno d’Italia con gli Alleati (8 settembre 1943) e contemporaneamente allo strutturarsi della Repubblica sociale mussoliniana.
I primi bandi di chiamata sono firmati nell’ottobre dall’Ispettorato generale del lavoro presso il Ministero della difesa nazionale: i tedeschi pretendono lavoro italiano per costruire la difesa tra la foce tirrenica del fiume Garigliano e la costa adriatica a Ortona, imperniata su Montecassino. Pochi mesi dopo, con Roma liberata in giugno e Firenze in agosto, sono le Alpi Apuane di Carrara e l’Appennino fino a Pesaro a essere punteggiati dalle potenti opere militari difensive della Linea Verde o Linea Gotica, destinata a resistere fino alla primavera del 1945.
Dopo i reclutamenti iniziati già nel novembre 1943, per pochi convulsi mesi dall’agosto 1944 i
lavoratori della Todt sono destinati nel Vicentino a fortificare quella Linea Blu, che – dopo il Vallo Veneto, per il quale erano stati mobilitati più di 30 mila operai, e prima di un estremo e immaginario Alpenfestung (Ridotto Alpino) – deve essere, ma non lo sarà, la nuova linea d’arresto degli Alleati una volta che i tedeschi sgomberassero la pianura Padana.
Con l’arruolamento <43 nelle squadre edili dell’“alleato germanico” e con il bracciale di operai OT, anche i lavoratori Vicentini schivano la chiamata nei reparti del rinascente esercito mussoliniano o i rischi del lavoro coatto nelle fabbriche tedesche. Ripristinano le piste aeroportuali dopo i bombardamenti anglo-americani che stavano ormai annullando la capacità di reazione aerea tedesca, riparano caserme e luoghi d’interesse militare, ma soprattutto scavavano trinceramenti, preparavano trappole anti-carrarmati, alzavano baluardi di cemento armato lungo le “linee” di un possibile progressivo arretramento del fronte.
Nel Vicentino la OT ha allestito cantieri dal massiccio del Carega, al massiccio del Grappa, passando per gli Altopiani e le strette orografiche delle valli del Leogra, dell’Astico e del Brenta, particolarmente importanti dal punto di vista strategico. Manufatti militari che nell’aprile della Liberazione, per varie ragioni, il crollo militare tedesco utilizza solo in parte. Anche se – aspetto sottovalutato se non ignorato dalla storiografia – ciò non impedisce che in diversi casi i combattimenti che ne scaturiscono con le truppe Alleate e i partigiani siano particolarmente violenti: esemplari i casi di Toara nella zona dei Berici, Solagna, Lusiana, Cismon del Grappa e Pedescala.
Nella storia dell’occupazione tedesca del Vicentino – sempre ignorato dalla storiografia – il lavoro “sotto al Todt” viene svolto nel costante ricatto della deportazione, con lo sfruttamento pianificato di civili precettati e con strategie scellerate adoperate per tenere in pugno una popolazione stremata da anni di rovinosa guerra; ma anche di paghe tedesche che salvano i bilanci famigliari, e di provvisori arruolamenti di partigiani nell’OT, quando l’inverno 1944-45 ha imposto lo scioglimento delle bande resistenziali. Non mancano ovviamente i tornaconti personali e i traffici illeciti intorno alle forniture che alimentano il mercato nero. Infatti, molte attività dell’OT vedono la partecipazione dell’imprenditoria locale, in particolare delle ditte edili sulle quali ricade buona parte dell’operatività e la gestione della forza lavoro, e dove il vasto contributo, volontario o estorto, fornito dalle aziende Vicentine costituisce una componente strutturale della OT.
Sempre ignorate dalla storiografia – tra le molte altre vicende italiane nel passaggio dai giorni tragici della guerra a quelli dell’ordinaria amministrazione dopo la pace – oltre alle accuse di collaborazionismo ed epurazione, singolari sono le contrastate beghe anche legali per il riconoscimento di paghe e “marchette” previdenziali da parte di chi, per scampare il peggio e tirare a campare, ha lavorato fino all’ultimo sotto la svastica nazista […]
Comando Militare della Piazza di Vicenza -Platzkommandantur 12/1009 di Vicenza
Il Comando della Piazza di Vicenza (Platzkommandantur 12/1009 Vicenza), e i vari presidi tedeschi del Vicentino dispongono di forze utilizzate per il controllo del territorio e per azioni di controguerriglia, soprattutto, le Unità d’allarme (Alarmeinheiten), e i Distaccamento di caccia o Commando caccia (Jagdkommando). <45 Si tratta di speciali reparti di immediato impiego, tratti dalle varie unità di presidio ed impegnati anche in missioni di vera e propria controguerriglia nei territori controllati dalle formazioni partigiane. Sono anche reparti incaricati della ritorsione immediata: ad esempio l’eccidio di Borga di Fongara dell’11 giugno, con 17 vittime, è scatenato dall’Unità d’allarme di Valdagno.
Il complesso sistema di difesa delle Unità d’allarme si basa su due livelli: 1° livello: reparti mobili, formati dai migliori soldati e devono ammontare ad almeno il 20% della forza disponibile. Essi entrano in azione al massimo entro due ore dal segnale d’allarme e hanno il compito di intervenire contro truppe nemiche in avanzata, di lottare contro truppe aerotrasportate, di reprimere disordini interni; 2° livello, reparti statici: difendono presidi e alloggi, tengono aperte strade e binari per gli spostamenti delle truppe e per i rifornimenti alla prima linea ed entrano in azione al massimo entro sei ore dal segnale d’allarme. I Distaccamenti di caccia, affiancano le Unità d’allarme, con una struttura propria e con un armamento specifico. Il loro unico compito è la lotta contro i partigiani, sono a tutti gli effetti “cacciatori di partigiani”. Completamente motorizzati ed equipaggiati con armi automatiche, devono essere pronti a partire entro mezz’ora dall’allarme. Il Distaccamento di caccia tipo è composto da due ufficiali e da 8-10 soldati. Dispone di un camion e di una moto e ha in dotazione una mitragliatrice, due fucili mitragliatori, carabine, granate a mano ed esplosivo per distruggere le case. In caso di necessità il Distaccamento di caccia può essere rinforzato con altri soldati.
Nel Vicentino il 1° giugno 1944 l’organigramma delle forze di primo impiego tedesche comprende 13 Unità d’allarme (Alarmeinheiten), e 13 Distaccamenti di caccia (Jagdkommando), in tutto 328 uomini: – 3 a Vicenza (da un distaccamento dell’aeroporto militare, uno del genio ferroviario e un reparto tratto da un battaglione della riserva); – 2 a Thiene (reparti della Flak, la contraerea tedesca); – 1 ciascuno a Schio, Valdagno e Arzignano, Recoaro Terme, Marostica, Bassano del Grappa, Asiago e Lonigo: a Schio il maresciallo Peters comanda un Distaccamento di caccia con 27 uomini appartenenti ad un reparto cantieristico da campo della Luftwaffe, fornito di un autocarro, una motocicletta, tre
mitragliatrici e quattro mitra; a Valdagno ed Arzignano i due reparti appartengono al Luftnachrichten-Betriebsabteilungen zur besonderen Verwendung 11 della Luftwaffe; numerosa è l’unità di Recoaro Terme, costituita della 1ª Compagnia del 3° Btg 12° Rgt. SS di Polizia; a Marostica il reparto è della Flak, la contraerea tedesca; a Lonigo è costituito dalla Compagnia corazzata Panzer Ausbildungs Abteilung Süd; a Bassano del Grappa è costituito dalla 301ª Batteria 90/53 deposito Flak della 7ª Regione aerea; ad Asiago dal Presidio “germanico difesa impianti”, un reparto guidato dal maresciallo Carlo Bruno Tripoli Caneva. Successivamente è organizzato un 14ª Unità d’allarme e un 14° Distaccamento di caccia a Marano Vicentino, forniti dal 263° Btg. Orientale.
Dopo i rastrellamenti del giugno ’44, visti i magri risultati ottenuti contro le formazioni partigiane, i tedeschi riorganizzano e potenziano tutto il loro apparato repressivo. Dopo lo scontro tra Kesselring, che vuole il controllo della repressione, e Wolff, che non vuole rinunciare all’autonomia di SS e Polizia, si giunge ad un compromesso: le direttive sono emanate da Kesselring, quindi dalla Wehrmacht, ma il responsabile dell’attuazione è Wolff, cioè le SS. <46 Ne fa le spese il terzo organismo tedesco in Italia, ovvero l’autorità amministrativo-militare del generale Toussaint, che ha giurisdizione sul territorio occupato escluse la zona del fronte e le Zone d’Operazione: in sostanza i Comandi Territoriali Militari (Militärkommandantur) perdono potere nella lotta alle bande. Il compromesso rimescola le carte. Il territorio viene diviso in Settori di Sicurezza (Sicherheits o Sicherungs-Abschnit), affidati a Comandanti di sicurezza, unici responsabili locali della controguerriglia. Il 2 luglio ‘44, mediante ordine di Wolff, il capitano Fritz Buschmeyer, comandante del 263° Btg. Orientale, viene nominato Comandante della sicurezza dell’8° Settore Vicenza-Nord (Sich.Abschnit 8). <47 L’area in questione comprende i centri di Recoaro, Valdagno, Arzignano, Schio, Piovene Rocchette, Arsiero, Marano Vicentino, Thiene, Marostica, Bassano del Grappa ed Asiago, ed è divisa in due sottosettori: quello “Ovest”, con una propria sede a Valdagno, quello “Est” a Bassano. Il Comando ha sede presso le Scuole Elementari di Marano Vicentino.
“Unico” compito di Buschmeyer è la lotta alle bande, e per assolverlo ha a disposizione assoluta tutte le unità che si trovano nel Settore, cioè reparti della Wehrmacht, della Luftwaffe, delle SS e di Polizia, dell’Organizzazione Todt, e le formazioni repubblichine. Gli ordini operativi sono precisi e categorici: ogni unità deve farsi trovare sempre pronta e all’erta, ed è responsabile dell’invio di un rapporto immediatamente dopo ogni atto di forza delle bande, con
l’indicazione chiara di tutti i provvedimenti presi […]
[NOTE]
43 L’ingaggio nella Todt prendeva dentro, volontari o semi-obbligati, gli uomini dai 14 ai 70 anni e le donne dai 16 ai 60.
45 A. Politi, Le dottrine tedesche di controguerriglia, cit., pag.75-81, 127-128.
46 A. Politi, Le dottrine tedesche di controguerriglia, cit., pag.113. Un conflitto di competenze che oppose più in generale tutto l’Oberkommando (OKW) della Wehermacht al Reichsführer-SS (RF-SS), il comandante supremo delle SS Heinrich Himmler, per il controllo delle forze impiegate contro i partigiani e che si risolsero a favore di Himmler dopo l’attentato a Hitler del luglio ’44.
47 A. Politi, Le dottrine tedesche di controguerriglia, cit., pag.432; Nel settembre ’44, i Settori di Sicurezza (Sich.Abschnit) in cui è diviso il Comando interregionale SSPF Oberitalien-Mitte 1.4. – Italia Settentrionale Est (Est Lombardia e Veneto: province di Brescia-Mantova-Cremona e Verona-Vicenza-Treviso-Padova-Venezia- Rovigo) sono in tutto 17, tra cui: Verona 1 e 2; Padova 4 e 5; Traviso 6 e 7; Vicenza 8 e 9.
(a cura di) Pierluigi Damiano Dossi Busoi, 8 settembre 1943 – 9 maggio 1945. Cronistorico e vittime della Guerra di Liberazione nel Vicentino – Vol. 5 – Tomo I – Le bande nazi-fasciste. Gli uomini e donne, l’organizzazione e i reparti nazisti nel Vicentino, Centro Studi Storici “Giovanni Anapoli e Francesco Urbani Pat”, Montecchio Precalcino (Vicenza), Associato all’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Vicenza “Ettore Gallo”, 2024