Pace e libertà, uno degli interventi americani in senso anticomunista

Il movimento cattolico, capillarmente diffuso e forte di un solido radicamento culturale, giocò indubbiamente un ruolo di punta nel confronto con il comunismo, tanto da essere spesso concepito come il suo unico contraltare. La realtà dei fatti è più complessa: a fianco di un cattolicesimo autorevole e socialmente “penetrante”, si potevano udire altre voci ostili al PCI, che mostrarono di poter orientare l’opinione pubblica italiana. Naturalmente, si impegnarono nella propaganda i piccoli partiti “laici” dell’area di governo; ma i loro stessi risultati elettorali mostravano come un messaggio con i loro simboli fosse accolto e recepito da un pubblico ristretto; come ha notato Quagliariello riferendosi alla campagna elettorale del 1953, con un’osservazione valida per un periodo di tempo più vasto, i partiti laici alleati della Democrazia cristiana si trovarono spesso costretti ad impostare una campagna di comunicazione destinata a ribadire la loro esistenza e l’alterità dal partito egemone della coalizione di governo, più che a confrontarsi con le forze dell’opposizione <98.
Negli anni successivi al 1948 il Consiglio dei ministri intervenne, più o meno direttamente, nell’agone della comunicazione politica; per quanto partiti di governo ed esecutivo siano soggetti istituzionali differenti, la profondità delle divisioni faceva sì che anche le comunicazioni dell’Esecutivo assumessero un valore particolare nel confronto con l’opposizione, se non altro perché si inserivano in una serrata dialettica con essa <99. L’ufficio della Presidenza del Consiglio demandato alla comunicazione fu Servizio informazioni, nato nel 1947 per opera di funzionari formatisi al Minculpop fascista, e riorganizzato nel 1950-1951 con la nascita del Centro documentazione. Quest’ultimo avrebbe dovuto essere la sezione destinata alla produzione di materiale informativo, e si rivelò un vero e proprio «organo di intermediazione tra governo e opinione pubblica» <100. I suoi impiegati non furono soltanto occupati a realizzare manifesti, giornali murali fotografici e brochure informative sulle attività legate alla ricostruzione postbellica <101; essi ebbero un ruolo forse ancora più importante come addetti ad un ufficio stampa di riferimento per ottenere notizie ufficiali, fotografie e altro materiale utilizzabile.
Il Centro giocò per anni un ruolo decisivo nella produzione di uno strumento d’informazione divenuto popolare tra le due guerre, e destinato a restarlo per anni nel dopoguerra: il cinegiornale. Se durante il fascismo era l’Istituto LUCE ad avere l’esclusiva per la loro realizzazione, con una legge del maggio del 1947 si sancì che tale compito passava alla INCOM, casa produttrice fondata nel 1938 da Sandro Pallavicini; la legge prevedeva una serie di proiezioni obbligatorie dei cinegiornali in tutti i cinema, e un contributo statale. Nella scelta da parte del governo di privilegiare la INCOM, uno dei fattori determinanti fu la presenza, nel consiglio di amministrazione, del senatore Teresio Guglielmone, presidente della Commissione economia e finanza della DC, il quale arrivò a detenere il 51% delle azioni. La presenza nell’azienda di esponenti politici di alto livello, oltre al rapporto di collaborazione con gli uffici governativi che garantivano le proiezioni dei cinegiornali, non poteva non avere conseguenze sulla realizzazione dei prodotti. Il LUCE, perso il diritto di produrre i cinegiornali, non chiuse i battenti nel secondo dopoguerra: esso fu rivitalizzato, come ente privato, grazie ai buoni uffici dell’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Andreotti. La casa di produzione simbolo degli anni del fascismo affiancò così la INCOM nella realizzazione di documentari di attualità, che avevano per argomento lo sviluppo economico dell’Italia ricostruita, la natura del Patto atlantico, o le visite di politici italiani negli USA, e che erano spesso finanziati dal governo o dagli uffici di informazione e pubblicità legati all’amministrazione degli aiuti del piano Marshall <102.
Ultimamente, la pubblicazione del volume di Flamini <103 ha ravvivato l’attenzione sull’organizzazione, sorta nel 1951 con il beneplacito dell’Esecutivo, denominata Pace e libertà, sorto nel 1951 ad imitazione del movimento Paix et liberté. Quest’ultimo aveva iniziato la sua attività nel settembre del 1950, pochi mesi dopo lo scoppio della guerra di Corea e l’intensificarsi della campagna comunista per la pace. Al movimento francese offrirono appoggio logistico ed economico gli Stati Uniti, e parteciparono esponenti di tutti i partiti della “terza forza”, e tra i suoi fautori figurava lo stesso Presidente del consiglio Réné Pleven <104; i suoi buoni risultati portarono i servizi segreti americani a promuovere la formazione di un’organizzazione simile in Germania <105 e in Italia. A capo degli uffici della Pace e libertà italiana lavorarono uomini come Giulio Di Marzio e Simone Montotti, entrambi provenienti dai centri per la pubblicità del piano Marshall attivi nella penisola. Per i primi anni la produzione e la diffusione di materiale di informazione e propaganda anticomunista fu piuttosto scarsa; le sezioni periferiche furono sempre poco numerose ed attive, e non molto appoggio arrivava dalle associazioni omologhe all’estero.
Al di là dell’influenza ridotta dell’esperienza di Pace e libertà, è interessante notare che essa si inserisce in un orizzonte assai più vasto e complesso: quello dell’intervento americano per orientare l’informazione e nella comunicazione politica in senso anticomunista.
[NOTE]
98 Cfr. G. Quagliariello, La legge elettorale del 1953, p. 124.
99 Anche per i primi studiosi della propaganda politica in Europa la stessa natura di “altro” rispetto ai regimi democratici, propria dei movimenti comunisti, rendeva legittima e necessaria una promozione da parte dei governi occidentali dei valori di cui essi si facevano portatori (cfr. J.-M. Domenach, La propagande politique, Paris, PUF, 1979 [Ia ed. 1950], pp. 119-127).
100 M.A. Frabotta, “Il cinegiornalismo governativo degli anni Cinquanta”, in Propaganda politica e mezzi di comunicazione di massa cit., pp. 206-209.
101 Su questo tipo di materiale cfr. A. Mignemi, “L‘immagine della ricostruzione”, Ibid., pp. 228-234.
102 Sul ruolo governativo nella realizzazione dei cinegiornali e dei documentari cinematografici negli anni del dopoguerra, ottimi contributi sono stati offerti da M.A. Frabotta; oltre al già citato “Il cinegiornalismo governativo…”, cfr. “L’Italia e il mondo nella dimensione negli anni Cinquanta. I cinegiornali INCOM”, in E. Di Nolfo, R. H. Rainero, B. Vigezzi (a cura di), L’Italia e la politica di potenza in Europa (1950-60), Milano, Marzorati, 1992, pp. 371-389, e “Govermental Propaganda. Official Newsreel and documentaries in the 50s”, in L Cheles, L. Sponza (eds.), The Art of Persuasion cit. pp. 49-61. Una delle più complete raccolte di materiale di comunicazione politica, in filmato, per quanto riguarda l’Italia degli anni Quaranta e Cinquanta, è conservata presso la cineteca dell’Istituto per la storia della Resistenza di Novara: per una descrizione del materiale disponibile, cfr. M. Fontana, “I filmati della cineteca dell’Istituto della Resistenza di Novara”, in Propaganda e mezzi di comunicazione cit., pp. 367-384. Cfr. anche D.W. Ellwood, “The 1948 Elections in Italy…” cit., pp. 27-28.
103 I pretoriani di Pace e libertà. Storie di guerra fredda in Italia, Roma, Editori Riuniti, 2001.
104 Cfr. E. Duhamel, “Jean-Paul David et le mouvement Paix et lliberté, un anticommuniste radical”, e C. Delporte, “Propagande anticommuniste et images. Le cas de Paix et liberté”, in J. Delmas, J. Kessler (dir.) Renseignement et propagande pendant la guerre froide (1947-1953), Bruxelles, Complexe, 1999, pp. 195-215 e pp. 217-225.
105 Cfr. “La propagande anticommuniste en Allemagne fédérale. Le VFF pandant Allemand de Paix et Liberté?”, Vingtième Siècle, 80, 2003, pp. 33-42.
Andrea Mariuzzo, Comunismo e anticomunismo in Italia (1945-1953). Strategie comunicative e conflitto politico, Tesi di perfezionamento in discipline storiche, Scuola Normale Superiore di Pisa, 2007