La strage del treno Italicus segna la fine della strategia della tensione propriamente detta

A poco più di due mesi dalla strage di piazza della Loggia, il 4 agosto 1974, una bomba esplose a bordo del treno Italicus diretto a Monaco di Baviera, all’altezza di San Benedetto Val di Sambro, causando la morte di dodici passeggeri e il ferimento di molti altri. I depistaggi frapposti all’attività della magistratura bolognese ostacolarono le indagini sin dall’immediato. Innanzitutto, l’esplosivo indicato da Maurizio del Dottore come quello utilizzato per la strage fu fatto brillare dagli uomini di Tumminello, impedendo qualsiasi perizia. Inoltre alla testimonianza di Del Dottore, che indicava come maggiore responsabile dell’attentato Luciano Franci, non fece seguito l’apertura di nessuna inchiesta. Questa ed altre segnalazioni in merito alla cellula aretina di Franci non furono inoltrate alla magistratura inquirente per iniziativa dello stesso Tumminello <994. Fu occultata anche la testimonianza di Alessandra De Bellis, moglie di Augusto Cauchi, che alla polizia rivelò informazioni importanti sul coinvolgimento del marito nell’attentato al treno <995. Gli imputati della strage, appartenenti a gruppi della destra aretina in contatto con ambienti massonici e con lo stesso Licio Gelli, furono dapprima assolti per insufficienza di prove, poi condannati in grado di appello e, infine definitivamente assolti per la strage con la sentenza di Cassazione del 22 marzo 1992. In occasione dell’attentato al treno Italicus, l’ambasciata statunitense a Roma ritornò a preoccuparsi dell’equilibrio del sistema democratico italiano. Secondo l’interpretazione di Volpe, l’attentato era stato programmato nel periodo di picco delle vacanze italiane al fine di mietere il maggior numero di vittime possibile <996. Nelle settimane successive si susseguì uno scambio molto intenso tra l’Ambasciata americana e il Dipartimento di Stato, in cui continua ad emergere la necessità che gli Usa continuassero ad seguire attentamente la realtà italiana, preparandosi a fornire il proprio sostegno per evitare che la crisi economica potesse mettere a rischio l’adesione italiana all’area atlantica. Anche nel caso del treno Italicus, non emergono informazioni che facciano pensare ad un coinvolgimento diretto dell’Ambasciata o del Dipartimento nell’attentato. E’ tuttavia possibile desumere alcune responsabilità “omissive” in capo ai servizi segreti americani che, è certo, erano a conoscenza dei progetti delle cellule ordinoviste. In particolare, è ormai accertata la collusione dei servizi di sicurezza italiani con i gruppi eversori. Lo confermano le vicende che coinvolsero Claudia Ajello, una dipendente del Sid che, in una telefonata alla madre a pochi giorni dalla strage, aveva parlato dell’esplosione di alcune bombe all’interno di un treno. Le dipendenti della ricevitoria del Lotto in cui la Ajello aveva effettuato la telefonata, sconvolte, si erano poi rivolte alle autorità a cui avevano raccontato l’accaduto <997. Altri elementi dimostrano un collegamento tra ambienti golpisti e settori istituzionali d’oltreoceano. Come è stato dimostrato, gli uomini della destra italiana “avevano trovato un importante punto di riferimento nel regime militare instauratosi in Grecia nel 1967: il Gen. Maletti era stato addetto militare presso l’ Ambasciata d’Italia in Grecia; Pino Rauti aveva organizzato incontri con esponenti del regime ellenico; il Pecoriello aveva riferito di forniture di armi provenienti dalla Grecia risalenti al 1968; gran parte del gruppo di Ordine Nero aveva trovato rifugio in quello Stato […] In Grecia, nell’ agosto del 1974, si erano recati Giuseppe Pugliese e Giorgio Cozi, esponenti di rilievo di On che intendevano mettersi in contatto con Graziani (latitante in Grecia) e, nonostante che il regime militare fosse da poco tempo caduto, si trovavano ancora in quello Stato numerosi fuoriusciti italiani […] Il dato più rilevante che si nota in questo contesto è che Delle Chiaie si era recato in Grecia pochi giorni prima della strage dell’Italicus, a suo dire per discutere con Graziani la candidatura di Junio Valeria Borghese nelle prossime elezioni politiche”. Questa versione è peraltro contraddetta da Vincenzo Vinciguerra, il quale afferma che “Delle Chiaie si recò in Grecia ben consapevole che di lì a poco sarebbe avvenuta la strage dell’Italicus e certo per scopi ben diversi da quelli dichiarati. Insomma poco prima dell’ attentato dell’Italicus erano concentrati in Grecia numerosi e qualificati eversori, e fra questi Stefano Delle Chiaie, già sospettato da tempo di collegamenti con ambienti istituzionali, e più tardi da forti indizi di reità per l’attentato suddetto <998. Questi episodi dimostrano che gli ambienti istituzionali, almeno parzialmente, fossero a conoscenza del progetto di porre in essere un attentato sul treno Italicus. Dato il rapporto di sudditanza che intercorreva tra Servizio segreto italiano e americano, e quello in essere tra Regime dei Colonelli e Cia, è possibile avanzare l’ipotesi che, anche in questo caso, gli ambienti dell’intelligence militare statunitense fossero a conoscenza e, nella migliore delle ipotesi, non abbiano fatto nulla per evitare la strage sul treno Italicus. Una testimonianza rilevante è anche quella di Vinciguerra:
“Nel 1974 c’è stato uno scontro durissimo all’interno dei Servizi Segreti Americani, tant’ è che alla fine di quell’anno Angleton venne cacciato dalla Cia. Questo scontro si riprodusse all’interno dei nostri Servizi ed aveva ad oggetto la linea da seguire nei confronti del partito Comunista. Da una parte c’erano i fautori della diffidenza ad oltranza e dall’altra c’erano quelli che ritenevano che fosse condizionabile. In questo contesto una parte del Sid neutralizzò l’azione di Carlo Fumagalli. Altri del Sid o del Ministero degli Interni, bloccarono poi il Colpo di Stato previsto per l’agosto del ’74. La strage dell’Italicus faceva parte della progressione che doveva portare allo stato di emergenza […] Per la Storia non è importante sapere se Cauchi o Freda o Delle Chiaie hanno materialmente fatto una strage. E’ importante invece conoscere le
motivazioni della strategia complessiva in cui le stragi sono inserite e che si è sviluppata nell’intero Continente Europeo per la difesa degli interessi degli Stati Uniti d’America” <999.
Le dichiarazioni di Vinciguerra sono importanti perchè sottolineano l’importanza di inquadrare la strage sul treno Italicus all’interno di una strategia complessiva, che si è sviluppata nell’intero Continente Europeo per la difesa degli interessi degli Stati Uniti d’America.
La strage del treno Italicus segna la fine della strategia della tensione propriamente detta. Dal 1974, si potè infatti assistere ad un repentino cambio di colore del terrorismo. Le stragi di colore nero andarono bruscamente scomparendo per lasciare il posto agli attentati delle organizzazioni di sinistra. Ad anticiparlo fu lo stesso Miceli, interrogato da Tamburino sull’istruttoria Rosa dei Venti, esprimendosi con queste parole: “ora non sentirete più parlare del terrorismo nero, da adesso sentirete parlare soltanto di quegli altri”, e cioè degli atti terroristici di matrice rossa <1000. Se il terrorismo brigatista sia stato manipolato dalle forze di destra e dagli ambienti istituzionali, e in che misura, è ancora oggetto di discussione storiografica. Certo è che il terrorismo rosso abbia fatto il “gioco” degli eversori. Se “lo scopo degli strateghi della tensione era quello di creare, per l’appunto, tensione, perché avrebbero dovuto continuare a organizzare attentati dal momento che il terrorismo di sinistra (questo sì, di marca genuina, il che li esimeva dalle fatiche di camuffamenti e depistaggi) si prestava, così generosamente, a fare il loro gioco?” <1001. Lo stesso può dirsi dei Servizi dell’intelligence statunitense: se il loro scopo in Italia era quello di tenere il Pci lontano dall’area di governo, anche attraverso attività clandestine volte a creare caos e tensione nella società attraverso attentati tali da indurre strette autoritarie nel paese, perché continuare ad esporsi in primo piano se lo stesso scopo poteva essere raggiunto per mezzo di quelle stesse organizzazioni di sinistra in cui gli americani avevano tentato, negli anni precedenti, di mimetizzare i loro uomini?
[NOTE]
994 P. Bolognesi, R. Scardova (a cura di), Italicus. L’anno delle quattro stragi, 1974, Urbino, Eir, 2014, p. 54; L. Grassi, Il treno Italicus (San Benedetto Val di Sambro, 4 agosto 1974), in A. Ventrone (a cura di), L’Italia delle stragi, pp. 131-148.
995 P. Bolognesi, R. Scardova (a cura di), Italicus, cit. p. 180.
996 Nara, r.g.59, FM Amembassy Rome to Secstate Washdc Immediate, Terrorist Bombing of Rome-Brenner Express, 5 agosto 1974, in P. Pellizzari, 1974. L’Italia attraverso l’occhio statunitense, cit. documento 29.
997 Sentenza-ordinanza del G.I. Leonardo Grassi, 3 agosto 1994, p. 84.
998 Ibid. pp. 114-115.
999 Sentenza-ordinanza del G.I. Leonardo Grassi, 3 agosto 1994, p. 84.
1000 G. De Lutiis, Storia dei Servizi segreti, cit. p. 137.
1001 A. Silj, Malpaese, cit. p. 294.
Letizia Marini, Resistenza antisovietica e guerra al comunismo in Italia. Il ruolo degli Stati Uniti. 1949-1974, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Macerata, 2020