
Le principali informazioni biografiche e politiche su Luigi Cortese sono ricavate da un documento redatto dalla Direzione del P.C.I. dal titolo Biografia di Militante, dove vengono riportati dettagliatamente dati sulla vita personale, sull’attività politica e sulle persecuzioni subite da Luigi Cortese. <537 Si tratta in realtà di tre schede, in cui Cortese in tre diversi momenti scrive la risposta alle diverse voci del foglio.
Grazie a questo documento si evince che Luigi Cortese, conosciuto con il doppio pseudonimo di Lamberti e Ilio, nacque a Caltanisetta il 4 luglio 1920 e al momento della redazione dello scritto era studente di Filosofia. Iniziò ad occuparsi di politica dall’agosto del 1940. Alla voce “Hai fatto parte del partito fascista? <538” Cortese Luigi rispose che dal 1929 al 25 luglio 1943, era stato balilla e capo squadra avanguardista, giustificando che la sua partecipazione fu per motivi “di necessità di studio e per consiglio dei compagni di spionaggio <539”. Durante la guerra fece parte dell’esercito come soldato chiamato alle armi e non volontario.
Nel 1940 aderì al Partito Comunista di Caltanisetta; dopo essersi trasferito a Parma, nella città emiliana fece parte nel 1943 del Comitato militare e dell’organizzazione universitaria con la responsabilità di redigere il foglio clandestino “Piccone”. Fu anche membro del Comitato organizzativo provinciale. Tra i nomi dei testimoni indicati da Luigi Cortese che potevano confermare quanto dichiarato, compare anche quello di Dario (Luigi Marchini). Rispetto alla sua attività partigiana, dalle carte emerge che dopo l’8 settembre fu Ispettore di provincia e membro del Comitato Provinciale. Nel 1944 divenne Commissario della 47a Brigata Garibaldi (poi denominata 143a) al comando di Nardo (Leonardo Tarantini) ed infine, dal 1945 Commissario della Divisione Ottavio Ricci, sempre con Nardo. Altro dato interessante emerso dal documento, a parte la sua attitudine per le attività organizzative e giornalistiche, è il fatto che fu imprigionato durante l’occupazione fascista il 25 gennaio del 1944 a Borgotaro, da cui riuscì poi a scappare.
Le notizie riportate per mano dello stesso Ilio, coincidono con quanto emerso dai documenti e dalla bibliografia. Il nome di Luigi Cortese, ad esempio, viene ricordato da Leonardo Tarantini in Resistenza armata nel parmense, insieme a quello di altri noti antifascisti parmensi, come Brunetto e Giacomo Ferrari (Franci e Arta) e Virginio Barbieri (Federici), che il 10 ottobre del 1944 si incontrarono a Villa Braga nella famosa riunione che diede il via al movimento resistenziale parmense <540. Nel suo studio Nardo riporta un dato che non è presente nella testimonianza di Cortese, cioè il fatto che verso la fine di gennaio venne costituita dal Comando Generale delle Brigate Garibaldi un’unica Brigata Garibaldi “comprendente tutti i reparti di intonazione comunista delle tre province del Nord Emilia (Piacenza, Parma e Reggio541)” ; la formazione ebbe come Comandante Ilio e come Commissario Marini (Luigi Porcari). Tale formazione, si renderà in seguito autonoma nell’aprile del 1944 quando ne assunse il Comando Dario (Luigi Marchini). Nonostante la sua iscrizione al Partito Fascista in gioventù, Luigi Cortese iniziò la sua attività antifascista cospirativa prima della Resistenza e i suoi sentimenti politici lo portarono ad entrare nelle file del movimento, dove rivestì importanti cariche di Comando, sia di Brigata che di Divisione.
I giudizi su Ilio
Dopo aver inquadrato l’attività politica antifascista di Ilio, in questo paragrafo vengono esaminati i principali passaggi in cui, diversi esponenti del movimento, riferiscono un giudizio su Ilio e sul suo ruolo, in modo da ricavarne l’opinione che i dirigenti partigiani avevano su di lui. Il primo accenno al lavoro di Ilio viene fatto dal Commissario Unico Mauri (Primo Savani) in una relazione datata il 24 ottobre 1944, nella quale riporta le condizioni delle brigate dipendenti; nel documento si legge: “la preparazione politica dei giovani lascia molto a desiderare. Vi sono eccezioni, in ispecie [sic] per quanto riguarda i comunisti e i democristiani. Discreti, dal punto di vista politico, i quadri dirigenti. Ottimi i Commissari politici della 31° e della 47° rispettivamente Gracco e Ilio”. <542
Il nome di Ilio compare poi successivamente nel carteggio tenutosi tra la Federazione Comunista e Annibale (Luigi Rastelli), preso in esame nel capitolo precedente. Nei documenti in questione, risalenti al dicembre del 1944, il Partito scriveva al giovane Annibale incaricato nella zona Est della Cisa come responsabile politico. Nel primo documento preso in esame, il Partito Comunista dopo aver rassicurato Rastelli, comunicandogli l’arrivo di un compagno più esperto che lo aiutasse nel suo lavoro, scrive: “Ilio è bene che non si muova dalla 47a è ancora troppo necessaria la sua presenza colà almeno per il momento, in seguito vedremo” <543. Anche in un carteggio seguente <544, sempre scritto dalla Federazione al compagno più esperto collaboratore di Annibale (di cui non viene precisato il nome) viene fatto il nome di Ilio come compagno che gli può fornire un valido aiuto nel suo lavoro nella Zona Est.
Questi passaggi, per quanto esigui, dimostrano che per il Partito, Ilio era considerato un importante elemento nella lotta combattuta sui monti. Anche la lettera inviata a Mauri dal Compagno Miro (la sua vera identità è ignota), che probabilmente era responsabile politico per il Partito, conferma l’opinione positiva nei confronti Ilio. Nel documento, scritto in data 12 febbraio 1945, l’autore riporta la sua impressione sul lavoro svolto da alcuni compagni Commissari di Brigata, alla voce di Ilio si legge: “il compagno Ilio della 47a ha pure svolto un buon lavoro, comprendo gli urti derivati da caratteri diversi, ma noi siamo convinti che Ilio, se avvicinato da compagni che lo aiutino, collaborino con lui, non è tipo da cozzare. È’ vero che è un carattere un po’ spinto ma in fondo è ragionevole. In una sua ultima mi affermava che aveva fatto una riunione con Maneschi e che si erano messi d’accordo su tutto, vedremo. In questo momento giungono molte lamentele da elementi che appartenevano alla 47a perché allontanati in seguito all’epurazione, ma tutti si dichiarano innocenti. Un’azione come quella intrapresa da Ilio non si realizza facilmente senza trovare ostacoli. In questi giorni ci è giunta notizia che Ilio aveva fatto arrestare Gallo, quando [sic] un distaccamento armato invase il Comando pretendendo la liberazione dell’arrestato”. <545
Sulle questioni interne alla 47a Brigata e sul contrasto con Gallo si farà luce nel paragrafo successivo. Infine, riportiamo l’ultimo documento in cui emerge un giudizio sul Commissario siciliano. Il suo nome compare in uno scritto già preso in esame in precedenza per la questione relativa alla crisi del Comando Unico apertasi con le probabili dimissioni di Arta. In vista di un cambiamento al vertice del Comando Unico, in un documento non firmato, inviato da un Compagno alla Federazione Comunista parmense datato il 17 febbraio 1945, l’autore passa in rassegna i probabili candidati alla carica di Commissario Unico, tra questi, viene preso in considerazione anche Ilio: “ho appreso dalla vostra in data 6.2.45 le probabili dimissioni di Arta e quindi il rinnovamento del C.U. D’accordo con voi per Gloria quale nuovo comandante, non così per Gracco, Ilio C.P. [Commissari Politici] per i motivi che vi esporrò. […] anzitutto sia Gracco che Ilio sono Commissari Politici di Brigate che hanno da loro ricevuto un’impronta personale, la loro mancanza quindi in seno delle stesse avrebbe conseguenze poco buone. Sia Gloria che Ilio sono un po’ parziali e settari, e messi insieme darebbero probabilmente luogo ad urti e incidenti che porterebbero a breve distanza una nuova crisi nel Comando Unico […]”. <546
L’autore prosegue il documento dando la sua impressione anche su Gracco (Luigi Leris) e Mauri (Primo Savani). Da questo passaggio si ricavano due informazioni che confermano quanto emerso nei documenti precedenti: da una parte l’importante lavoro svolto da Ilio come Commissario della 47a Brigata; egli ha lasciato un’impronta nella propria Brigata, che senza di lui sarebbe stata probabilmente in crisi. Dall’altra emerge una certa intransigenza politica che si tradurrebbe in mancanza di diplomazia o di collaborazione con un Comandante appartenente ad un partito diverso da quello Comunista, come sarebbe il caso di Gloria (Paolo Ceschi), un democristiano. Insieme al settarismo, anche il carattere di Ilio, definito “un po’ spinto <547” dal Compagno Miro nel passaggio precedente, potrebbe dar luogo a urti e incomprensioni, se messo in relazione con un’altra forte personalità come Paolo Ceschi.
L’intransigenza politica di Ilio, è ben evidente in un documento inviato dal Commissario alla Federazione parmense in data 19 gennaio 1945. Nella relazione Ilio, prima di descrivere la situazione in cui versa la sua Brigata, fornisce brevemente la sua opinione sul Comando Unico della zona Est, al Comando di Paolo Ceschi: “Alla Delegazione del Comando Unico, corre un’aria di militarismo reazionario paurosa, accompagnato ad una propaganda democristiana ed antigaribaldina molto diffusa”548. Questo scritto dimostra e conferma il pensiero di Miro riguardo all’impossibilità di cooperazione tra il Comandante Gloria e Ilio, data il settarismo e l’intransigenza politica di Ilio.
Il Commissario Politico Ilio
Dai giudizi rinvenuti sul Luigi Cortesi si ricava l’immagine di un Commissario fortemente legato al suo Partito e alla Brigata da cui opera, tanto da diventare una figura fondamentale per essa.
Vediamo ora come si esplica il suo lavoro di Commissario, basandoci sulle direttive da lui inviate ai gregari della 47a Brigata Garibaldi e sulle questioni interne alla formazione nelle quali egli è coinvolto. Prima di entrare in merito a tali vicende, vediamo quali sono le principali attività richieste ad un Commissario, elencate in un documento intitolato Funzioni del Commissario di guerra, inviato a tutte le formazioni dipendenti da Ilio, in qualità di Commissario di Divisione, carica ottenuta nel marzo 1945. Nello scritto, Luigi Cortese illustra le principali funzioni attribuite alla carica quali la cura dei rapporti con la popolazione e delle riunioni di Brigata dove vengono discussi i problemi della vita e dell’organizzazione all’interno della formazione. Oltre a ribadire la condivisione di grado e di responsabilità con il Comandante, si legge: “2) il commissario è particolarmente responsabile della disciplina e dell’educazione politica e morale degli uomini. Il programma del Comitato di Liberazione Nazionale e le sue direttive sono la base essenziale della sua opera di educatore e consigliere. 3) il commissario provvederà a portare a conoscenza dei partigiani gli avvenimenti più importanti e ad illustrarli e a mostrare quali siano in relazione ad essi i compiti delle formazioni partigiane. Organizzerà delle sezioni culturali e promuoverà la pubblicazione di giornali partigiani. […] 6) particolare cura del Commissario sarà data ai rapporti dell’unità con le popolazioni, controllando il contegno dei volontari, illustrando i motivi della guerra di liberazione alla popolazione stabilendo regolari contatti con le rappresentanze locali e con gli organismi antifascisti locali. In tutta la sua azione il commissario di guerra deve essere guidato dal proposito di collaborare strettamente con il comandante, ricordando che la sua azione ha per fine di favorire la condotta attiva della guerra ed il successo militare al quale in guerra si subordina ogni altra cosa. Si ricordi che il Commissario deve godere di particolare stima e deve essere amico fraterno dei volontari e nel contempo avere l’autorità che gli compete come membro del comando ed avere la coscienza delle responsabilità che questa appartenenza comporta”. <549
Il lavoro richiesto al Commissario riguarda molteplici ambiti, da quello della supervisione della vita interna ai rapporti esterni della Brigata; per questo è richiesta molta cura nella preparazione delle proprie attività e la necessità di cooperare con il Comando e di porsi come modello da seguire, ottenendo la stima e la fiducia e dei propri compagni. Sulla base di quanto affermato dallo stesso Ilio, analizzando la sua attività nella Brigata e al Comando della Divisione, vedremo se il suo operato di commissario segue le linee guida da lui stesso definite.
Questioni interne
Nella lettera scritta il 12 febbraio 1945 dal Compagno Miro, l’autore, parlando di Ilio, fa riferimento a delle lamentele giunte sul suo conto da parte di alcuni partigiani allontanati dal Commissario, e dal Comando di Brigata, in una fase di epurazione dei gregari. Nel documento scritto da Luigi Cortese il 19 gennaio 1945, indirizzato alla Federazione Comunista parmense, egli stesso spiega le ragioni di tale allontanamento e le motivazioni del malcontento nei suoi confronti: “caso Griffith: quindici uomini del Distaccamento Griffith che hanno compiuto delle ottime azioni ultimamente in città e i cui [sic]cattivi rapporti con la popolazione ci hanno costretto a prendere una decisione radicale. […] questi individui minavano la nostra organizzazione politica nella zona. Particolare riguardo merita il comportamento in montagna del compagno Pilade che si disinteressa di ogni problema di lotta mostrando un’arroganza e una prepotenza fortissima. Momentaneamente sono fermi nella nostra Brigata ma desideriamo che il Partito li trasferisse come Gappisti in altra zona al più presto. Questi elementi parmensi credono che il Commissario ILIO abbia un antipatia particolare per loro, invece il Compagno Ilio li ha sopportati per ben sei mesi e tra giorni cercheremo di inviarvi una documentata ed esemplare relazione corredata di dati di tutti gli elementi negativi del Distaccamento GRIFFITH specialmente per rapporti con la popolazione”. <550
Con questo documento Ilio giustifica il suo operato di Commissario che, per salvaguardare l’equilibrio della formazione e i rapporti con la popolazione, predispone l’allontanamento degli elementi negativi, provocando delle prevedibili lamentele da parte di questi. Sempre nella relazione scritta da Miro emerge un’altra questione, relativa all’arresto del Comandante di Battaglione Gallo, ordinata da Ilio. Quest’ultimo in una relazione, inviata anch’essa il 19 gennaio 1945 alla Federazione Comunista, spiega la natura e i motivi dei contrasti tra il Commissario e il Comandante della 47a William (Massimiliano Villa) con Gallo, un patriota reggiano la cui vera identità risulta ignota.
“Merita un particolare riguardo la figura dell’ex Comandante del primo battaglione Gallo, compagno reggiano sospeso dal partito. Il GALLO spinto da ambizioni di comando ha fatto chiaramente capire durante le elezioni la sua ambizione Battuto per la carica di Comandante e di Vice Comandante ha iniziato un lavoro di disgregazione che per fortuna abbiamo arginato. Elementi obbiettivi di questo suo lavorio[sic] sono i seguenti: a) dato il contrasto tra Galllo e William [Massimiliano Villa], constatata l’ambizione dell’elemento Gallo […] questo Comando ha creduto opportuno trasferirlo alla 32° Garibaldi Reggiana consegnando però prima i magazzini del 1° Battaglione di cui Gallo era Comandante. b) approfittando del fatto che la nostra brigata si era organizzata in maniera più cospirativa, ha insinuato al Comando della 32° Reggiana che la 47° era stata sciolta. […] da ciò è nato un urto fra il Comando della 47° e 32° per fortuna definitivamente appianato. Questo Compagno contro cui abbiamo le prove di lavoro di disgregazione, ora passando nel reggiano o assieme ai compagni di Reggio cerca senza elementi di prova di accusare il Compagno William e il Compagno Ilio dei seguenti fatti: irregolarità delle elezioni e responsabilità dello scioglimento della Brigata”. <551
Di fronte alle accuse mosse, Ilio si difende giudicandole infondate e motivando i provvedimenti da lui presi. Questo passaggio fa luce sul rapporto tra il Comando e una figura problematica e avversa come quella del Gallo. Come per gli uomini del Distaccamento Griffith, anche nel caso di Gallo, Ilio non esita a prendere provvedimenti per salvaguardare la coesione e l’equilibrio interno della Brigata.
Si tratta di dinamiche molto comuni nella vita di Brigata e che il Comando deve essere in grado di gestire per marginare i rischi di insubordinazione. Un altro esempio di figura polemica e avversa nei confronti del Comando è quella del Catone, il Comandante di un battaglione della 12a Brigata Garibaldi, visto nel capitolo precedente per il caso di Dario (Luigi Marchini). Tra i compiti richiesti al Commissario, uno è quello della salvaguardia dell’unità e della disciplina interna della Brigata; per ottemperare a questo, Ilio dimostra la sua fermezza, allontanando quegli elementi che ne minacciano la coesione.
L’educazione politica
Dalle direttive generali inviate da Ilio sulle funzioni da svolgere, il Commissario sottolinea l’importanza della cura nella preparazione delle attività e di mantenere buoni rapporti con il Comandante e i gregari. Vediamo come si esplica l’attività politica svolta da Ilio; un esempio concreto del suo operato emerge nel documento appena preso in visione. Nella relazione da lui firmata, Ilio descrive il tipo di attività politica svolta dal commissariato, indirizzata sia alla tutela della popolazione che della Brigata, fornendo così un esempio di come veniva realizzate l’educazione delle masse: “i rapporti tra questo commissariato e il CLN locale di Neviano sono stati chiarificati con un colloquio avuto con l’intero Comitato. […] . Particolare cura ho messo nel lavoro di Partito sia nella Brigata che nei villaggi dove il numero di iscritti è aumentato […]. Abbiamo tenuto ben dieci riunioni. Ho tenuto un comizio pubblico sul tema “Chi siamo e perché lottiamo” a cui hanno partecipato ben cento cittadini. Terrò domenica altri comizi e questi d’accordo con il CLN locale. […] sono in attesa di stampa agitatoria e propagandistica”. <552
Già da questo breve passaggio emerge l’attenzione posta da Ilio nella cura delle attività politiche rivolte ai civili. Allo stesso modo, anche nella preparazione dell’educazione degli altri Commissari e dei patrioti emerge il suo impegno e la sua dedizione. Ciò si ricava dalle numerose e dettagliate istruzioni inviate ai commissari dei reparti dipendenti, come ad esempio, quella datata il 20 aprile 1945. La data rivela il fatto che seppur a ridosso della fase finale della guerra, Ilio persista nel suo intento di migliorare l’attività educativa nelle file patriottiche, fornendo indicazioni sempre più specifiche: “nella riunione tenutasi il 19 c.m. si sono raggiunti i seguenti punti d’accordo: 1) ORA DELLA POLITICA: da tenere tre volte alla settimana con schemi inviati dal commissariato di Divisione o scritti dal Commissario di Brigata. L’importanza dell’ora politica sta nel creare una coscienza di lotta ai Volontari della Libertà. 2) ORA DELLA CRITICA settimanale per abolire il pettegolezzo ed abituare alla critica collettiva gli uomini 3) giornali diminuiti di mole, articoli e organi e polemiche da inviare a questo Commissariato per il Giornale di Divisione. 4) Maggiore discussione nei Distaccamenti 5) visite e contatti dei commissari con la massa. A parte si inviano Ore politiche e direttive per Ora della critica e guide del commissario con preghiera di una intensa attività”. <553
Insieme a queste direttive, viene inviata ai Commissari dipendenti la Guida del Commissario. Si tratta di un insieme di fogli in cui vengono trattati separatamente diversi temi quali: la disciplina, l’educazione politica, i rapporti con la popolazione e via dicendo. Gli argomenti in questione sono di varia natura e dimostrano come Ilio intendesse il ruolo di Commissario, un educatore alla politica, non nel senso di appartenenza partitica, ma nel senso di vita partecipata, democratica e libera in tutte le questioni che riguardano i partigiani, dalla convivenza nella Brigata e con la popolazione, alla riflessione sul significato della lotta e all’importanza della ricostruzione di una nuova società che testimoniasse i valori ereditati dalla Resistenza.
La quantità, la ricorrenza e lo studio con cui vengono scritti tali fogli, rivelano l’attenzione impiegata da Ilio nel redigerli e l’importanza attribuita. Ad esempio sul tema della disciplina si legge: “i commissari di guerra di Raggruppamento, di Brigata, e di Battaglione, devono recarsi a tutti i distaccamenti al fine di migliorare maggiormente la disciplina nei distaccamenti. Non è con una chiacchierata che i distaccamenti migliorano, sono necessarie lunghe conversazioni su tutti gli argomenti e gli spunti di vita pratica che la vita del reparto offre. Da una mia recente visita ad alcuni distaccamenti risulta che la vita disciplinare è completante sconosciuta. Portiamo alcuni esempi […] da ogni fatto od avvenimento del distaccamento, bisogna prendere lo spunto per una conversazione sul miglioramento. La disciplina non si improvvisa ma è un’abitudine. Nell’esplicare questo ciclo di conversazioni i commissari devono ascoltare il parere degli uomini e controbattere con argomenti persuasivi e portarli sul piano della convinzione nella battaglia. [sic ]. Nella disciplina abbiamo compiuto passi giganteschi, ma appunto perché il miglioramento raggiunto è opera di noi stessi dobbiamo aumentare la nostra disciplina formale e sostanziale. La disciplina è la forza degli eserciti”. <554
Dialogo, confronto costruttivo al fine di un continuo miglioramento sono i principali punti del credo partigiano di Ilio, che con la massima dedizione e passione tenta di infondere e trasmettere a chi, come lui, ha un ruolo di guida nelle unità partigiane. Insieme alla Guida del Commissariato per l’Ora politica, in uno scritto sempre datato il 20 aprile, il Commissario di Divisione esplica ai Commissari Dipendenti e al Comando Unico le ragioni sottostanti all’istituzione dell’Ora Politica.
“Ad imitazione dei Volontari della Libertà reggiani è costituita anche nelle nostre formazioni l’ora della critica. In un regime veramente democratico la critica e l’auto critica in senso costruttivo sono la base del controllo delle libertà reciproche e in senso collettivistico. Talvolta capita che nei Distaccamenti si sentono delle voci spiacevoli verso questa o quella cosa, verso questo o quel Comandante verso o quell’altro provvedimento. […] questo è autentico pettegolezzo, questo è il metodo fascista del siluramento alle spalle. Tutte le nostre azioni devono essere improntate ad una serietà massima e una dote fondamentale del volontario della libertà deve essere quella di criticare con dati di fatto, di colpire con delle prove e non perdere tempo nei pettegolezzi con i soliti “si dice” “mi sembra”. La realizzazione di quest’ora della critica settimanale, a cura dei Commissari, deve cercare di contribuire maggiormente al miglioramento delle nostre unità” <555.
Le ultime parole conclusive del documento, riassumono in gran parte la personalità di Ilio: “i rapporti devono essere compilati con la massima serietà. Si raccomanda di criticare aspramente ma giustamente <556”. Il fine dell’ora della critica è quello di migliorarsi attraverso una valutazione costruttiva ma al tempo stessa severa. Con il suo lavoro Ilio trasforma quelle che per consuetudine erano diventate delle “chiacchierate” in vere e proprie lezioni di vita per quei giovani partigiani cresciuti sotto l’oppressione del dogma fascista.
Conclusioni
Ciò che più emerge dell’attività di Ilio è la continua preparazione e cura per l’educazione politica da sottoporre ai patrioti e ai civili. Dall’intensa attività di Ilio si percepisce il suo pensiero e il suo spirito: la critica costruttiva, la discussione, l’educazione e il dovere sono i fondamenti dell’attività partigiana di Cortese, che con attenzione e organizzazione cerca di trasmettere ed educare i restanti membri della Brigata.
Rispetto alla preparazione politica e morale dei propri partigiani e della popolazione, l’attività svolta da Ilio è conforme e fedele alle linee generali da lui stesso indicate nelle Funzioni di un Commissario di Guerra, dimostrando di essere in primis l’esempio da fornire agli altri Commissari.
L’unico punto del vademecum redatto da Ilio, in cui il suo carattere potrebbe divergere con le direttive inviate è quello sull’importanza della collaborazione con il Comandante che ha come obbiettivo quello di “favorire la condotta attiva della guerra ed il successo militare al quale in guerra si subordina ogni cosa” <557.
In realtà, il suo percorso partigiano dimostra un indubbio legame fatto di cooperazione e fiducia con il Comandante della sua Brigata, Leonardo Tarantini; la saldezza della loro collaborazione è comprovata dal fatto che entrambi vengono nominati al Comando di Divisione Ottavio Ricci. Tuttavia, da quanto emerge sul suo carattere personale, impulsivo e improntato ad un certo settarismo, è probabile che tale spirito di collaborazione sarebbe venuto a mancare se a condividere con lui il Comando non ci fosse stato un elemento come Nardo, apolitico e “neutrale”, ma uno più schierato politicamente come il Colonello Gloria. Questa possibilità viene espressa nel documento indirizzato al Partito Comunista, in cui esplicitamente viene dichiarata la mancanza di collaborazione in caso di un Comando di Ilio e Gloria, e le stesse affermazioni scritte da Cortese sul Colonnello Paolo Ceschi lo confermerebbero.
[NOTE]
537 AISRECP, Fondo Partito Comunista Italiano, Federazione di Parma, sezione Quadri di Partito, Busta 3.
538 Ibidem
539 Ibidem
540 Cfr. L. Tarantini, Resistenza armata nel parmense, p. 94.
541 Ivi, p. 105.
542 AISRECP, Fondo Lotta di Liberazione, busta RI, f. QC, f.22.
543 Ivi, busta 2 OD, OP b2, f.39.
544 Ivi, f. 4.
545 Ivi, f.31.
546 Ivi, fasc. OP b3, f. 64.
547 Ivi, fasc. OP b2, f, 31.
548 Ivi, fasc. OP b3, f. 91.
549 Ivi, busta DI, fasc. RC, f. 2.
550 Ivi, f. 92.
551 Ivi, f. 91.
552 Ibidem
553 Ivi, f. 4.
554 Ivi, fasc. RI c, f. 14.
555 Ivi, f. 3.
556 Ibidem
557 Ivi, busta DI, fasc. RC, f.2.
Costanza Guidetti, La struttura del comando nel movimento resistenziale a Parma, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2017-2018