Scelgo per te quest’ora di notte, una notte di paese sul mare, sprofondato nel freddo

La zona di Sestri Levante
Fonte: Mapio.net

[…] «Non si dica che Carlo Bo ha rappresentato se stesso quanto la sua autentica scoperta di un certo ordine spirituale alla necessità della poesia» <2.
«Pel magistero e la spietata schiettezza dello scrittore, senza contare quell’affetto di stima che cresce nell’animo per chi si constata così pronto all’appello degli amici» <3.
(Carlo Betocchi)
La figura di Carlo Bo si definisce negli anni soprattutto grazie alla quantità smisurata dei libri letti, dei moltissimi articoli, saggi critici e monografie pubblicate. Il suo nome è legato a doppio filo quello dell’Università di Urbino, a lui poi intitolata e di cui «fu signore magnifico e incontrastato» <4, come professore e in seguito Rettore, per più di cinquant’anni, dal 1947 al 2001. Nell’occasione del cinquantesimo anniversario del suo Rettorato, nel 1997, è stato proprio Bo a prendere la parola per un breve resoconto della sua esperienza legata ad Urbino, più volte ricordata anche nelle lettere a Betocchi: quello che appare, oltre all’umiltà e ai ringraziamenti dei tanti amici, colleghi e collaboratori che gli sono stati vicini, è la capacità di imparare ad affrontare la realtà senza innalzarsi su finti piedistalli. «Sono le cose invece che dominano la vita del mondo» <5 e Bo, da parte sua, non ha fatto altro che continuare a imparare, a leggere libri e a scriverne, perché – ha detto – «questa è stata la mia prima funzione, e di leggere la vita, di conoscere» <6.
Il critico, nato a Sestri Levante nel 1911, è cresciuto in una famiglia di giuristi, figlio del notaio liberal-mazziniano, più tardi antifascista, Angelo Bo e di Ada Sanguineti, cattolica. Dopo la scuola elementare a Sestri, ha compiuto gli studi liceali nell’Istituto dei Padri Gesuiti di Genova, dove ha avuto l’opportunità di incontrare come professore di greco, seppur per poco tempo, il poeta Camillo Sbarbaro. Sulla spinta di questa conoscenza, Bo decide di iscriversi alla Facoltà di Lettere Classiche all’Università di Firenze ma, anche se poco dopo passerà a quella di Lettere Moderne, non può dimenticare la figura del poeta e professore, Sbarbaro: ” Sta all’origine, alle prime necessità dei nostri gesti e non con una piega della voce, con un’inclinazione ma come una forza, un coraggio d’accettarci fino in fondo preoccupati dell’oscurità, dell’impenetrabilità della cosa vera, di stabilire senza commento quest’impossibilità di soluzione che c’è fra noi e questo mondo quotidiano e forse comune”. <7.
Già fin da questo incontro si può intuire quanto la vita di Bo sia stata fortemente segnata dalla letteratura e dagli uomini che il critico ha potuto incontrare durante la giovinezza. Nel trasferirsi a Firenze, per frequentare l’università, Bo sarà infatti spinto anche dalla voglia di fare la conoscenza di un’altra spesso controversa e malintesa, quella di Giovanni Papini. Grazie al gruppo degli amici del «Frontespizio», in cui incontrerà anche Carlo Betocchi, Bo conoscerà Papini e inizierà a collaborare alla rivista, mostrandosi un maestro. Forse in pochi altri casi della nostra letteratura è possibile sottolineare un’eguale e costante attenzione del critico, bipartita e anzi tripartita, alla letteratura italiana, francese e spagnola.
Dalle molte successive raccolte di saggi pubblicati da Bo, ma anche dalle prime lettere del carteggio con Betocchi, si deduce che, come dirà poi Luzi, «Bo un critico lo è sempre» <8 e lo è sempre stato. Quasi a prescindere dall’autore o dall’opera analizzata, il suo modo di leggere e commentare resta sempre personale e unico. Il 29 febbraio 1948 Betocchi gli scrive: “Grazie di questa lettura che ci hai offerto e che mi ha aiutato, come tu sei maestro in questo genere di aiuto: a leggere e rileggere il libro […] cavandone quel piacere singolare che esso offre a un lettore attento. Le tue conclusioni, circa il valore dell’ultimo poemetto nel quadro della produzione […] sono assolutamente convincenti e conseguenti all’unico modo di lettura che tu ci hai insegnato ad osservare”. <9.
La figura di Bo, dunque, resta centrale per capire come molti intellettuali, critici e poeti del periodo fra le due guerre abbiano coniugato l’ermeneutica dei testi.
[…]
Tutta la vita, infatti, Bo resterà fedele alle sue «patrie poetiche» <10 e se vivrà soprattutto tra Milano e Urbino, non dimenticherà mai la Francia e la sua regione, la Liguria, in cui ha vissuto con la famiglia d’origine e a cui è sempre tornato fino agli ultimi anni della sua vita, in cui ha spesso invitato amici e collaboratori durante le vacanze estive o per lavorare insieme.
Come ricorda Betocchi nella sua lettera del 26 luglio 1937, Bo è vissuto in una splendida famiglia e in una casa che, ospitando gli amici, lasciava intravedere a tutti una stagione di letture, divertimenti estivi e affetto quasi invidiabile. Una volta lontani, gli amici, ripensando al tempo passato insieme, non potevano dimenticare quella «fraterna accoglienza» e augurarsi di trovare anche altrove «un altro Bo, la sua cara famiglia così italiana […]!» <11. Eppure, dimostrando i contrasti di quel panorama ligure, anche nel suo carattere, il 10 gennaio 1935 Bo scrive a Betocchi una lettera dal tono molto malinconico che ha per luogo proprio Sestri Levante e quella che Bo dice essere la sua unica «gioia sestrese».
“Carissimo Carlo,
scelgo per te quest’ora di notte, una notte di paese sul mare, sprofondato nel freddo. Un momento fa alla finestra dove mi dimentico a sentire questa solitudine che costituisce l’unica mia gioia sestrese – ho contemplato la neve. E mi son sentito commosso. La neve – o meglio acqua vestita di neve – che subito scioglie. Per me è una straordinaria illusione. Ho pensato quindi a te, a consacrarti questo tempo di letture e dei miei più oziosi divertimenti intellettuali. […] Perché tu felicemente sai uscire da una pratica quotidiana magari di ordine superiore per consegnare viva (e insisto sull’aggettivo) una parte intima, tua. Sai prima di tutto, rinnovare la vera corrispondenza. Ritrovi insomma quel Faro che dispensa il tuo ascoltatore di infinite variazioni inutili”. <12.
Questa è una delle poche lettere di Bo a Betocchi lunga e piuttosto intima. Quasi mai, infatti, il critico abbandona le impressioni intime alla scrittura epistolare, eppure qui descrive la solitudine che lo assale durante la notte e l’illusione della natura, di un’acqua che sembra neve ma in fondo è acqua travestita, di contro ai suoi oziosi divertimenti intellettuali.
[…]
2 C. Betocchi, Carlo Bo e la poesia francese, «Il Popolo», 18 giugno 1952.
3 Betocchi, 24 aprile 1954 [139].
4 M. Biondi, Mitica Firenze di Carlo Bo, in Le passioni del Novecento. Scrittori e critici a Firenze, Le Lettere, Firenze, 2007, p. 281.
5 C. Bo, Introduzione. Atti della cerimonia in onore di Carlo Bo, 9 maggio 1997, in F. Marra, L. Sichirollo (a cura di), Relazioni del Rettore Carlo Bo e Discorsi inaugurali dei Docenti nella Libera Università degli Studi di Urbino, Tomo quarto, 1947-1967, Università degli Studi di Urbino, Urbino, 1997, p. 11.
6 Ivi, p. 12.
7 C. Bo, Il debito con Sbarbaro, in Otto studi, cit., p. 129.
8 G. Tabanelli, Carlo Bo. Il tempo dell’ermetismo, Marsilio, Venezia, 2011, p. 33.
9 Betocchi, 29 febbraio 1948 [99].
10 Analizzato nei diversi saggi contenuti in Patrie poetiche. Luoghi della poesia contemporanea, a cura di E. Pigliapoco, PeQuod, Ancona, 2010, il concetto di «patria poetica» può essere utilizzato anche per descrivere l’esperienza di Bo, sia collegandolo ai luoghi fisici, ma sempre intrisi di una loro specifica cultura, in cui visse, sia quelli che lo toccarono dal punto di vista ermeneutico, e quindi soprattutto una sua certa idea di Francia e Spagna viste attraverso i poeti e gli scrittori amati.
11 Betocchi, 26 luglio 1937 [39].
12 Bo, 10 gennaio 1935 [14].
Annalisa Giulietti, «Una preziosa testimonianza» tra vita e letteratura. Il carteggio inedito Bo-Betocchi (1934-1985), UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA, DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI Lingue, Mediazione, Storia, Lettere, Filosofia, Dottorato di ricerca in Studi linguistici, filologici, letterari Curriculum “Linguistica, filologia, interpretazione dei testi”, CICLO XXX, 2019