Ruinée et démoralisée l’Italie nouvelle n’est plus que l’ombre d’elle même

Uno scorcio di Nizza

I quotidiani presenti a Nizza dopo il 1945
Prima della guerra i quotidiani presenti a Nizza erano due: «L’Eclaireur de Nice», conservatore, e il «Petit Niçois», socialista. Durante la guerra si ha un generale stravolgimento del panorama editoriale; molti giornali spariscono e appaiono in compenso altri fogli, soprattutto di sinistra. Alla fine del conflitto sono due i quotidiani che si contendono la scena nizzarda: «Le Patriote de Nice et du Sud-Est», giornale del PCF, che cesserà di essere quotidiano nel 1969 per diventare settimanale, e «Nice Matin», il giornale più diffuso nella regione. Fondato da un giornalista de «l’Eclaireur», nel 1945 sostituirà il giornale del gruppo «Combat» e richiamerà tutta la clientela moderata e di destra. I suoi temi più cari sono l’anticomunismo, la relativa paura del Fronte Popolare e la difesa della libera concorrenza economica. Nelle sue pagine traspira anche un certo spirito razzista. Dal punto di vista politico l’indirizzo del giornale è quello di sostenere le forze di destra e di centro <54.
L’Italia e l’immagine che ne danno i giornali di Nizza
I fatti di guerra, l’alto numero di immigrati presenti sul territorio e la vicinanza della frontiera fanno sì che i giornali delle Alpi Marittime dedichino un’attenzione tutta particolare all’Italia e ai suoi avvenimenti.
[…] L’Italia vista da «Nice Matin» e «Le Patriote» (1945-1947)
Le immagini che vengono più diffuse sono quelle dell’Italia tradizionale, coi suoi paesaggi tipici, le sue bellezze storico-artistiche e le sue forti contraddizioni, fatte di picchi di alta cultura e masse analfabete, di contrasto tra ricchi e poveri. Nell’immediato dopoguerra l’attenzione viene rivolta in particolare allo stato di miseria in cui vivono gli italiani, alla precaria situazione politica dell’Italia, pressata anche dall’esterno da URSS e USA, e alle vicissitudini della famiglia di Mussolini, del duce stesso e della casa reale, non per simpatia verso questi, ma piuttosto perché la vita privata di potenti e sovrani è sempre un buon intrattenimento e vende bene.
Di quest’ ultimo argomento si trovano molti esempi su «Nice Matin»: da Edda Ciano, la figlia del duce, che smentisce i suoi legami con la Germania <55, passando per la vita sentimentale di Mussolini, presunto bigamo (gli si attribuirebbe infatti una relazione con una certa Melene Desser, triestina) <56, e l’amore che Clara Petacci gli portava <57. L’argomento è talmente gettonato che la foto di Clara Petacci, messa in prima pagina, può fare audience anche da sola, senza esser accompagnata da nessuna notizia <58. L’anno si chiude in bellezza: il processo a Edda Ciano <59, perché, anche se la famiglia Mussolini fa vendere molte copie, ci vuole comunque un po’ di giustizia. Per quanto riguarda la miseria e la fame in Italia si trovano ugualmente molti articoli. L’immagine che viene data è quella di un paese distrutto dal conflitto, che non può garantire ai suoi cittadini una vita decorosa <60. “Ruinée et démoralisée l’Italie nouvelle n’est plus que l’ombre d’elle même”, titola «Nice Matin» il 16 marzo 1946. Le questioni politiche italiane sono molto seguite da «Nice Matin».
[…] Da parte sua «Le Patriote» dà più importanza alle notizie sulla politica italiana che a quelle mondane e folkloristiche. Il suo orientamento è decisamente anti-fascista, ma mai vicino a posizioni xenofobe nei confronti degli italiani.
L’Italia vista da «Nice Matin» e «Le Patriote» (1948-’53)
Uno studio di Ralph Schor <63 ci permette di capire se la visione che a Nizza viene data dell’Italia tra ’48 e ‘53 sia in qualche modo cambiata rispetto al biennio 1945-’47.
La miseria dell’Italia resta sempre uno degli argomenti più trattati dai quotidiani delle Alpi Marittime. “Un Italien sur quatre ne mange pas tous les jours à sa faim” <64, scrive «Nice Matin», ricordando che in Italia ci sono 2.500.000 disoccupati. Figlio della povertà è anche il banditismo; i suoi esponenti più celebri, Lucky Luciano e Salvatore Giuliano, godono di grande fama sui giornali nizzardi. Michael Stern, giornalista di «Nice Matin», sarebbe addirittura riuscito a fare un intervista a quest’ultimo <65.
I giornali di destra sottolineano anche il dinamismo della società italiana, che porta avanti la ricostruzione del paese in maniera molto più veloce che in Francia. «Le Patriote» tende invece a tacere quest’aspetto, probabilmente per non dare una buona immagine del governo centrista che si era insediato in Italia.
L’espressione “miracolo italiano” viene usata per la prima volta nel 1951 <66.
Dal punto di vista politico i giornali conservatori sono favorevoli al riavvicinamento franco-italiano, per questioni politiche, anche se sul paese confinante restano ancora molte riserve, legate alle ferite di guerra ancora aperte. Per esempio si dà ampio risalto alle parole del conte Sforza, ministro degli Esteri: “Même au prix de quelques sacrifices, l’Italie doit tout tenter pour s’entendre avec la France” <67. Sul progetto di unione doganale franco-italiano, discusso nel 1948, le opinioni della destra e della sinistra divergono: gli osservatori di destra vedrebbero in quest’accordo degli effetti benefici per il mercato, oltre alla possibilità di reintegrare l’Italia nel blocco occidentale, mentre «Le Patriote» si dimostra assolutamente contrario a questo trattato, che allontanerebbe l’Italia dall’URSS, porterebbe milioni di disoccupati italiani sul mercato francese, danneggiando i lavoratori locali e favorirebbe solo la produzione italiana, meno cara di quella francese.
Intanto il governo De Gasperi porta l’Italia ad allinearsi alla politica del blocco occidentale. Sulla firma del Patto Atlantico nel 1949 da parte del governo italiano, «Nice Matin» si dimostra un po’ freddo; sarebbe infatti favorevole alla firma del Patto da parte dell’Italia, in funzione soprattutto anticomunista, ma non vuole nemmeno che l’Italia sia riabilitata troppo velocemente, dimenticando i fatti di guerra. «Le Patriote», chiaramente, condanna la firma del trattato, che asservirebbe l’Italia agli interessi degli Americani <68. La posizione di «Nice Matin» sulla riabilitazione dell’Italia traspare chiaramente in questo titolo di qualche anno più tardi: “Oubliant certain passé, la France généreuse propose à ses alliés la réhabilitation morale de l’Italie et la modofication des clauses discriminatoires du traité de paix italien” <69.
La questione delle colonie italiane è seguita con grande interesse, maanche con imbarazzo. Infatti, la possibile indipendenza della Libia creerebbe un pericoloso precedente nell’Africa del nord, dove la situazione, nelle colonie francesi, era tesa. Perciò «Nice Matin» si mostra favorevole a mantenere la Libia sotto il controllo italiano <70.
La questione di Trieste si dimostrava altrettanto delicata, essendo la città il punto di contatto tra il blocco occidentale e quello comunista. In linea di massima «Nice Matin» era per una Trieste italiana, «Le Patriote» si dimostrava più filo-yugoslavo.
Sulla politica interna italiana lo schieramento dei due giornali era più chiaro e definito: «Nice Matin» appoggiava De Gasperi, unico baluardo contro lo spettro comunista. «Le Patriote» invece dipingeva l’allora capo del governo come colui che avrebbe reso possibile l’asservimento dell’economia italiana agli interessi americani. De Gasperi avrebbe inoltre creato una nuova dittatura <71.
[…] Spesso gli articoli sulla destra e sulla sinistra sono motivati dalla paura di colpi di stato, nell’uno o nell’altro senso. «Nice Matin» infatti non ha simpatia né per i comunisti, né per i fascisti, né per i monarchici, che potrebbero gettare il paese nel caos ora che è diventato una repubblica come la Francia. Continuano dunque, come nel biennio postbellico, gli articoli relativi all’instabilità del paese. Il 29 maggio 1952 su «Nice Matin» compare quest’articolo: “Après avoir connu une longue période de stabilité gouvernementale, l’Italie ne court-elle pas le risque d’avoir en 1953 une chambre ingouvernable?” «Le Patriote» da parte sua denuncia la progressiva fascistizzazione del governo De Gasperi, che comprende nei suoi ranghi le forze più reazionarie del paese.
In definitiva l’immagine che la stampa locale dà dell’Italia è quella di un paese ancora legato alle sue tradizioni, ma che va sempre più modernizzandosi e i cui legami con la Francia diventano via via più solidi.
Per ciò che riguarda la vita politica, la stampa di destra e di sinistra differenzia i propri pareri a seconda del proprio indirizzo ideologico, mancando spesso di obiettività.
Il giornale comunista, portavoce della giunta che dal ’44 al ’47 detiene il potere nella città, è su posizioni decisamente anti-fasciste, ma non per questo è ostile agli italiani, come già detto. Per «le Patriote», per ciò che riguarda l’immigrazione, bisognerebbe applicare un forte controllo in entrata, per evitare problemi di disoccupazione e per impedire ai datori di lavoro di poter comprimere i salari. Questa misura servirebbe anche ad evitare fenomeni di xenofobia tra la classe operaia. «Nice Matin» invece è erede di un’altra tradizione, tendenzialmente anti-italiana. Se, per motivi politici ed economici, dunque razionali, il giornale è favorevole al riavvicinamento franco-italiano, sul piano concreto più volte riaffiora negli articoli il forte senso di ostilità verso l’Italia e gli italiani, fortemente acuito dopo gli episodi della guerra e fomentato dalle diatribe relative agli accordi di pace <72. Per esempio il 20 novembre 1946 appare, in prima pagina, il primo articolo di una rubrica intitolata “Aventures italiennes”, tenuta da Mario Brun. Nel corso di questo articolo, che parla in generale dell’Italia e degli italiani, si trova scritto: “Io credo che (gli italiani) siano fatti per avere un Duce come per avere un Fausto Coppi, questo campione della bicicletta di cui gridano il nome vantandosene. Non sono nati per essere modesti”.
C. Vincent <73 ha effettuato un breve studio a proposito di «Nice Matin» e gli immigrati italiani. Alcuni articoli ben rappresenterebbero il punto di vista del giornale moderato. Il 6 novembre 1946, in un articolo dedicato alla necessità di manodopera da immettere nell’economia francese, J.P. Ollivie e Daniel Provence scrivono che, “all’indomani del conflitto, (bisogna) essere circospetti e fare uso della massima prudenza quando si tratta di inserire nel circuito della nostra economia nazionale, e della nostra vita quotidiana, centinaia di migliaia di stranieri, ancora ieri nostri nemici”. A queste considerazioni, cioè alla paura verso gli italiani, non è tutto sommato estraneo nemmeno il governo francese di sinistra che, di fatto, fa entrare semi-clandestinamente numerosi lavoratori transalpini, necessari per riavviare l’economia, ma legalmente vieta l’ingresso degli italiani nelle Alpi Marittime, onde evitare tensioni con la popolazione <74. Nel corso dello stesso reportage si trova un altro articoletto intitolato “500.000 travailleurs italiens doivent rentrer en France. Il faut soumettre l’immigration à une réglementation sévère”. Viene dunque richiesto più controllo nei confronti degli italiani in entrata. Il giornale poi si scaglierebbe, nel corso dello stesso articolo, contro «l’Unità», giornale del PCI, “che porta avanti una campagna contro i padroni francesi che non rispettano le raccomandazioni del Ministero del Lavoro e dell’ONI”. Il servizio si conclude richiedendo un aumento del numero di poliziotti in città.
In generale, l’idea di fondo del giornale è che l’immigrazione sia necessaria all’economia, ma non ci si deve indirizzare ai vecchi nemici per ottenere manodopera; i datori di lavori che necessitano di manodopera hanno ragione a non dar retta alle obiezioni sollevate dalla sinistra; infine l’amministrazione avrebbe molte colpe per la sua politica “morbida” nei confronti dei clandestini.
La ricetta data da «Nice Matin» per far fronte al problema dell’immigrazione (appurato che questa è necessaria) è presto fornita: “entrata libera seguendo la domanda e l’offerta del mercato del lavoro francese, controllo poliziesco e regolarizzazione sul posto, caccia ai clandestini” <75. Questa sarà la linea sposata da Jean Médecin, di lì a poco maire di Nizza, che non a caso può contare sul sostegno del giornale moderato.
Un altro fatto significativo avviene quando, nel maggio del 1947, il sindaco di Torino si reca in visita ufficiale a Nizza. Mentre Virgile Barel approfitta di questo avvenimento per sottolineare la partecipazione degli italiani alla Resistenza, Médecin e la parte più reazionaria del Consiglio Municipale protestano contro lo svolgimento di una riunione per gli italiani a Nizza.
A fine 1947 abbiamo gli scioperi organizzati dal sindacato e dal PCF <76, uscito dal governo a maggio. Jean Médecin è stato appena eletto maire di Nizza (novembre 1947). Lo sciopero conosce una forte partecipazione italiana. «Le Patriote» esalta la “Victoire du people à Nice” <77 e allo stesso tempo accusa il Prefetto (definendolo “assassin”) per le aggressioni ai manifestanti e i soprusi del servizio d’ordine. «Nice Matin» invece inaugura “le style de la délation” <78; nei suoi articoli vengono spesso indicati degli italiani, anche naturalizzati, che avrebbero preso parte agli scioperi <79. Insomma, il giornale moderato ha buon gioco nell’associare l’italofobia all’anticomunismo, per creare nell’opinione pubblica nizzarda un senso di ostilità verso i manifestanti. Abbiamo già indicato, al paragrafo 1.5, la politica repressiva scelta da Jean Médecin all’indomani degli scioperi.
Successivamente, dalla primavera del ’48, probabilmente per ingraziarsi il consenso della colonia italiana, «Nice Matin» abbandona i toni duri utilizzati contro gli immigrati, ed anzi comincia a pubblicare articoli relativi ai legami tra Italia e Francia e che esaltino lo stato transalpino <80. Questo orientamento si andrà via via rafforzando, anche in virtù del miglioramento dei rapporti tra i due stati. La paura per il “pericolo italiano” resterà invece ancora forte nella linea tenuta da Jean Médecin, come già dimostrato <81.
Nel corso degli anni ’50, quando l’immigrazione italiana sarà soprattutto meridionale, «Nice Matin» comincerà a insistere sulla regione d’origine degli stranieri: se è meridionale si specifica la regione di provenienza, altrimenti è semplicemente italiano <82. Questa differenziazione ha sicuramente una connotazione negativa nei confronti dei meridionali <83.
Dunque i giornali locali, nel trattare la comunità italiana, usano toni diversi a seconda del periodo e dell’indirizzo ideologico utilizzato in quel momento. «Le Patriote», in generale, non oppone persone di nazionalità diverse, ma operai e padroni. «Nice Matin» al contrario, in periodi di forte tensione politica, tende a pubblicare articoli duri e di intimidazione nei confronti della comunità italiana, mentre i suoi interventi diventano concilianti e fraterni quando si vuole attirare il consenso di queste persone, o quando lo scopo da ottenere è quello del riavvicinamento tra Italia e Francia.
In generale comunque questi giornali, nel guardare gli immigrati e l’Italia, subordinano eccessivamente i loro giudizi a punti di vista ideologici (per esempio nazionalista o internazionalista), risultando così, spesso, poco obiettivi.

[NOTE]
54 André Nouschi, Nice et son pays aujourd’hui (depuis 1946), cit., p. 452.
55 «Nice Matin», 22 settembre 1945, in prima pagina.
56 «Nice Matin», 3 ottobre 1945, Mussolini aurait été bigame, in prima pagina.
57 «Nice Matin», 4 ottobre 1945, Clara Petacci clamait son amour pour Mussolini, in prima pagina.
58 «Nice Matin», 27 ottobre 1945.
59 «Nice Matin», 5 dicembre 1945, Dans cinq jours le procès d’Edda Ciano.
60 Vedi «Nice Matin», Les femmes n’ont ni bas ni chapeaux et le cout de la vie atteint un taux invraisemblable, 31 ottobre 1945, «Nice Matin», D’après le nombre de calories qu’ils reçoivent, tous les italiens devraient être morts depuis longtemps, 2 maggio 1947, e «Nice Matin», Où en est et où va l’Italie? Supeuplée et famélique, elle n’a pas confiance en son gouvernement tripartite, 3 maggio 1947.
63 Ralph Schor, L’image de l’Italie dans la presse niçoise, cit., pp. 250-268.
64 Lucien Corosi, «Nice Matin», 2 luglio 1948.
65 Michael Stern, «Nice Matin», 9 settembre 1949
66 I. Dorner, «Nice Matin», 21 maggio 1951.
67 «Nice Matin», 17 giugno 1948.
68 «Le Patriote», 15 marzo 1949.
69 «Nice Matin», 23 agosto 1951.
70 «Nice Matin», 12 agosto 1949.
71 Joseph Straillet, «Le Patriote», 7 aprile 1948.
72 Vedi, a tal proposito, tutto il paragrafo 1.8 relativo alla questione di Tenda e della Briga e della posizione italiana e francese a riguardo.
73 C. Vincent, Les travailleurs étrangers, cit., p. 30.
74 C. Vincent, Les travailleurs étrangers, cit., p. 31.
75 C. Vincent, Les travailleurs étrangers, cit., p. 32.
76 Vedi paragrafo 1.1 sulla storia della Francia.
77 «Le Patriote», 3 dicembre 1947.
78 C. Vincent, Les travailleurs étrangers, cit., p. 36.
79 «Nice Matin», 5 e 6 dicembre 1947.
80 «Nice Matin», Italie ’48, un pays fait pour la Bonheur, 27 marzo 1948.
81 Vedi paragrafo 1.1
82 «Nice Matin», C’est un Sicilien, patron d’hotel meublé à Marseille, qui fournissait en héroine les matelots, 14 ottobre 1953 e La tigresse Calabraise, 21 aprile 1965.
83 Vedi, in questo senso, le parole di Daniel Provence apparse il 10 agosto 1960 su «Nice Matin»: “De braves gens, nul n’en doute, mais qui ont importé chez nous leurs manières de vivre, et qui constituent une société fermée. Ils recrutent par cooptation, facilitent l’entrée en France et le placement de parents lointains. Ceux-ci doivent ensuite s’acquitter de leur dette et cela donne lui à interminables palabres et quelques à des règlements de comptes. De recentes affaires policières ont mis en évidence que des traditions ancestrales, transplantées dans notre région survivent encore. On y applique la «vendetta», la loi du sang. Les «clans» possèdent leur réseau de renseignements et leurs «tribunaux»”.
Alessandro Dall’Aglio, Emigrazione italiana e sport a Nizza nel secondo dopoguerra (1945-1960), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Parma, Anno Accademico 2002/2003