Quando la Spagna era un porto anticomunista

L’episcopato spagnolo continuò a preoccuparsi del problema migratorio per via delle grandi quantità di individui che continuavano ad arrivare in Spagna. I motivi degli spostamenti erano di natura economica, politica e geografica e, forti dell’esperienza negli anni precedenti, le strutture ecclesiastiche affrontarono il tema nelle diverse conferenze regionali e dei metropoliti per aumentare l’efficienza delle diverse strutture e reti di accoglienza.
«Come ho già accennato in altri Rapporti, il numero degli emigranti e dei profughi è molto notevole in questa Nazione, sia per essere stata la Spagna immune dalla guerra, sia per le attuali circostanze politiche, qui propizie a molti elementi perseguitati nei rispettivi Paesi di origine; come pure per la sua posizione geografica, di più facile passaggio, cioè, tra l’Europa occidentale e l’America Latina. A ciò si aggiunge il fatto che molti, lungi dal conoscere le attuali difficoltà economiche della Spagna, le ritengono piuttosto prospere, in relazione alla situazione generale del mondo» <609.
Le strutture di ricezione furono perfezionate e il loro personale acquisì sempre più conoscenze di tipo tecnico, utili a migliorare l’attenzione da loro fornita. Per ancora diversi decenni la OCAU proseguì l’opera di accoglienza e formazione degli universitari dovutisi esiliare dai rispettivi paesi dell’Europa orientale finiti nell’orbita sovietica <610. Da Roma, l’ambasciatore presso la Santa Sede Ruiz-Giménez, perorò intensamente la causa della OCAU e si preoccupò sin dal suo arrivo di fare da intermediario per chiedere fondi alla Santa Sede. Il suo compito fu quello di dimostrare la reale collaborazione fra il Governo franchista e l’istituzione ecclesiastica <611.
Le precauzioni che si prendevano per vigilare non furono sempre sufficienti e in alcune occasioni si temette l’infiltrazione di agenti comunisti nelle strutture di accoglienza cattolica. È il caso dello studente Carlo Matejka, la cui situazione sospetta portò il nunzio di Madrid a scrivere a Montini per allertarlo e per chiedere conferma dell’iter che lo studente aveva seguito per arrivare in Spagna. Montini rispose che il suo ufficio lo aveva raccomandato dietro preghiera del padre Mauro Verzich, abbate di Emmaus (Praga), il quale lo descrisse come un giovane cattolico, nipote del vescovo di Brno e, dunque, degno di essere aiutato. Successivamente dal reggente della nunziatura apostolica a Bonn, Aloysius Joseph Muench, – nella Repubblica Federale di Germania – giunsero alla Segreteria di Stato notizie preoccupanti sul conto di Matejka. Si ipotizzava che il padre Verzich fosse stato tratto in inganno e si suggerì di interrompere l’aiuto al presunto studente e di allertare le autorità di polizia spagnole <612. Cicognani mise in guardia le autorità competenti in ambito ecclesiastico e civile e scrisse a José María Otero de Nasvascués, presidente della OCAU, per avvertirlo della situazione e per annullare la raccomandazione che aveva fatto di Matejka. Nel caso in cui il presunto studente si fosse presentato al Collegio Maggiore Santiago Apóstol, avrebbero dovuto fornire motivazioni di natura economica per rifiutarlo <613.
Nonostante questo tipo di incidenti, la dirigenza della OCAU proseguì inesorabilmente il proprio lavoro. L’organizzazione affermava di supportare la lotta contro il comunismo occupandosi degli esiliati e offrendo loro una nuova casa. Le attività organizzate dalla OCAU aumentarono e nell’Anno Santo del 1950 organizzarono pellegrinaggi a Roma ai quali parteciparono diversi studenti. Oltre alle lezioni dei corsi i profughi stranieri partecipavano agli atti culturali del partito unico FET de las JONS. L’organizzazione riuscì a coordinare la pubblicazione di diversi numeri della sua rivista «Nosotros», nella quale scrissero molti degli studenti <614.
Tra il 1949 e il 1951 la Segreteria diocesana di Barcellona, attraverso la OCARE, spedì alle Caritas svizzere, tedesche e austriache più di diecimila pacchetti con cibo e vestiti destinati alle vittime della guerra <615. La documentazione della Croce Rossa spagnola permette di cogliere la complessità di questa collaborazione che, nonostante la mutua diffidenza, vide il duca di Hernani scrivere al direttore della sezione internazionale della Segreteria di carità dell’Azione Cattolica, Andrés Piedra, per informarlo dell’invio di cinquanta pacchi di viveri e vestiti da consegnare ai tedeschi imprigionati in carceri e campi di concentramento spagnoli: «Mi distinguido amigo: Conforme a la conversación sostenida ayer con Vd. referente a los paquetes enviados por la Cruz Roja de Hamburgo a esta española, para ser repartidos entre los alemanes internados en campos de concentración, cárceles y necesitados aquí en España, tengo el gusto de enviarle 50 paquetes de los mencionados para que Vd. los dé a los que crea oportuno» <616.
Nel novembre 1951 si costituì ufficialmente la Conferenza Internazionale Cattolica della Carità, conosciuta come Caritas Internationalis. Pio XII approvò lo Statuto provvisorio e il Secretariado Nacional de Caridad spagnolo fu scelto in qualità di membro del Comitato Esecutivo di questo nuovo organismo <617. Per quel che riguarda la Spagna, l’avvocato Jesús García Valcárcel, che abbiamo visto precedentemente molto attivo nella gestione degli aiuti verso la Spagna e nel soccorso dei rifugiati in loco, fu designato come futuro direttore di Caritas Spagna e scrisse a Cicognani il 18 marzo 1952 per sottoporgli la bozza del progetto per l’istituzione della Caritas in Spagna. Nella stessa riportò che il ministro Artajo gli aveva suggerito di parlarne con Tardini al fine di includere questo punto nelle negoziazioni del Concordato <618.
Nonostante tutto questo lavoro le risorse non bastavano mai e la tipologia di rifugiati da soccorrere cresceva sempre di più. Infatti, dall’est dell’Europa arrivavano molti protestanti e la loro presenza crescente in Spagna portò la gerarchia ecclesiastica a interrogarsi circa la convenienza e sui rischi della loro assistenza. Il Segretario nazionale di carità dell’Azione Cattolica, Andrés Piedra, spedì nel marzo 1952 un rapporto direttamente alla Segreteria di Stato vaticana per sottoporre la questione a Pio XII e domandare se anche i rifugiati protestanti potessero usufruire degli aiuti della International Catholic Migration Commission (ICMC). L’organizzazione era stata creata nel 1951 con l’obbiettivo di supportare le organizzazioni cattoliche nazionali a rispondere alle necessità dei migranti. Piedra spiegò il lavoro di assistenza che la sezione da egli presieduta aveva svolto nel tempo. Si era andati incontro a chiunque avesse chiesto loro aiuto, senza tener conto della loro nazionalità, religione o condizione politica. Le città che riunivano le maggiori comunità di rifugiati erano Madrid e Barcellona, e in esse funzionavano quotidianamente delle mense dove si potevano ottenere gratuitamente due pasti al giorno. A Barcellona esisteva anche un piccolo albergo dove venivano ospitati i rifugiati al loro arrivo fintanto che riuscivano a trovare un lavoro e a essere più indipendenti. Gli utenti che usufruivano della mensa di Madrid giravano intorno alle centosettanta persone, mentre che in quello di Barcellona si aggirava intorno al centinaio di usufruenti. L’ufficio dell’Azione Cattolica guidato da Piedra aveva istituito un centro per l’impiego che, oltre a occuparsi di trovare lavoro ai rifugiati in base alla loro esperienza di studi e professionale pregressa, cercava alloggi economici dove far vivere i rifugiati e forniva loro assistenza di tipo medico. Molti dei rifugiati erano entrati clandestinamente in territorio spagnolo e, dato che spesso erano sprovvisti di qualsiasi tipo di documento che permettesse di essere identificati dalle autorità franchiste, venivano condotti in prigione. Questo era un altro momento in cui intervenivano i membri dell’ufficio di Piedra per mettere i detenuti in contatto con le loro famiglie al fine di ottenere la documentazione necessaria ad essere scarcerati. Molti di loro avevano l’intenzione di proseguire il loro viaggio verso il Sudamerica ma i fondi a disposizione non erano sufficienti.
Tutto questo lavoro veniva espletato con limitate risorse economiche e per l’alto numero di stranieri che dipendevano dalla loro organizzazione – Piedra nel rapporto quantifica circa cinquecento stranieri – si domandava al Santo Padre di potere usufruire dei fondi dell’organizzazione sopra citata con sede a Ginevra. Prima di rispondere, Tardini telegrafò a Cicognani affinché indagasse e trovasse tutte le informazioni disponibili su questi rifugiati, sulle condizioni in cui erano, sul loro numero effettivo e, una volta accertato il tutto gli facesse pervenire il suo parere personale <619. Immediatamente Cicognani convocò Piedra per verificare le informazioni e già il 19 marzo 1952 scrisse a Tardini riferendo che la situazione descritta a inizio marzo corrispondeva a verità e che effettivamente vi era un notevole numero di dissidenti anticomunisti protestanti di nazionalità russa, serba, bulgara e dei paesi baltici. Vista la
situazione Cicognani consigliò a Tardini di acconsentire alla richiesta fatta da Piedra a Pio XII, perché effettivamente meritevoli di aiuto. «La supplica da lui rivolta all’Augusto Pontefice perché tutti i “dissidenti” o protestanti rifugiati in Spagna possano usufruire degli aiuti dell’ICMC di Ginevra rispecchiava appunto le difficoltà di ordine economico. Tali difficoltà propendono a crescere piuttosto che a diminuire se si tengono in conto le disagiate condizioni e, soprattutto, i non facili e spesso vani tentativi di trovare del lavoro per i rifugiati stranieri. Essi, del resto, come mi assicurò il Signor Piedra, fanno di tutto per emigrare nei paesi dell’America latina per rifarvi una buona esistenza. Per tutte quelle considerazioni, mi pare sommessamente che meriti di essere assecondato il voto espresso al Santo Padre dal Signor Piedra» <620.
La Santa Sede era sempre più conscia della grande necessità di coordinamento degli aiuti ed è per questo che, parallelamente alle attività assistenziali gravitanti intorno a Montini, anche Baldelli contribuì all’evoluzione dell’ente che stava facendo crescere, la Pontificia Commissione di Assistenza, che nel 1953 cambiò nome in Pontificia Commissione di Assistenza (P.O.A.). Baldelli si mise nuovamente in contatto con il nunzio di Madrid per informarlo dell’evento <621 e per mettere a disposizione questo nuovo ente con il quale si sarebbe collaborato negli anni successivi nella gestione delle richieste di aiuto.
[NOTE]
609 Rapporto nº1776/14487 del 25/04/1949 di Cicognani a Montini. AAV, Arch. Nunz. Madrid, b. 1339, f. 3, p. 319.
610 J. SÁNCHEZ JIMÉNEZ, Cáritas española: 1942-1997. Acción social y compromiso cristiano, cit., p. 160.
611 Lettera del 09/03/1949 dell’ambasciatore Joaquín Ruis-Giménez alla Segreteria di Stato. AAV, Segr. Stato, Commissione Soccorsi, b. 447, f. 1979, p. 13.
612 Rapporto nº 224.786/S del 17/04/1950 di Montini a Cicognani. AAV, Arch. Nunz. Madrid, b. 1079, f. 1, p. 92.
613 «Como resultado de nuevas informaciones me apresuro a comunicarle que tenga por no hecha dicha recomendación. Antes por el contrario, si el interesado se presentara a V.S., puede participarle que, por razones económicas, no es posible tomar en consideración lo que pide». Lettera nº 15783 del 02/05/1950 di Cicognani a Otero de Navascués. AAV, Arch. Nunz. Madrid, b. 1079, f. 1, p. 89.
614 Memoria della Obra Católica de Asistencia Universitaria. 1950-1951. AAV, Segr. Stato, Commissione Soccorsi, b. 464, f. 2504, pp. 48v-49r.
615 «Era una forma más de colaboración que venía a sumarse a la ya indicada de repatriación de los “internados alemanes que quería reintegrase a su patria”, o que optaban al final por instalarse en Sudamérica. En conexión con el Patronato de Protección a los Refugiados (ministerio de Asuntos Exteriores) del que es Secretario J. García Valcárcel, por pago de viajes, entrega de ropa y medicamentos, gestión de pasaportes, pago de alojamientos y pensiones se emplearon sólo en 1951 cerca de las doscientas mil pesetas». J. SÁNCHEZ JIMÉNEZ, El compromiso social de la Iglesia: los inicios de Cáritas española, cit., pp. 240-241.
616 Lettera del 10/02/1950 del duca di Hernani a Andrés Piedra. ACCDCRE, b.883, f. 14
617 J. SÁNCHEZ JIMÉNEZ, Cáritas española: 1942-1997. Acción social y compromiso cristiano, cit., p. 99.
618 «El ministro de Asuntos Ecteriores cree que la forma más eficaz de llevarlo a efecto es hablarlo con Monsegnor Tardini para incluir esta cuestión en el Concordato que se está elaborando; y su Emma. el Cardenal, considera que debe ser Roma la que indique quien debe hacer el estudio definitivo en España. Sirvan estas líneas de mera información para el conocimiento de V.E. ya que por mi parte, al aceptar el honor y responsabilidad de ser Director de CARITAS en España, no tengo otro deseo que el de servir a la Iglesia en el tiempo y forma que ella quiera ser servida». Lettera del 18/03/1952 di García Valcárcel a Cicognani. AAV, Arch. Nunz. Madrid, b. 1332, f. 5, p. 435
619 Rapporto nº 268677 del 03/03/1952 di Montini a Cicognani. AAV, Arch. Nunz. Madrid, b. 1335, f. 5, p. 751.
620 Rapporto nº 2688 del 19/04/1952 di Cicognani a Montini. AAV, Arch. Nunz. Madrid, b. 1335, f. 5, pp. 753-754
621 Lettera del 20/08/1953 di Baldelli a Cicognani. AAV, Arch. Nunz. Madrid, b. 1332, f. 5, p. 364.
Juan Manuel de Lara Vázquez, La nunziatura Cicognani in Spagna (1938-1953) tra ricostruzione e anticomunismo, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Catania, 2024