La scelta cadde di comune accordo sul gesuita padre Pietro Tacchi Venturi

La sera del 19 o del 20 gennaio 1923 il presidente del Consiglio Mussolini e il segretario di Stato vaticano cardinal Pietro Gasparri si incontrarono a Palazzo Guglielmi, residenza romana del conte Carlo Santucci, all’epoca presidente del Banco di Roma e persona vicina all’ambiente vaticano: un incontro che i due vollero segreto ed esplorativo, mirato cioè a stabilire eventuali prospettive comuni nel senso di una reale disponibilità del nuovo governo alla riconciliazione tra Chiesa e Stato italiano in seguito alla iniziale presa di distanza di Mussolini dall’anticlericalismo dei passati governi liberali.
Varie le questioni affrontate (stando alle ricostruzioni che sono state fatte dell’incontro <1), nelle complesse circostanze dettate dalla non risolta questione romana e quindi dall’assenza di rapporti diplomatici ufficiali fra Stato italiano e Santa Sede – che furono stabiliti solo con i Patti Lateranensi del febbraio 1929 -. Tra di esse, pare si ripresentasse (analogamente a quanto avvenne tra Benedetto XV e Salandra) la necessità di un intermediario di fiducia: non più gradite le intromissioni dell’anziano barone Carlo Monti, direttore generale del Fondo per il Culto, che «bisogna mettere a riposo» <2, la scelta cadde di comune accordo sul gesuita padre Pietro Tacchi Venturi. Da quel momento e per l’intera durata del pontificato di Pio XI, egli divenne il crocevia e man mano il sempre più attivo mediatore di quelle richieste che provenienti rispettivamente dalla Santa Sede e dal governo italiano influenzarono la politica ecclesiastica del regime almeno fino al 1938 <3.
Storico, collaboratore de La Civiltà Cattolica, segretario della Compagnia (1914-1921), rettore della Chiesa del Gesù (1918-1940), consultore della sezione storica della Sacra Congregazione dei Riti, autore per l’Enciclopedia italiana di Giovanni Treccani: recenti contributi hanno il merito di presentare un quadro più organico circa i numerosi ambiti di intervento del padre gesuita in veste di portavoce della Santa Sede, richiamando l’attenzione sulle potenzialità racchiuse nelle sue carte d’archivio <4, in parte utilizzate negli ultimi anni come fonte secondaria cui attingere per l’approfondimento di alcuni aspetti del rapporto fra Chiesa cattolica e fascismo in Italia <5.
Nella recensione ad uno di questi ultimi contributi, “Pouring Jews water into Fascist wine” di R. A. Maryks che ricostruisce l’opera del gesuita presso il governo per attenuare alcuni aspetti della legislazione razziale nonché l’impegno personale per la salvezza degli ebrei, il giornalista Fabrizio Mastrofini su «La Stampa» sottolineava come quella di Tacchi Venturi, «il gesuita di Mussolini», fosse una storia ancora tutta da scrivere <6.
Il suo è indubbiamente un ruolo noto, ma solo in parte documentato e studiato, anche a causa di un approccio non organico al notevole fondo personale del gesuita conservato presso l’archivio centrale della Compagnia di Gesù a Roma. La storiografia ha da tempo riconosciuto a Tacchi Venturi la funzione di trait d’union tra piazza del Gesù, palazzo Venezia e San Pietro, ciononostante rimangono numerosi gli interrogativi in merito alla sua persona e al suo ruolo sollevati anche da ricostruzioni che ne affrontano l’ingresso sulla scena delle relazioni tra Chiesa e fascismo in medias res, nel senso dell’assenza di una riflessione critica sulle circostanze che ne precedettero la designazione “ufficiosa” del gennaio 1923.
[…] L’approccio imprescindibile quale fonte primaria all’archivio del gesuita e in particolare alla serie “Affari” (1922-1945), che comprende il carteggio e gli atti relativi alle pratiche per le quali Tacchi Venturi svolse il ruolo di mediatore, ha fatto emergere però alcune criticità che hanno costretto ad accantonare l’impostazione iniziale del progetto <7. Innanzitutto una delle tre parti che costituiscono il fondo “Pietro Tacchi Venturi”, comprensivo della serie “Affari” (1922-1945) e della corrispondenza privata (1886-1956) non era, al momento delle ricerche, ancora stata oggetto di riordino archivistico e quindi non consultabile. A ciò si aggiunge la non consultabilità del materiale posteriore al febbraio 1939 (coincidente con la fine del pontificato di Pio XI), estesa quindi anche al testo autobiografico “I miei ricordi” (1861-1891-1931) <8 il quale, si suppone, avrebbe potuto dare un significativo orientamento nello studio del materiale disponibile.
[…] Lo studio dei 2210 fascicoli consultabili della sola serie “Affari” (su un totale di 2697) ha messo in luce un complesso intreccio di questioni in cui Tacchi Venturi fu coinvolto in veste di intermediario ufficioso fra Santa Sede e governo fascista.
Si tratta di numerosi incarichi estremamente diversificati per materia (peraltro chiaramente indicata sulla camicia dei singoli fascicoli secondo un ordine messo a punto dal gesuita stesso), che costrinsero Tacchi Venturi a muoversi non solo fra il pontefice, la Segreteria di Stato e il capo del governo, ma soprattutto fra i diversi ministeri di volta in volta competenti, le Congregazioni, nonché singole personalità sia della sfera ecclesiastica che politico-istituzionale.
Ciò che emerge dallo studio di questo fondo archivistico è un attivismo non comune, reso con sorprendente efficacia, seppur evidentemente sarcastica, da Roberto Farinacci, allora direttore de «Il Regime Fascista» che nell’articolo “Un uomo singolare” descriveva in questo modo il gesuita nel 1939:
«È un fenomeno, un super-fenomeno. Per lui la giornata è di sessanta ore. Si occupa di tutto, di tutti, e di tutte. È avvocato, ingegnere, storico, commercialista, uomo d’affari e, quando gli avanza il tempo, si occupa anche della religione e del suo ordine religioso. Ora lo vedete nell’anticamera di un ministro, ora su per gli scaloni dei dicasteri militari, ora intento al tavolo a scrivere a destra e a sinistra, in favore dei suoi raccomandati. L’età sua, che è un poco avanzata non gli vieta di spiccare il volo di tanto in tanto, e di correre da una città all’altra a occuparsi di istruttorie penali o di cause civili e di intraprese varie.
Ormai la sua fama in Italia non ha più confini. Tutti ricorrono a lui: il candidato al Senato, al Consiglio nazionale, ai canonicati laici più in vista. E quanti confinati hanno avuto la sua protezione? Non parliamo degli ebrei che tentano di d’essere discriminati o vogliono mettere in mostra le loro benemerenze: tutti trovano in lui il difensore ideale. Crediamo che al Ministero dell’Interno pochi giudei non abbiano una parola di presentazione e di raccomandazione firmata dal troppo dinamico Padre. Delle quali imprese e intraprese profane il reverendo Padre si giustifica dicendo che egli ha bisogno di quattrini per il suo tempio.
E qualcuno ci chiederà lo scopo di questa nostra “inserzione” gratuita. Nulla di men che lecito. Vogliamo procurare al Padre Tacchi Venturi il maggior numero di clienti possibile con una sola speranza, che un bel giorno ministri e non ministri si stufino e gli dicano una volta per sempre di occuparsi un po’ più della religione. Anche perché molta gente si lamenta che le sue inframmettenze a favore degli uni provochino il danno degli altri e perché il clero sano e onesto non ama questa commistione di sacro e di profano in uno stesso religioso, che appare troppo faccendiere» <9.
Questo complesso intreccio di questioni e soprattutto di competenze di volta in volta chiamate in causa da Tacchi Venturi per ottenere il buon esito degli incarichi affidatigli, necessita di una indagine a sua volta condotta su più fronti, cioè in altrettante sedi archivistiche.
Le ricerche condotte parallelamente negli archivi vaticani (Archivio Segreto Vaticano e Archivio degli Affari Ecclesiastici Straordinari <10) e istituzionali (Archivio Centrale dello Stato e Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri) sono imprescindibili al fine di ricostruire l’iter delle pratiche messe in moto dal gesuita, in quanto utili a colmare le lacune che affliggono la documentazione raccolta nella serie “Affari”.
A monte di queste lacune vi sono molteplici ragioni: innanzitutto i diversi gradi di intervento del gesuita che non sempre partecipava attivamente alla discussione dei diversi aspetti della questione, talvolta limitandosi a comunicare (con interessanti – seppur sporadiche – osservazioni personali che contribuiscono a delineare almeno in parte il suo pensiero) la disponibilità o meno delle parti alla soluzione inizialmente suggerita, talvolta tenuto addirittura all’oscuro circa il reale stato dell’”Affare” dalla stessa Segreteria di Stato <11, talvolta parte attiva nei negoziati come ad esempio quando riuscì a porre fine allo scontro sull’Azione Cattolica del 1931.
L’assenza di documentazione non può essere giustificata però solo con la mancata partecipazione del gesuita alle “trattative”: spesso infatti allo scambio epistolare si sostituivano gli incontri verbali (deducibili dai numerosi richiami nella corrispondenza) con Mussolini, i ministri e i sottosegretari, il cardinale segretario di Stato Pietro Gasparri e altre personalità ecclesiastiche della Curia romana. Il ritrovamento in altri archivi di documentazione prodotta dal gesuita ha fatto inoltre supporre che alcune carte siano andate soggette a dispersione, accidentale o volontaria, nel corso del riordino operato dallo stesso Tacchi Venturi.
Ciononostante, fu forse la sua propensione per gli studi storici, ad indurlo a conservare nei fascicoli dei diversi “Affari” trattati anche promemoria, appunti e minute spesso molto più eloquenti e significativi dei documenti finali. Le minute della corrispondenza ad esempio rivelano la particolare cura dedicata dal gesuita al processo redazionale del documento definitivo, riformulando se non i contenuti, anche solo le modalità di espressione per adeguarle alle contingenze. Un’abilità che spingeva molti fra coloro che intendevano rivolgersi al governo ad inviare le proprie lettere o promemoria prima a Tacchi Venturi, che interveniva sul testo con le modifiche considerate opportune per il buon esito dell’istanza.
Un simile approccio alle fonti, che tenesse conto cioè della questione in sé, delle conseguenti diramazioni nei diversi apparati curiali e governativi competenti, delle personalità coinvolte, dei riflessi sulle relazioni fra Santa Sede e governo fascista, del ruolo effettivamente ricoperto dal gesuita (per mezzo anche dello studio di bozze, minute, note etc.) complicava ulteriormente l’attuabilità dell’iniziale progetto biografico se applicato alla quantità non indifferente di questioni, le più disparate, nelle quali Tacchi Venturi fu coinvolto.
Il nome del gesuita è legato maggiormente alle trattative per la Conciliazione e all’accordo del 2 settembre 1931, soprannominato la «Riconciliazione della Conciliazione» (una definizione che Tacchi Venturi riprese da Mussolini) <12 con il quale scongiurò la rottura tra Santa Sede e regime in seguito allo scontro su Azione Cattolica. Come già anticipato, inoltre, recenti contributi hanno avuto il merito di riportare alla luce l’intervento del gesuita in scenari altrettanto significativi della storia italiana, quali la guerra d’Etiopia e l’applicazione delle leggi razziali.

Augusto Orlandi (Ascoli Piceno, 1879 – Buenos Aires, post 1954), Padre Pietro Tacchi Venturi, 1938 – litografia mm. 250 x 163 – Opera illustrata: Scrittori di Roma, Francesco Sapori, 1938, p. 517 – Immagine qui ripresa da Istituto Centrale per la Grafica

[NOTE]
1 Cfr. L. Ceci, L’interesse superiore. Il Vaticano e l’Italia di Mussolini, Bari, Laterza, 2013, pp. 83-84; A. Guasco, Cattolici e fascisti. La Santa Sede e la politica italiana all’alba del regime (1919-1925), Bologna, Il Mulino, 2013, pp. 165-175; G. Sale, Popolari, chierici e camerati. Fascismo e Vaticano prima della Conciliazione, Milano, Jaca Book, 2007, pp.48-55; R. De Felice, Mussolini il fascista. La conquista del potere (1921-1925), Torino, Einaudi, 1966, p. 494 e ss.; F. Margiotta Broglio, Italia e Santa Sede dalla Grande Guerra alla Conciliazione, Bari, Laterza, 1966, pp. 107-110.
2 AA.EE.SS, Italia, Pos.630a, fasc.62, ff.6-7 [Genocchi-Gasparri, 19.1.1923]. Fu per il tramite del p. Giovanni Genocchi dei Missionari del Sacro Cuore, legato alla Curia romana ma ben introdotto anche negli ambienti politici, che il sottosegretario di Stato al Ministero di Grazia a Giustizia Fulvio Milani fece conoscere in Segreteria di Stato il desiderio del nuovo governo di allacciare contatti ufficiosi con la Santa Sede. Cfr. G. Sale, Popolari, chierici e camerati, cit., p.35.
3 Dato il limite di consultabilità imposto al febbraio 1939 ai fondi dell’Archivio segreto vaticano e anche alle carte del fondo personale del gesuita, indizi sull’ulteriore coinvolgimento dello stesso nelle relazioni fra Chiesa e Stato possono essere tratti dallo studio degli Actes et documents du Saint Siège relatifs à la seconde guerre mondiale, oltre che dei documenti politico-diplomatici dei ministeri competenti.
4 S. Palagiano, La serie “Affari” del fondo P. Pietro Tacchi Venturi S.I. (1861-1956) nell’Archivum Romanum Societatis Jesu (ARSI): lavori archivistici e primi rilievi, in «Archivum Historicum Societatis Iesu», 85 (2016) 169, pp. 97-185.
5 Cfr. L. Ceci, L’azione della Santa Sede nel conflitto italo-etiopico. La segreteria di stato, i nunzi e il gesuita, in L. Pettinaroli (a cura di), Le gouvernement pontifical sous Pie XI: pratiques romaine et gestion de l’universel, Rome, École française de Rome, 2013, pp. 205-220; R. Perin, Pio XI e la mancata lettera sugli ebrei a Mussolini (agosto 1938), in «Rivista di Storia del Cristianesimo» 1 (2013), pp. 181-206.
6 F. Mastrofini, Il gesuita di Mussolini? Una storia da scrivere, «La Stampa», 11 dicembre 2011. Cfr. R.A. Maryks, Pouring Jews water into Fascist wine. Untold stories of (Catholic) Jews from the Archive of Mussolini’s Jesuit Pietro Tacchi Venturi, Leiden-Boston, Brill, 2011.
9 R. Farinacci, Un uomo singolare, in «Il Regime Fascista» (16 dicembre 1939).
10 L’archivio «riveste un’importanza affatto particolare […] in quanto costituisc[e] una fonte veramente preziosa per studiare, ad esempio, il complesso dei negoziati prima di giungere ai vari concordati con i diversi Stati» (N. Del Re, La Curia romana. Lineamenti storico-giuridici, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1988, p.434.). Intermedia tra Chiesa e Stato in tutti gli affari per i quali occorreva alla Santa Sede di procedere d’intesa con i governi civili, con la riforma di Pio X la Congregazione assunse l’incarico di condurre a termine le pratiche, da sottoporre alla Concistoriale, concernenti l’erezione e la divisione delle diocesi, la nomina dei titolari, ciò che avesse una qualche relazione con i poteri civili e con i concordati o convenzioni.
11 È il caso ad esempio dell’erezione della diocesi di Rodi, trattata nel capitolo dedicato al Dodecaneso, ma richiamato brevemente anche da Amedeo Giannini in Padre Tacchi in funzione diplomatica, in «Doctor communis» 9 (1956), pp.227-236.
12 A. Guasco, Cattolici e fascisti. La Santa Sede e la politica italiana all’alba del regime (1919-1925), cit., pp.59-60. Cfr. anche ARSI, Tacchi Venturi, Affari, b. 51, fasc. 1476 Azione cattolica. Composizione del dissidio maggio-giugno 1931).

Daiana Menti, L’Italia fuori d’Italia: il cattolicesimo veicolo dell’identità nazionale nell’ottica del fascismo. Compromessi e punti fermi dall’archivio di p. Pietro Tacchi Venturi S.I. (1923-1929), Tesi di Perfezionamento in Storia moderna e contemporanea, Scuola Normale Superiore di Pisa, 2019