L’estate partigiana del 1944 rappresenta una tappa importante nel processo di strutturazione della Resistenza italiana: proprio in questi mesi si forma un nuovo organismo militare unitario dell’alta Italia, il Cvl (Corpo volontari della libertà). L’unitarietà della Resistenza trova espressione nei Cln a livello politico e nei Cvl a livello militare.
L’altra Resistenza: donne, cattolici, socialisti e giellisti
A fianco delle brigate garibaldine e autonome si registra un’altra resistenza, meno conosciuta. Si tratta della resistenza svolta dalle donne partigiane, da gruppi di antifascisti cattolici, giellisti e socialisti.
Un capitolo a parte richiederebbe il ruolo delle donne nella Resistenza specie in un territorio, come la Brianza degli anni Quaranta, “fortemente influenzato dal cattolicesimo e dai suoi connaturati condizionamenti sulla donna” che porterebbero a pensare a “una partecipazione femminile limitata e marginale” <52. Nell’attività di ricerca condotta dallo storico locale Pietro Arienti affiora una realtà diversa, di donne che hanno lottato due volte, la prima contro il nazifascismo e la seconda contro il conformismo dell’epoca che concepiva la donna come “regina del focolare”, spesso giudicando male le partigiane <53. Il compito di staffetta partigiana, e cioè l’attività di informazione, collegamento e rifornimento, costituisce probabilmente l’attività fondamentale che ha visto la maggiore partecipazione femminile nella Resistenza italiana. Una formazione organizzata che ha conosciuto un particolare radicamento a Milano e dintorni sono i Gdd (Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti per la libertà), fondati dalle comuniste Rina Picolato, Giovanna Barcellona e Lina Fibbi, dall’azionista Ada Gobetti e dalla socialista Lina Merlin). I Gdd si pongono l’obiettivo di costituire una solida struttura di appoggio alle formazioni partigiane combattenti supportandole con la raccolta e l’invio di denaro, indumenti e cibo. L’azione dei Gdd non si limita all’ambito logistico, ma si estende all’assistenza, sia dal punto di vista sanitario, con la formazione di personale per compiti di infermeria e pronto soccorso sia da quello dell’assistenza sociale, aiutando le famiglie dei partigiani deportati, arrestati o giustiziati. Oltre a queste iniziative di supporto al partigianato combattente, il raggio d’azione dei Gdd si amplia con la promozione di scioperi, di proteste di donne contro la guerra e per le gravi condizioni economiche in cui versa il Paese. A fine novembre 1944, nella sola provincia di Milano, le affiliate ai Gdd sono 2.299 <54.
Per quanto riguarda la partecipazione del mondo cattolico alla resistenza in Brianza, si rileva da un lato una partecipazione a tutti i livelli dei Cln, ma dall’altro, specie se confrontato con la resistenza armata degli altri gruppi partigiani, ad esempio le Brigate Garibaldi, un diffuso attesismo, legato sia alle convinzioni religiose sia a “una notevole tendenza alle valutazioni sul dopo liberazione e su come giocare le proprie carte nel nuovo ordinamento” <55. Pertanto, salvo azioni limitate, la resistenza cattolica in Brianza non è caratterizzata da atti di violenza.
Si sviluppa così una forma di resistenza di massa, non armata, che mostra, rispetto agli altri gruppi partigiani, una minore propensione al sacrificio per la libertà e una minore inclinazione ad affrontare con le armi i nazifascisti. Tuttavia, non bisogna sottovalutare la diffusa ostilità dei fascisti repubblicani nei confronti del movimento cattolico, che ha un radicamento considerevole nella popolazione brianzola <56.
Si registra, pertanto, una sostanziale differenza tra la resistenza cattolica armata delle Fiamme Verdi, particolarmente radicata nel bresciano e in parte del bergamasco, e la resistenza cattolica brianzola, che, di fatto, non è stata armata. In Brianza si formano delle brigate partigiane di ispirazione cattolica, chiamate Brigate del Popolo, con distaccamenti nella bassa Brianza a Vimercate, Lissone, Monza-Sesto S. Giovanni, Brugherio e Cantù. Pur avendo un’organizzazione strutturata, alle Brigate del Popolo “non corrispondeva un’azione militare al pari decisa e pianificata” <57.
Nonostante atti limitati di sabotaggio o di propaganda antifascista, non incisivi nella lotta al nazifascismo, “i cattolici in Brianza erano fortemente invisi ai fascisti che riversavano contro il clero accuse e pesanti minacce, indirizzate soprattutto ai sacerdoti” <58.
Per quanto riguarda il ruolo del Partito socialista nella Resistenza, esso rappresentava ancora un punto di riferimento dell’antifascismo italiano, anche se “correva il concretissimo pericolo di venire superato da quello comunista” <59 vista la condotta comunista sia nella lotta al fascismo durante il Ventennio sia il suo ruolo guida nella Resistenza.
Nella Brianza monzese si costituiscono tre brigate formate da militanti socialisti sparsi nel territorio: sono le Brigate Matteotti che, nel monzese, si struttureranno nelle 210^ brigata (zona Monza e vimercatese), 211^ brigata (Monza, Lissone e Desio) e 212^ brigata (Cernusco sul Naviglio e Carugate) <60.
Durante la Resistenza il Psiup cerca, con notevole ritardo rispetto al Pci, di radicarsi nelle fabbriche e nella società, ma il consenso che raccoglie attorno alla propria piattaforma politica è minore rispetto al Pci, che, invece, dimostra, specie tra i lavoratori delle grandi fabbriche milanesi, di avere un solido radicamento <61.
I seguenti dati danno idea della scarsa penetrazione delle Brigate Matteotti nelle industrie brianzole <62: Vimercate: 11 organizzati, 11 tessere e 3 comitati di agitazione; Monza: 12 organizzati, 3 tessere; Varedo: 10 organizzati, 3 comitati di agitazione; Desio: 8 organizzati, 3 comitati di agitazione.
Per quanto concerne le Brigate Giustizia e Libertà, esse hanno rivestito un ruolo rilevante nella Resistenza italiana, ma “se i reparti partigiani giellisti furono degli assi portanti della Resistenza armata in varie zone d’Italia come in Piemonte e nella stessa Milano, in Brianza rappresentano invece delle formazioni di secondo piano, presenti tardivamente e in maniera poco diffusa” <63. Una brigata in particolare, la 181^ Brigata Giustizia e Libertà, che opera a Monza e nel circondario dalla seconda metà del 1944 svolgendo azioni di disarmo del nemico e di sabotaggio, pare avere un certo radicamento nei mesi finali dell’occupazione nazifascista <64: Al 3 ottobre 1944: 130 partigiani attivi; al 14 dicembre 1944: 150 partigiani attivi; al 30 marzo 1945: 280 partigiani attivi.
[NOTE]
52 P. Arienti, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite, Missaglia (LC), 2006, pag. 167.
53 P. Arienti, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite, Missaglia (LC), 2006, pag. 167.
54 P. Arienti, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite, Missaglia (LC), 2006, pag. 171.
55 P. Arienti, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite, Missaglia (LC), 2006, pag. 175.
56 P. Arienti, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite, Missaglia (LC), 2006, pag. 176.
57 P. Arienti, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite, Missaglia (LC), 2006, pag. 177.
58 P. Arienti, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite, Missaglia (LC), 2006, pag. 178.
59 P. Arienti, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite, Missaglia (LC), 2006, pag. 178.
60 P. Arienti, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite, Missaglia (LC), 2006, pag. 179.
61 P. Arienti, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite, Missaglia (LC), 2006, pag. 180.
62 Annali della Fondazione Lelio e Lisli Basso, L’archivio Basso e l’organizzazione del partito (1943-1945), vol. 8, 1985, 1986, pag. 340, “Situazione generale dell’organizzazione interurbana”.
63 P. Arienti, La Resistenza in Brianza 1943-1945, Bellavite, Missaglia (LC), 2006, pag. 182.
64 Istituto Nazionale Ferruccio Parri, fondo Cvl, bs. 93, fs. 5 e bs. 120, fs. 3.
Enrico Comini, La Corte di Assise Straordinaria di Monza. I processi per collaborazionismo a Monza (1945-1946), Tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2022-2023