Gli agenti che Bourgoin aveva reclutato a Napoli furono inviati in missioni di lungo raggio

La zona di Orbetello (GR) – Fonte: Mapio.net

Il 22 gennaio 1944 le truppe anglo-americane sbarcarono ad Anzio per forzare il fianco della X Armata tedesca e superare, così, lo stallo che si era creato sul fronte di Cassino.
Sennonché il maggiore generale John P. Lucas, Comandante del VI Corpo d’Armata, non seppe approfittare delle quasi inesistenti linee di difesa tedesche e decise di fermarsi predisponendo uno schema di difesa della testa di ponte: l’offensiva frontale della V Armata si arenò a Cassino e la testa di ponte di Anzio, anziché serrare i tedeschi in una manovra a tenaglia, diventò un rischio per l’Allied Forces Headquarters (AFHQ) e la stessa V Armata. Con quest’ultima sbarcò ad Anzio anche un’unità dell’Office of Strategic Services (d’ora in poi OSS) che, tuttavia, non aveva un predefinito piano operativo. Il distaccamento dell’OSS ad Anzio inviò numerose missioni oltre le linee ma, in assenza di coordinamento con gli agenti infiltrati a Roma, raccolse informazioni strategiche militari di valore tattico limitato rispetto all’avanzata della V Armata <1.
A decorrere dal gennaio 1944, una parte del lavoro dell’OSS consistette nella raccolta d’informazioni strategiche concernenti la dislocazione delle bande partigiane nell’Italia occupata dai tedeschi, che si tradusse nella redazione di rapporti mensili, con allegate mappe dettagliate, inviati, poi, al direttore dell’OSS a Washington e, attraverso quest’ultimo, alla Casa Bianca.
Inizialmente questi rapporti furono redatti dal SIM, giusta la collaborazione tra i ricostituiti servizi segreti italiani del colonnello Agrifoglio e quelli americani, quale formalizzata nell’accordo del settembre 1943 con la Sezione italiana della Secret Intelligence Branch (SI) di Scamporino e Corvo, di cui sopra si è detto.
In seguito, man mano che s’incrementò l’entità dell’infiltrazione degli agenti dell’OSS oltre le linee nemiche e s’intensificarono, così, le relazioni di questi ultimi con i patrioti italiani, tali rapporti furono sempre più densi di dettagli, concernenti sia gli uomini sia gli armamenti e consentirono, così, di ponderare la forza sia locale sia regionale e generale di queste organizzazioni irregolari <2.
Gli agenti che Bourgoin aveva reclutato a Napoli furono inviati in missioni di lungo raggio e raccolsero informazioni che si rivelarono molto utili alle tormentate forze militari alleate che combattevano ad Anzio.
Nel suo rapporto riservato sulle attività dell’OSS dal 20 settembre 1943 al 26 gennaio 1945, Bourgoin ha celebrato, tra gli altri, l’agente “Cervo”, alias Maurizio Giglio, che, allo scopo di facilitare la missione d’intelligence di cui era stato investito, riuscì a introdursi nella polizia segreta fascista in veste di ufficiale di collegamento (Liaison Officer) con le autorità tedesche. Egli fu molto abile nel raccogliere una gran quantità d’informazioni militari segrete, trasmetterle via radio al Quartier Generale di Caserta e, altresì, preparare basi sulla costa tirrenica e, in particolare, nell’area di Capalbio, per consentire lo sbarco di altre missioni dell’OSS in Italia e, soprattutto, dalla Corsica. Stabilì contatti con alcuni esponenti dei partiti antifascisti che, clandestinamente, stavano organizzando la Resistenza nella Roma occupata dai tedeschi, tra i quali spiccavano Franco Malfatti, membro del Partito Socialista Italiano (PSI) e braccio destro del rappresentante socialista nella giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), Giuliano Vassalli che collaborò, in particolare, con Peter Tompkins <3.
Accadde, infine, che, nella prima parte di marzo ’44, il radiotelegrafista Vincenzo Converti fu denunciato alla Gestapo: il fatto di per sé di rilevante gravità assunse una notevole importanza anche per i suoi inquietanti risvolti con riguardo alla sorte dell’agente “Cervo”, il quale, il 17 marzo 1944, fu arrestato dalle SS e, quindi, fucilato alle Fosse Ardeatine.
Così Bourgoin raccontava la drammatica fine del suo agente: “Il tenente Giglio, nel tentativo di salvare le attrezzature radio, su ordine di Mr. Tompkins, fu arrestato dalle SS tedesche e, dopo alcuni giorni di orribili torture, fu infine fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo insieme con i trecentoventi ostaggi italiani. Con la persona del tenente Giglio, perdemmo uno straordinario e capace agente e uno dei migliori patrioti italiani che avessi avuto l’onore di conoscere durante il mio servizio in Italia. Nonostante le torture inflittegli nei sette giorni di prigionia, egli rifiutò sempre di confessare e mantenne al sicuro i nomi e gli indirizzi di tutti i nostri agenti, compreso Mr. Peter Tompkins e così, con il sacrificio della sua vita, salvò tutta la nostra organizzazione” <4.
Fallito il tentativo di prelevare il figlio del maresciallo Badoglio durante la citata missione Richmond II, si decise di porre in essere una nuova operazione anche allo scopo di stabilire contatti con alcuni nuovi gruppi di partigiani sparpagliati in Toscana e, in particolare, tra Tarquinia e Follonica. Tale missione fu compiuta dall’ufficiale dell’aviazione italiana, Piergiorgio Menichetti, il quale si offrì volontario e dal radiotelegrafista, tale Mummolo, nome in codice “Barone”. Entrambi furono paracadutati nella parte sud-orientale di Orbetello.
L’operazione, secondo la testimonianza di Bourgoin, fu condotta dall’aviazione britannica che, però, nonostante che l’OSS avesse impartito istruzioni molto precise e corredate di mappa a grande scala nonché fotografie aeree del punto di lancio, paracadutò i due uomini a dieci miglia più a nord del punto stabilito. Questi furono, così, lanciati nel mezzo di una fattoria occupata dalle truppe nemiche e, solo grazie al loro coraggio e abilità, riuscirono a scappare. Come se non bastasse, l’attrezzatura radio, gli effetti personali e le mappe militari furono lanciate a venti miglia dal punto in cui gli uomini erano stati paracadutati. Pertanto, la missione fu assolutamente inutile in quanto gli agenti, privi come furono delle necessarie attrezzature, furono impossibilitati a mettersi in contatto via radio con la base.
Menichetti tentò, invano, di collegarsi con gli altri agenti segreti alleati, soprattutto britannici, che si trovavano nella vicina regione di Viterbo ma i messaggi furono trasmessi al Quartiere Generale con un mese di ritardo! L’inarrestabile Menichetti, non potendo lavorare, decise, quindi, con l’aiuto del capitano Fantappié che possedeva una piccola imbarcazione lunga quindici piedi, di raggiungere con questo mezzo qualche isola occupata dagli Alleati. La loro avventurosa spedizione non fu vana perché fornì importanti informazioni strategiche concernenti tutte le fortificazioni costiere, i presidi e i movimenti delle truppe tedesche sulla costa tirrenica tra Civitavecchia e Piombino e consentì di redigerne mappe molto dettagliate che giovarono alle operazioni speciali dell’OSS che si dipartirono soprattutto dalla base di Bastia in Corsica.
L’impresa fu descritta con enfasi ancora da Bourgoin che celebrava il raro coraggio dei due uomini con queste parole: “Il 14 marzo, essi salparono da Castiglion della Pescaia diretti a Bastia, Corsica. A loro si aggiunsero due patrioti italiani desiderosi di unirsi alle forze armate italiane che combattevano dalla nostra parte. La prima parte del viaggio verso l’isola di Monte Cristo fu facile ma nel mezzo della notte furono colti da vento molto forte che lacerò la vela e fece scoppiare l’albero maestro dell’imbarcazione, sicché invece di arrivare in Corsica come programmato, essi approdarono esausti, dopo settantadue ore di navigazione su un mare molto mosso, su una piccola roccia a largo della costa della Sardegna vicino all’isola della Maddalena. Individuati dalla Marina Britannica, arrivarono quindi a Napoli con un volo il 16 marzo ’44. Menichetti e il capitano Fantapie [sic] fornirono informazioni utilissime concernenti tutte le fortificazioni costiere, i presidi e i movimenti delle truppe dei tedeschi sulla costa tra Civitavecchia e Piombino e contribuirono a redigere mappe molto dettagliate delle quali una copia fu inviata anche al colonnello Livermore, Commanding Officer dell’OSS in Corsica” <5.
Anche una seconda missione intentata dal medesimo agente Menichetti rischiò di essere compromessa a causa di un grave errore di lancio da parte dell’Aviazione britannica, sebbene questa volta fosse stata adottata una serie di precauzioni, compresa, in particolare, una dettagliatissima mappa della zona di lancio e, pur tuttavia, il coraggio e l’iniziativa di Menichetti e i suoi uomini supplì la carenza militare e consentì di compiere un’eccellente missione. Menichetti si arruolò volontario per una seconda missione nella quale fu accompagnato dal radio operatore Bormida. I due agenti dovettero essere lanciati a Tirli, a est di Follonica, per unirsi a un potente gruppo di patrioti il cui comandante, tale Vanucci, fu convocato da Bourgoin con l’intermediazione del generale Accame. Le forze aeree britanniche furono dotate di una mappa dettagliata del punto per evitare di commettere il medesimo errore in cui erano incorse nella prima missione. Nonostante tutte le precauzioni adottate, però, gli agenti furono lanciati quaranta miglia a meridione del punto stabilito, mentre le attrezzature radio, le batterie e i generatori elettrici non furono paracadutati tutti insieme, tanto che, mentre le batterie e i generatori furono individuati, le radio, invece, finirono in un posto assolutamente sconosciuto e, infine, andarono perdute.
A dispetto delle circostanze, Menichetti riuscì a mettersi in contatto con un’altra stazione radio operante nella regione e si dovette organizzare, quindi, un’altra operazione di aviolancio volta a rifornire gli agenti del necessario equipaggiamento.
I messaggi inviati da Menichetti furono molto importanti perché contennero informazioni militari di grande valore che permisero all’aviazione alleata di distruggere il più grande deposito tedesco di munizioni in Italia a Tombolo di Feniglia vicino a Orbetello. Pertanto, quando gli Alleati arrivarono sul posto a metà giugno, centinaia di barili di gasolio erano stati dati alle fiamme, immensi rifornimenti distrutti e un gran numero di tedeschi uccisi.
Inoltre, grazie a questa missione, il comando di tutti i gruppi di partigiani della regione fu fortificato e ingaggiata una dura battaglia che distrusse una gran quantità di armamenti nemici, spianando, così, la strada all’avanzata della V Armata.
E’ ancora Bourgoin che, così, ricordava l’agente da lui reclutato: “Egli compì una meravigliosa missione grazie alla quale furono inviate noi informazioni militari d’immenso valore che permisero all’Air Force di distruggere il più grande deposito di munizioni tedesco in Italia. Centoquaranta Flying Fortressess bombardarono il posto sito a Tombolo di Feniglia vicino a Orbetello. Il deposito fu interamente distrutto, tre navi affondate e quando gli Alleati arrivarono sul posto a metà giugno, centinaia di barili di gasolio furono dati alle fiamme, immensi rifornimenti distrutti e un gran numero di tedeschi uccisi. Grazie alla capacità di Menichetti, il comando di tutti i gruppi di partigiani della regione fu fortificato e fu ingaggiata una battaglia che distrusse una gran quantità di armamenti tedeschi, uccidendo in una sola volta centosessanta tedeschi e aprendo la strada alla V Armata che trovò le posizioni abbandonate dal nemico. Menichetti catturò due batterie tedesche, quattro mitragliatrici e venti carri armati che furono consegnati agli americani della V Armata. I due radiotelegrafisti all’ultimo minuto abbandonarono le loro attrezzature radio e combatterono con i partigiani italiani e il loro ufficiale comandante” <6.
Nello stesso periodo dalla base dell’OSS di Bastia in Corsica si dipartirono altre importanti missioni d’intelligence, a lungo raggio, aventi come destinazione l’Italia occupata dal nemico.
[NOTE]
1 M. Corvo, La campagna d’Italia dei servizi segreti americani cit., pp. 206 e 207.
2 Si veda, a tal proposito, il citato rapporto del SIM sulle bande partigiane nell’Italia del nord, con allegata mappa, che fotografa la situazione nel periodo dal 1° maggio al 31 luglio 1944 con riferimento alle regioni di: Toscana, Emilia, Marche, Piemonte e Liguria, Lombardia e Veneto. Il rapporto analizza sia l’organizzazione sia le attività delle formazioni di partigiani le quali ‹‹a prescindere dai partiti politici di riferimento, sono controllate dal Comitato di Liberazione Alta Italia (CLNAI) che ha fatto tutto il possibile per coordinare le attività di tutti i gruppi di patrioti nella comune guerra contro il nemico›› nonché l’esatta posizione per area geografica con l’indicazione della forza in uomini e arsenale delle bande organizzate. SIM Reports. Armed Bands in Northern Italy cit.
3 A. Bourgoin, From 20th September 1943 to 26th January 1945 cit., p. 55.
4 ‹‹Lt. Giglio, trying to save the radio sets on orders given to him by Mr. Tompkins, was captured by the Germans and during several days of horrible torture, he finally was shot at Fosse Ardeatine on the 24th of March with 320 Italian hostages. We lost, in the person of Lt. Giglio, an extraordinary and capable agent and one of the best Italian patriots I had the honor to know while serving in Italy. In spite of the tortures which had been inflicted on him during the seven days, he always refused to give the names and safe addresses of all of our Agents including Mr. Peter Tompkins, and by the sacrifice of his life, he thus saved all of our organization›› A. Bourgoin, From 20th September 1943 to 26th January 1945 cit., p. 56.
5‹‹On the 14th of March they sailed from Castiglione della Pescaia to Bastia, Corsica. They took with them two Italian patriots who were willing to join the regular Italian Army fighting on our side. The first part of the trip to the Island of Monte Cristo was easy, but in the middle of the night they were caught bay a very heavy gale which tore the sail , blow off the mast of the ship and instead of arriving in Corsica as planned, they landed exhausted after seventy-two hours of navigation on a very rough sea, on a little rock off the Sardinian Coast near Maddalena [sic]. Rescued by the British Navy, they arrive d in Naples with a plane on the 16th of March. Menichetti and Capt. Fantapie [sic] supplied us with the most useful information about all coastal fortifications, German garrisons and troop movements on the coast between Civitavecchia and Piombino. Detailed maps were established and a copy sent to Col. Livermore who was the Commanding Officer in OSS Corsica.›› A. Bourgoin, From 20th September 1943 to 26th January 1945 cit., pp. 66 e 67.
6 ‹‹He accomplished a wonderful mission sending us the most valuable military information and allowing the Air Force to destroy the biggest German dump in Italy. One hundred and forty Flying Fortresses bombed the place at Tombolo di Feniglia near Orbetello. The dump was entirely destroyed, three boats sunk, and when the Allied Armies arrived on the spot in the middle of June, thousands of gasoline barrels had been burned; enormous supplies destroyed, and a great number of Germans killed. Due to ability of Menichetti, he secured the command of all resistance groups of the Region and put up a fight destroying a great quantity of German equipment killing in one battle one hundred and sixty Germans and opening the way to the Army which found the positions abandoned by the enemy. Menichetti captured two Germans batteries; four machine guns and twenty trucks were given to the American 5Th Army. The two radio operators at the last minute abandoned their radio sets and fought with the patriots and their Commanding Officer.›› A. Bourgoin, From 20th September 1943 to 26th January 1945 cit., pp. 68 e 69.
Michaela Sapio, Servizi e segreti in Italia (1943-1945). Lo spionaggio americano dalla caduta di Mussolini alla liberazione, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, 2012

1944 – 15 febbraio
Alta Maremma – Viene aviolanciata la missione informativa GOV, composta dal sottotenete pilota Piergiorgio Menichetti (nomi di battaglia Diego Cora oppure Capitano Diego) e dal radiotelegrafista Vito Murolo, nome di battaglia Vivere. Nel lancio va perduto il paracadute con agganciata la radio ed i due devono continuare la missione in altro modo, entrando in contatto con i partigiani nei pressi di Follonica (BAM).
Redazione, Cronologia R/esistenziale, Radio Maremma Rossa

I tentativi del SOE di Napoli di entrare in contatto stabilmente con la Resistenza romana, attraverso il capitano Max Salvadori fallirono, e fu allora la volta dell’O.S.S. I collegamenti S.I.M.-O.S.S.-G2 (101) Detachment 5a Armata (guidato dal colonnello Ellery C. Huntington) furono tenuti, per parte italiana, dal sottosegretario di stato Dino Philipson, mentre l’O.S.S. scelse il capitano francese (certamente uomo al servizio anche del BCRA) André Bourgoin, cui furono affiancati, da parte italiana, come interpreti, il tenente Raimondo Lanza di Trabia, già ufficiale addetto al generale Carboni, e Niccolò Teodoli. In suo aiuto Bourgoin fece rientrare dalla Corsica il suo uomo di fiducia, André Pacatte. I due cominciarono a selezionare gli agenti da inviare nel Lazio, via mare. Furono così reclutati Mino Menicanti, Coniglio; un tenente di fanteria, Maurizio Giglio, Cervo, figlio del capo dell’OVRA di Bologna, che prestava servizio a Roma nello squadrone a cavallo della Polizia, forte di 400 uomini; un operatore radio fornito dal S.I.M., Gino, che doveva essere accompagnato al nord dal sottotenente di vascello Paolo Poletti, Lepre. Questa rete prese contatto con il colonnello Montezemolo e impiantò Radio Vittoria. Quando rimasero a corto di denaro fu inviato Maurizio Morris, Carlo, figlio di un generale dell’Aeronautica che era legato alla Bombrini-Parodi-Delfino, che aveva passato le linee in novembre con un permesso tedesco per giungere fino alla linea del fronte. Nel riattraversare le linee Morris rimase ferito per lo scoppio di una mina e venne curato dai tedeschi; tutto ciò avrebbe dovuto far riflettere sulla effettiva appartenenza del Morris. (102)
[…] Intanto, a Roma, l’ammiraglio Ferreri prese contatto con il colonnello Montezemolo e con l’ammiraglio Franco Maugeri per organizzare la partecipazione del personale della Marina alla Resistenza. A fine gennaio 1944, Ferreri assunse la direzione del Fronte Clandestino di Resistenza della Marina (F.C.R.dM), mettendosi in contatto con il generale di corpo d’armata Quirino Armellini che, per designazione del Comando Supremo, aveva assunto il comando del F.C.R, con alcune personalità che potevano fornire aiuti finanziari, con il generale Angelo Odone (capo del Fronte Clandestino dell’Esercito) e con il generale Umberto Cappa (capo del Fronte Clandestino dell’Aeronautica). Il collegamento fra il F.C.R.dM. e quello della città fu affidato al capitano di fregata Renato Cordero Lanza di Montezemolo, fratello del colonnello. L’attività della Resistenza laziale fu pesantemente condizionata e legata alle operazioni militari alleate.
[NOTE]
(101) G2 – Army Intelligence, Servizio informazioni dell’Esercito.
(102) Il gruppo reclutato da Bourgoin a Napoli e inviato sia a Roma sia in alta Italia si rese protagonista di sconcertanti episodi di corruzione, appropriamento di fondi, ricatti, ecc. Tra l’altro Raimondo Lanza fu accusato di passare informazioni a un agente doppio; a sua volta Maurizio Morris fu arrestato con l’accusa di essere un agente doppio. Di questa situazione rimase probabilmente vittima, forse inconsapevole, il sottotenente di vascello Poletti, Lepre. Reclutato a Napoli, era stato inviato in una prima missione a Roma ed era rientrato poco prima dello sbarco di Anzio, ammalandosi. Fidanzato con la nipote della principessa Maria Pignatelli di Cerchiara, moglie del principe Valerio, approfittando della sua posizione nell’O.S.S., l’aveva aiutata ad attraversare le linee verso nord. Poletti non sapeva che marito e moglie, fin dalla primavera del 1943, avevano ricevuto l’incarico dall’ultimo segretario del partito fascista, Carlo Scorza, di costituire una struttura clandestina che doveva agire nei territori occupati dagli anglo-americani, con il pretesto di opporsi ai comunisti; e, in effetti, l’unico embrione di tale organizzazione fu costituito proprio dal principe in Calabria e Campania. Ad essa dovevano fare riferimento gli agenti e i sabotatori inviati dal Nord a Sud, quali Vincenzo Tedesco e il sergente della X MAS Alfonso Guadagni, due campani, catturati e fucilati dagli anglo-americani, rispettivamente, il 30 aprile 1944, con altri, nella Cava di Sant’Angelo in Formis (Santa Maria Capua Vetere) e a Nisida. La principessa andò al Nord con informazioni utili ai tedeschi e incontrò Barracu, Mussolini, Kesserling e Kappler. Al ritorno, in compagnia dei due figli che trasportavano, inconsapevolmente, le radio per una missione congiunta SD (Siecherheitsdienst, polizia di sicurezza)-Abwehr, la Pignatelli e Poletti furono arrestati. Poletti fu messo in carcere a Nisida. Mentre erano in corso gli accertamenti sulla sua posizione, che erano giunti alla conclusione che in effetti egli fosse innocente, tentò la fuga e fu ucciso da una guardia. Gli fu concessa la Medaglia d’Argento al Valore Militare. Tutta l’organizzazione fu sgominata nell’aprile del 1944. I suoi membri furono processati a Catanzaro, nella primavera del 1945, in quello che è noto come “processo degli ottantotto”.
Giuliano Manzari, La partecipazione della Marina alla guerra di liberazione (1943-1945) in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Periodico trimestrale – Anno XXIX – 2015, Editore Ministero della Difesa