Gappisti a Milano nell’estate del 1944

La ricostituzione dei GAP milanesi è datata giugno 1944. Con gli strascichi degli arresti e delle delazioni, con l’aggravante della fucilazione a Novara del nuovo comandante Vittorio Ghini e con delle forze in campo non superiori alla trentina di uomini divisi in due distaccamenti, il primo approccio che Giovanni Pesce ha con Milano conseguentemente non è dei migliori. Riesce comunque ad entrare in contatto con “Diego” e i suoi compagni in lotta. In barba alle più elementari norme della clandestinità, Pesce è presentato alla truppa come il nuovo comandante “Visone”, precedentemente a capo dei GAP torinesi, combattente in Spagna ecc. Per di più questi improbabili “neo-gappisti” si conoscono tutti benissimo e, riproponendo uno dei più letali errori in cui erano incappati gli uomini di Rubini (vedesi Sergio Bassi) sono tutti vicini di casa. Pesce, allarmato per l’eccessiva faciloneria, preferirà inviarli nell’Oltrepò pavese per “educarli” militarmente alla resistenza. <26 Il “fulmine di guerra”, così come verrà soprannominato da Italo Busetto, rivitalizzerà attraverso la sua forte personalità, il trascinante carisma e l’infinita pazienza la brigata che assumerà il nome di “3a Brigata d’assalto GAP Lombardia”. Quella che per tutti nel pre e post-liberazione resterà semplicemente “la GAP”. La svolta per la ristrutturazione gappista fu l’entrata in contatto di Pesce con una dozzina di partigiani (prevalentemente contadini) di stazione a Mazzo, paesino alle porte di Rho, guidati da un ex sottoufficiale dell’esercito tale Balzarotti. La compagine che formerà il distaccamento Walter con commissario politico Cremascoli. Dopo una breve frase preparatoria marcatamente politica, giacché, gli uomini di Balzarotti sono più orientati verso posizioni attendiste (subiscono la forte influenza delle compagini della vicina Valle Olona in cui l’attendismo spadroneggiava), si passerà alle azioni contro le ferrovie, l’autostrada Milano – Varese – Como e le linee telefoniche.
Ora i vari distaccamenti dispongono di un nuovo servizio informazioni e di un servizio tecnico con a disposizione non indifferenti quantitativi di esplosivo, micce e detonatori. La nuova fisionomia organizzativa sembra finalmente rispondere a quella ristrutturazione invocata già dall’aprile. Della 3a GAP fanno parte esclusivamente gli attuali tre distaccamenti gappisti (Walter, Nanetti e Capettini), non comprendendo più alcuna formazione di montagna (in precedenza con l’appellativo di 3a brigata Lombardia si usava racchiudere sia formazioni lombarde di montagna sia di città). La 3a GAP ora ha un comando totalmente autonomo sgravato da qualsiasi compito che non sia indissolubilmente attinente alla lotta armata, a sua volta dipendente dal Comando provinciale garibaldino.
Giugno, luglio e agosto sono mesi all’insegna di attacchi continui ed incessanti. Il 2 giugno a Milano è rinvenuto un furgone nelle vicinanze del palazzo di giustizia, contenente i cadaveri di un ufficiale e sette soldati tedeschi. Il distaccamento Walter il 25 sabota la linea ferroviaria nel tratto Musocco – Rho, ed il 28 fa saltare le linee telefoniche a Figino. Nella stessa giornata è giustiziata, dai gappisti del distaccamento Capettini, una spia della Gestapo tale Gino Canovelli. Ai primi di giugno si apre la cosiddetta “battaglia dei binari” a Greco – Pirelli, periferia a nord di Milano. Greco ha vissuto una delle pagine più buie dell’8 settembre con la sfilata di migliaia di carri merci contenenti soldati dell’esercito in rotta, prigionieri, ebrei che disperatamente chiedevano aiuto lanciando bigliettini all’esterno dei vagoni.
L’obiettivo del Comando Volontari per la Libertà <27 è quello d’impedire gli spostamenti di truppe tedesche sui fronti orientali e su quelli occupati negli scontri con gli anglo-americani. La stazione di Greco è anche officina di riparazione di motrici danneggiate da bombardamenti e dalle incursioni aeree. Entrato in contatto con i ferrovieri di Greco, Pesce riesce ad arruolarne quattro per l’operazione: Guerra, Ottoboni, Conti e Bottani tutti in collegamento con le staffette “Sandra” (Onorina Brambilla, futura moglie di Giovanni Pesce) e “Narva” (Isa De Ponti), fondamentali tasselli dell’operazione con l’importante compito del trasferimento dell’esplosivo (all’incirca un quintale) dal deposito clandestino di Rho a Milano. Il 6 giugno una catena di esplosioni distrugge cinque locomotive, due grossi locomotori, un carrello trasportatore e un deposito di carburante. Su mandato del feldmaresciallo Kesserling, il vero autocrate dell’Italia occupata, venti giorni dopo saranno fucilati tre antifascisti: Colombi, Mariani, Mazzelli. Sorpresi con addosso dei volantini di propaganda antifascista, sono completamente estranei all’attentato, ma nonostante ciò sono ugualmente condannati a morte perché ferrovieri, italiani e antifascisti mentre i loro compagni di lavoro sono costretti ad assistere all’esecuzione. I tedeschi, non riuscendo a rintracciare gli esecutori materiali dell’azione, invocano comunque giustizia e seppur implacabilmente sommaria applicano la feroce legge di guerra.
Luglio si apre con l’attacco ad un camion tedesco sulla strada per Como ad opera del neo costituito distaccamento Niguarda e l’esplosione della cabina di trasformazione della Caproni (il 6). Il giorno successivo, gli uomini del distaccamento Walter (Bonciani Oliviero nome di battaglia ‘Tullio’, il ferroviere di Greco Conti, Giulio Impiduglia) assieme a Giovanni Pesce fanno irruzione nel campo di aviazione di Cinisello, dove decollano gli aerei in appoggio ai rastrellamenti nazifascisti in Piemonte e Lombardia. Due le sentinelle tedesche eliminate, un quadrimotore germanico da trasporto distrutto ed altri due gravemente danneggiati dalle molotov. Il 9 luglio viene eliminata la spia Domenico Ravarelli per opera dei gappisti del distaccamento Capettini. L’11 luglio intorno alle 17 è centrato a suon di bombe a mano un camion tedesco nei dintorni dell’Albergo Gallia, Stazione Centrale. I tedeschi contano perdite imprecisate. Sfortunatamente rimane ferito anche qualche passante. Il 12 gli uomini del distaccamento Capettini fanno saltare i cavi telefonici che collegano Milano, Torino e Genova. Il giorno successivo è ancora ‘battaglia dei binari’ a Greco: una bomba distrugge una locomotiva. Il 14 luglio due gappisti feriscono gravemente Odilla Bertolotti, spia dei fascisti. Nella stessa giornata altri due attaccano con bombe a mano un camion tedesco contenente quattro grossi torni da inviare in Germania ed eliminano un tedesco che cerca di intervenire. Ma non finisce qui. Il 19 il distaccamento Capettini sulla Milano – Como tende un’imboscata ad un camion tedesco. Risultato dell’azione: due soldati germanici eliminati, altri due contusi, un gappista lievemente ferito. Il 24 luglio sulla strada per Torino un’imboscata partigiana colpisce un autocarro fascista: due morti e quattro feriti. Il 25 a Cusano è colpita un’autovettura tedesca, il 26 alle 20.40 sulla Milano – Varese vengono uccisi cinque ufficiali tedeschi e due sottoufficiali a bordo di una vettura della Gestapo. Il sergente delle SS italiane Lanfranchi, un sadico torturatore nella caserma fascista di Via Rovello, perde la vita tra corso Buenos Aires e via S. Gregorio. Il 29 si lanciano bottiglie molotov contro due autocarri militari, il primo nelle vicinanze del quartiere Bovisa il secondo in via Quintino Sella. Il 30 è distrutta un’automobile tedesca in via Leopardi.
I gappisti al 15 di Agosto del 1944 sono oramai una sessantina. Tutto ciò è frutto della contingenza politico-militare positiva, della finalmente appropriata ripartizione dei ruoli e dei compiti nella 3a Brigata Lombardia e dalle file dei partigiani che tenderanno sempre più ad ingrossarsi fino alla liberazione, come già ampiamente approfondito nel paragrafo precedente.
La sequela delle azioni in agosto parte dal 2. Viene attaccata una macchina tedesca sull’autostrada Milano – Varese: uccise due SS tedesche ed un fascista. Contemporaneamente in zona Certosa un’altra squadra depone una mina sui binari bloccando il traffico ferroviario. Il 3 nella sede del comando tedesco in via Mascheroni viene lanciata una bomba mentre due molotov colpiscono una autovettura militare parcheggiata nelle vicinanze. Il 6 i gappisti del Walter fanno saltare un camion tedesco. Marcello Mariani, capitano della milizia ferroviaria e responsabile della fucilazione dei tre ferrovieri di Greco, è giustiziato dagli uomini del Walter in piazza Tonoli il 9 agosto. Nella stessa azione i gappisti ingaggiano una lunga sparatoria con militi e brigatisti neri di passaggio: due i fascisti uccisi, nelle fila gappiste non si riscontrano perdite. L’11 alle 21.50, i gappisti del Walter, fra i più arditi e combattivi, depongono due bombe sul davanzale della finestra del comando tedesco fra via Guernico e via Montello e altre due ritardate di pochi minuti all’ingresso dello stesso comando in modo tale da colpire chi, alle prime esplosioni, si riverserà all’esterno. L’azione causa un numero imprecisato di morti e feriti tra nazisti e fascisti.
Il 12 sono interrotte le linee telefoniche tra la Bovisa e Milano ed il giorno successivo è attaccata una pattuglia fascista che stava traducendo a Bollate dei renitenti alla leva causando il ferimento di due fascisti e la liberazione dei renitenti. La ‘guerra senza tregua’ non dà respiro e la stessa notte vengono trinciati i cavi telefonici che collegano il comando della Luftwaffe di Senago con Milano, una squadra del Nanetti fa saltare un treno merci fra Triulzio e Musocco. Il 16 i membri della Capettini in caccia libera al parco Lambro eliminano un sottoufficiale tedesco e ne feriscono gravemente un altro. L’indomani si conclude la triste parabola di spia e delatore del maggiore di sanità Enrico Colombo. I protagonisti sono ancora gli uomini del Capettini che fanno irruzione nella farmacia di proprietà di Colombo tra via Anfossi e Via Sciesa e alle 11 del mattino lo giustiziano. Il 18 si segnala il lancio di una bomba a mano contro la sede del gruppo rionale fascista ‘Mussolini’ di porta Volta e il giorno successivo l’eliminazione di un ufficiale delle SS e un attacco contro il tratto di ferrovia Milano – Novara. <28
Nella successiva settimana i boati e le esplosioni taceranno. Il comando pianifica un’azione rischiosa quanto importante. Colpire un locale di ristoro di truppe tedesche e fasciste in Stazione Centrale. Tino Azzini, il gappista che dovrà depositare l’ordigno all’interno del locale, indossa un’uniforme fascista con un grosso zaino sulle spalle. Gli altri gappisti impegnati nell’azione sono: Giulio Impiduglia, il tecnico artificiere del gruppo, Giovanni Pesce, le staffette “Sandra” e “Narva”. Nessun tedesco o fascista si allarma nel vedere Azzini, curvo e affaticato per il peso trasportato sulle spalle, entrare nel locale e depositare in terra il pesante fardello. Azzini fa appena in tempo a prendere per mano tre bambini che giocano ricorrendosi vicino all’entrata del locale e ad allontanarsi con loro di pochi metri che la bomba deflagra improvvisamente dieci minuti prima del previsto. Il contrattempo è dovuto alla sperimentazione, per la prima volta, delle matite esplosive al posto delle classiche e più volte rodate micce. Fortunatamente tutti i gappisti sono illesi, mentre tra le fila tedesche e fasciste si contano cinque morti e un numero imprecisato di feriti. Azzini a settembre verrà arrestato dagli uomini della Muti perché renitente, non c’è però nessun collegamento tra lui e l’attentato in Stazione Centrale. Sarà condotto in via Rovello e torturato per un’intera settimana dal colonnello comandante Franco Colombo e dai suoi sgherri Ampelio Spadoni, Arnaldo Asti, Michele Della Vedova e Arnaldo Cagnoni. Riuscirà a fuggire dalla finestra di un gabinetto. Azzini resterà l’unico partigiano ad essere evaso da via Rovello. <29
Agosto si chiude con l’uccisione della spia fascista Domenico Di Martino. Avvocato, al servizio dell’OVRA sino al 1943, ora è dirigente dell’ufficio politico della Questura di Milano. Il delatore adotta le precauzioni più disparate. Non è mai solo, esce soltanto per recarsi in Questura o tornare a casa in via Telesio. E’ sempre scortato. La zona di via Telesio è completamente militarizzata, sede di comandi tedeschi e fascisti, è protetta da eccezionali misure di sicurezza. E’ consigliabile non sostare per più di qualche minuto per non essere fermati o considerati ‘individui sospetti’. Nessuno dei gappisti conosce il volto del dirigente della questura. E’ quindi “Sandra” (Onorina Brambilla), a recarsi nel suo ufficio per ricevere un parere legale riguardo un fantomatico riconoscimento del figlio della sorella, nato da una relazione con un colonnello fascista morto in guerra. Il 1 settembre del 1944, Di Martino cadrà a pochi passi dal portone di casa colpito da tre colpi di pistola. La scorta non reagirà immediatamente. Quando esploderanno i primi colpi contro i gappisti in fuga, sarà troppo tardi.
[NOTE]
25 G. Pesce, Senza tregua: la guerra dei GAP, 1967, p. 36
26 G. Pesce, Senza tregua: la guerra dei GAP, 1967, pp. 163-167
27 Ai primi di luglio, l’universo delle formazioni partigiane si unifica sotto un’unica sigla ed un unico comando: Corpo Volontari della libertà. Il Comando generale dei volontari della libertà delibererà a maggioranza semplice e collegialmente. E’ diviso in quattro sezioni: operativa, sabotaggio, mobilitazione e servizi.
28 L. Borgomaneri, Due inverni un’estate e la rossa primavera, 1995 pp. 172-178
29 L. Borgomaneri, Due inverni un’estate e la rossa primavera, 1995 p. 177;
G. Pesce, Senza Tregua: La guerra dei GAP, Milano, Feltrinelli, 1967, pp. 210-213
Giorgio Vitale, L’altra Resistenza. I GAP a Milano, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2008/2009