Argentina!

Forse ho esagerato con le immagini, ma la storia che voglio qui raccontare é un po’ complessa: mi ha reso difficile controllare il flusso di emozioni suscitate.

Potrei cominciare da un semplice fatto. E cercare di procedere per rapidi accenni. Mia madre più volte ci diceva (ma anche la nonna e gli zii) che un suo zio (ed erano tanti, come capitava una volta!) dallo stesso cognome rimasto originario, in sloveno, era emigrato con la famiglia da quella che era allora la Jugoslavia in America. Non ci ponemmo problemi di maggiore chiarezza circa la geografia neanche quando le arrivò dalla neonata Slovenia una lettera da un’altra sua cugina con allegata una fotografia che la ritraeva in compagnia di una cugina che, sempre dall’America, era andata là in visita. Per cui si era sempre pensato, per lo meno i più giovani di noi, agli Stati Uniti d’America.

Il cugino Borut – a destra – con il sottoscritto

Pochi anni fa passava qui da noi il giovane figlio della citata cugina slovena, l’unica che io avevo potuto conoscere direttamente circa quarant’anni fa, perché con papà, mamma e fidanzato era venuta in zona a trovare mia nonna, in pratica l’unica che riusciva talora a fare visite a tante persone della lontana e sparsa parentela. Tra tante belle cose che ci dicemmo e tanti begli impegni che assumemmo e che abbiamo mantenuto, come da un esempio almeno si potrà capire, quali scambiare agevolmente fotografie e storie di famiglia, in ciò decisamente aiutati dalle nuove tecnologie, che hanno annullato le distanze di un tempo, il ragazzo ci disse che quello zio era invece emigrato in Argentina. E ci mandò al suo ritorno una fotografia di tutta quella famiglia ormai radicata nel paese che omaggia ancora Gardel. E Gardel piace tanto anche a me!

Il cuginetto mi inviò anche delle immagini del borgo natio di mio nonno e, presumo, di altri suoi fratelli.

Un po’ sbadatamente pubblicai una o due di quelle fotografie su noto social media. Inopinatamente apparve il commento di una signora dal cognome indubitabile, che asseriva con nostalgia di essere nata in quelle case sparse su colline occidentali della Slovenia.

Il resto il lettore può anche immaginarlo, in quanto a prese di contatto e scambi di informazioni. A completare questo quadro aggiungo che anche di recente una figlia della cugina argentina di mia madre si é recata in Slovenia dai parenti di cui ho già detto ed un’altra é stata in Sicilia. Purtroppo, non tanto per la mia ormai inveterata sedentarietà, quanto per varie coincidenze, in entrambi i casi non é stato possibile incontrarci almeno per qualche ora in una qualsiasi parte del nord Italia.

La cugina più giovane, tuttavia, per fortuna scrive e parla la nostra lingua in modo fluente. Ci siamo scritti e ci siamo dette tante cose. Di fatto, é la portavoce di tutti loro.

Voglio ora sottolineare solo un frammento di conversazione, quello relativo al fatto che a sua madre é rimasto e rimane particolarmente impresso nella memoria il porto di Genova, da cui con i suoi  salpò bimba ancora molto piccola per l’Argentina.

Ecco perché, trovandomi in casa diverse cartoline d’epoca attinenti l’Argentina e vedendo pubblicare da questa cugina di mia madre tante fotografie di nuvole di fiori di jacaranda in Buenos Aires, quelle jacarande che tanto mi piacciono ed alle quali in alcune occasioni ho dedicato qualche mio modesto pensiero, ho messo all’inizio di questo articolo quelle immagini: mi é sembrato di fare una sorta di omaggio a questo discorso.

Che non é del tutto concluso!