Quando ero bambino in casa mia come giornale (parzialmente!) a fumetti entrava solo il “Corriere dei Piccoli”, di sicuro un magnifico periodico, al quale dovrei dedicare, come in altra sede ho già fatto, un apposito trafiletto. Facile che il motivo, che non ricordo bene, fosse il ritenere diseducativo, come spesso accadeva allora, il genere. Non credo ancora adesso giusta quell’opinione. In ogni caso in qualche modo, come cercherò di spiegare con qualche esempio, senza invero mai soddisfare in pieno la mia passione, colmai largamente la mia curiosità.
In cima ai miei pensieri c’era l'”intrepido”, che penso non esca più ed al quale ho già fatto più di un accenno.
Ne leggevo tanti quando andavo dalla nonna materna a Bordighera (IM), ai Gallinai. Nella vicina casa di compagni di gioco, dove li rimiravano anche i genitori. Anzi, prima di cominciare la scuola, li divoravo, non sapendo ancora leggere, con gli occhi: rammento un magnifico pomeriggio di una domenica del 1955 intento sotto la pergola (uva o zucchine trombette?) a guardare le figure a pagine alternate a colori e bianco e nero, anche di “albo dell’intrepido” (che meriterebbe qualche parola a parte) e di raccolte di “intrepido” più vecchi.
Per deliziarmi di “intrepido” – e ormai sapevo leggere! – già nei primi anni di Nervia potevo contare su di un’altra famiglia: quando oggi incontro la figlia, mia coetanea, il mio saluto si accompagna sempre ad un grato ricordo per quelle gentilezze!
C’erano altre eccezioni all’assunto di cui all’inizio. Altri bambini prestavano con generosità i loro fumetti. Qualche copia mi veniva donata o comprata e con queste procedevo, come si faceva in tanti, al circuito virtuoso degli scambi di quanto già letto…
Prima ancora questo “Pecos Bill” lo sbirciavo – mercé un amico, che di questo si é dimenticato! – sullo scalone di un palazzo di Ventimiglia Alta: delle mie “incursioni” nella locale edicola ho già raccontato.
Poi venne “Il Giorno dei Ragazzi”, con il mitico “Cocco Bill” di Jacovitti, ma anche con Dan Dare (siamo sempre prima della fine degli anni 1950!), che mi tornò in mente, anche come archetipo, quando insieme ai miei figli vidi i primi film della saga di Guerre Stellari.
E chissà perché, mentre sto scrivendo, mi viene da abbinare vecchie storie di Superman, allora ancora Nembo Kid, che leggevo in mancanza di meglio, ai miei giochi in una certa campagna di Bordighera.
Scoprii (scoprimmo tutti!) tardi “Tex Willer”, che non ha bisogno di presentazioni. Anche perché all’epoca era il giornaletto più caro.
C’erano anche fumetti che viravano sul comico, come Cucciolo e Tiramolla, e come certe ultime di copertina o inserzioni di “intrepido” e del “monello”…
Non ho cercato di fare la storia dei fumetti che circolavano in Italia negli anni ’50, ma certo, anche con la scarsità di documentazione a mia diretta disposizione, potrei sempre tornare su questo argomento, che per la maggior parte delle pubblicazioni in oggetto – per bellezza dei disegni, per stimolo di fantasia, per fattori stessi di informazione – in un periodo in cui nelle case c’erano in pratica solo le radio a mio avviso ha segnato in positivo alcune generazioni.