Ad un pensiero intellettuale andò affiancandosi la raffinatezza concettuale dell’intelligence statunitense

Alla luce di quanto avanzato fino ad ora, e dei presupposti storici su cui si sarebbe potuta basare un’interazione mafia-terrorismo, si è concordi nel ritenere difficilmente ipotizzabile l’inizio del periodo stragista in questa data (Tranfaglia <183), mentre appare condivisibile una periodizzazione originante nel dicembre 1969 con la strage di Piazza Fontana e protrattasi oltre l’inizio degli anni Ottanta <184. Forse più che all’interno di una strategia della tensione, la strage di Piana degli Albanesi andrebbe ricollocata in un tentativo di strategia del terrore funzionale all’estromissione delle sinistre dal governo e alla preservazione degli status della nobiltà latifondista siciliana intimorita per la vittoria dell’alleanza fra Nenni e Togliatti alle elezioni regionali del 20 aprile. Ma prima di approfondire il discorso sulle teorizzazioni avanzate durante il convegno sulla guerra controrivoluzionaria del Parco dei Principi di Roma (1965), e sulle caratteristiche strutturali e operative delle sigle maggiormente rappresentative del periodo, occorre determinare i confini della macro-dimensione in cui fiorisce il concetto della controinsorgenza <185.
Già sul finire degli anni Cinquanta, a ridosso dei primi convegni Nato, la politologa francese Suzanne Labin aveva avallato l’idea di una “guerra politica” incentrata sul coinvolgimento attivo delle masse popolari <186, in linea con le dottrine promulgate dallo stato maggiore francese nel biennio precedente. In una percezione di completo abbandono dei canoni di guerra ordinari, e di fuga dai conflitti di trincea, anche il pensiero del politologo tedesco Schmitt cavalcherà l’onda della controguerriglia, volgendo lo sguardo verso lo scontro indocinese e quello franco algerino <187. Al pari della proposta Labin <188, ad un pensiero intellettuale andò affiancandosi la raffinatezza concettuale dell’intelligence statunitense. Sulla vicenda occorre fare comunque alcune doverose precisazioni riprendendo un estratto della commissione bicamerale stragi della XIII Legislatura: “Poco dopo, una analoga situazione di guerriglia sorgeva in Indocina, impegnando duramente i francesi; in Indonesia veniva abbattuto il regime coloniale olandese; in Birmania e nelle Filippine si manifestavano fenomeni di guerriglia; quasi contemporaneamente il Fronte di Liberazione Nazionale ricorreva alla medesima forma di lotta in Algeria. In tutti questi casi le forze regolari potevano contare su una assoluta superiorità in numero, armamenti ed equipaggiamento, ma, nonostante ciò, non riuscivano ad aver ragione dei loro avversari. Anzi, in diversi casi, la guerriglia guadagnava palesemente terreno. Tali insuccessi stimolavano, negli ambienti militari occidentali, una riflessione dalla quale nascevano tanto le teorizzazioni sulla «guerra rivoluzionaria», quanto quelle sulla «controinsorgenza». Si tratta, infatti, di due aspetti connessi, ma non identici della stessa tematica che, pertanto, è opportuno affrontare separatamente. Infatti, la «controinsorgenza» è una dottrina a carattere essenzialmente militare, rivolta allo studio del fenomeno guerrigliero nei Paesi in via di sviluppo, ed alla possibile risposta da opporre ad esso.
La «guerra rivoluzionaria» è, invece, il tentativo di fornire una analisi complessiva, sia politica che militare, della fase storica e riguarda l’azione delle forze ostili tanto nei Paesi in via di sviluppo, quanto in quelli industrializzati. Le due teorizzazioni hanno ambiti di partenza diversi: la controinsorgenza caratterizzò, a metà degli anni Cinquanta, le analisi degli specialisti del Pentagono mentre la dottrina della «guerra rivoluzionaria» venne elaborata, fra il 1957 ed il 1958, dai gruppi di studio dello Stato Maggiore francese legati al gruppo cattolico integralista di Citè Catholique (Laurent p. 57-70). Solo nei primissimi anni Sessanta i due indirizzi si fondevano, sulla base della comune attenzione ai temi della guerra psicologica, trovando fertile terreno: nei Paesi della Regione meridionale della NATO (già contagiati dalle teorie autoassolutorie con cui i militari francesi amavano allora consolarsi per le sconfitte dell’Indocina e dell’Algeria). Ed è da tale incrocio che nasceranno le teorizzazioni sulla «guerra politica» che diverranno dottrina ufficiale della NATO” <189.
È in una analoga caratterizzazione della politica del contenimento <190 (containment) che trovano i natali le due manualistiche rinomate in materia: il c.d. “Piano Demagnetize” (o Clover per i francesi) del 1952, e il Manual Field 30-31 del 1970. I documenti, a prescindere dalla querelle sulla loro autenticità, forniscono risposta ad un primo quesito ipotizzato nella nostra ipotesi di ricerca. Ovvero, se sia esistita al tempo una direttiva volta ad invitare le componenti della cordata antisovietica verso un proselitismo “a tutto campo”, includente anche fette di piccola o grande delinquenza.
[NOTE]
183 N. TRANFAGLIA, Un capitolo del “doppio stato”. La stagione delle stragi e dei terrorismi, in Storia
dell’Italia repubblicana, volume IX, Torino, 1995.
184 Alcuni studiosi, fra i quali il Prof. Mirco Dondi, sostengo invece l’idea di un esaurimento della strategia della tensione al termine del 1974. M. DONDI, L’eco del boato: Storia della strategia della tensione 1965-1974, Laterza editore, Roma 2015.
185 Consulenza del dott. Aldo Giannuli a seguito di incarico del Giudice Istruttore di Milano Guido Salvini. Relazione del 12/03/1997, Lega Anticomunista Mondiale, Nuclei di Difesa dello Stato, Aginter Presse, Ordine Nuovo, Fronte Nazionale Parte I, Cap. III, pp. 16-20.
186 S. LABIN, Counter attack;: A plan to win the political warfare of the Soviets, American-Asian Educational Exchange, New York, 1962.
187 C. SCHMITT, Teoria del Partigiano. Integrazione al concetto del Politico, Piccola Biblioteca, Adelphi, Milano 2005.
188 E come sarà per il convegno organizzato dall’Istituto Pollio nel 1965.
189 Senato della Repubblica-Camera dei Deputati, Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, XIII Legislatura, Pres. Pellegrino, appunti per una relazione conclusiva, 2001, cap. XII pag. 279-280.
Giuliano Benincasa, Criminalità Organizzata. Sviluppo, metamorfosi e contaminazione dei rapporti fra criminalità organizzata ed eversione neofascista: ibridazione del metodo del metodo mafioso o semplice convergenza oggettiva?, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2020-2021

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